martedì 17 maggio 2011

Il bidet e il numero 2 del mondo


di Lidia Ravera

Pare che gli uomini pensino al sesso ogni 54 secondi (o ogni 7, o 18 volte al giorno, diversi studi danno diversi responsi). Non è rassicurante ma, per fortuna, non sempre al pensiero corrisponde l’atto. Il che consente alle ragazze di non essere sdraiate e penetrate per strada, in coda alla posta, in ufficio. Questo, naturalmente, per quanto riguarda gli uomini normali. Per gli uomini speciali, fra il pensare e il fare, si frappone ben poco. Non un imbarazzo, non una richiesta, non una parola. Esci arrapato dal bagno, passa di lì una femmina della specie e ti servi del suo corpo. Come se fosse roba tua. Se sei il numero uno del Fondo Monetario Internazionale, e quindi il numero due del mondo, hai la matematica certezza che scaricherai quella ostinata eccedenza di libido, rapidamente e senza costi aggiuntivi. Se, poi, tu sei il numero due del mondo e lei è una cameriera, la distanza tra voi è tale che una reazione di rifiuto, una qualsiasi forma di resistenza è inimmaginabile. Tu sei un uomo e lei è una funzione. Un orinale, un vibratore, un bidet. Oggetti utili sul momento, ma non certo dotati di vita propria.

COME È POSSIBILE che un orinale si ribelli, si sarà chiesto Dominique Strauss-Kahn, prima di darsi alla fuga. Se fosse stato in Italia, quasi certamente l’avrebbe fatta franca. Da noi la parola di una cameriera, per giunta di colore, pesa come una piuma, se sull’altro piatto della bilancia, c’è un uomo di potere. L’aggressività sessuale del maschio alfa è sempre stata trattata con riguardo, spesso con implicita ammirazione. L’abbiamo visto con il nostro sciupa-femmine nazionale: non riesce a prender sonno se non si è paccato le sue venti ragazzine, quelli della sua età si fanno una camomilla, lui, a quanto pare, una minorenne, sapete com’è… è discolo, è vivace, è virile! E chi non è d’accordo è moralista. Sì, probabilmente è così. Io lo sono, per esempio, moralista. Infatti penso ogni bene della polizia degli Stati Uniti, bacchettona e puritana, che ha tirato il signor “numero due” giù dal piedestallo del suo privilegio, per l’occasione la prima classe del primo volo per Parigi (sul quale ha diritto di salire anche senza prenotazione, anche con la fretta del fuggitivo), e l’ha rinchiuso in attesa di un processo rapidissimo e, presumibilmente, implacabile. Senza legittimi impedimenti. Senza trattamenti particolari. Perché la violenza sessuale è un reato grave, anche se il violentatore è prossimo a diventare presidente di una Repubblica e la violentata si guadagna da vivere pulendo dove lui ha sporcato. Non è il primo, Dominique, a perdersi, per assenza di freni inibitori, un presente sontuoso e uno splendido futuro. Come lui, anche se meno bestiali nella consumazione dell’atto, Katsav, ottavo presidente d’Israele e John Edwards, candidato alle primarie Usa. Spitzer, governatore dello Stato di New York e Clinton, presidente in carica ricattato da una stagista. Il potere logora chi non ce l’ha, come diceva l’irreprensibile Andreotti ma, evidentemente, e sempre più spesso, trasforma chi ce l’ha in uno sciocco. E, magico effetto collaterale della caduta delle ideologie, senza distinzioni fra destra e sinistra, fra Democratici e Repubblicani.

L’INCAUTO Dominique, per esempio, era socialista. Dormiva in una “stanza” da 3.000 euro per notte, ha trattato una lavoratrice come una schiava, ma era socialista. Verrebbe da rimpiangerle, le belle distinzioni d’una volta. Sarai frugale, sarai solidale, timorato e probo, perché bisogna guadagnarselo anche un po’ in terra, il sol dell’avvenir. Magari sacrificando la soddisfazione immediata di qualche capriccio fallico. No, no, la smetto subito. Non cederò alla nostalgia. Neppure per quel minimo di decenza femminista che suggerirebbe, alla moglie di uno stupratore, di mettersi, per un attimo, dalla parte della stuprata, e non soltanto da quello del coniuge. O, quantomeno, di prendere in considerazione l’ipotesi, di non negare l’evidenza, come ha fatto la signora Sinclair, maritata Strauss-Kahn. “Non presto fede un solo secondo”, ha sommessamente esternato, “non dubito…”. Invece avrebbe dovuto. Prestare fede. E dubitare. Evidentemente, se sei al top della carriera, ti tocca anche questo fringe-benefit non indifferente, l’impunità coniugale.

LE SIGNORE che sentono avvicinarsi la pregiata poltrona di first lady, se il marito non si comporta da signore, chiudono un occhio.

Ad eccezione di Veronica, che ha scaricato il suo lord-puttaniere, descrivendolo per quello che è, un malato, incurante di eventuali esiti nefasti su un ipotetico insediamento della coppia al Quirinale. L’ha fatto perché non ne poteva più, povera donna. Ma, conoscendo la maggioranza degli italiani, non è detto che, sputtanandolo, gli abbia fatto perdere il posto. Qui non ce n’è abbastanza di puritani. Purtroppo.

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