domenica 15 maggio 2011

Tafazia Moratti e Mastro Olindo

di Marco Travaglio

Ogni tanto, leggendo quel che sono costretti a scrivere i cosiddetti “giornalisti liberali”, cioè i trombettieri di B., viene da compatirli al pensiero di come sarebbero più felici se riuscissero a essere, anche per un giorno soltanto, liberi.

Il fu Giornale di zio Tibia titola: “I figli delle vittime difendono i carnefici dei padri. Tobagi, Rossa e Alessandrini stanno con Pisapia. Amico dei terroristi che uccisero i loro genitori”.

Ce n’è pure per Umberto Ambrosoli, “legale di Pisapia che ha difeso il mandante dell’assassinio di suo padre”.

Ora, sempre che i libri di storia non siano già stati riformati da Dell’Utri e la Carlucci, il mandante dell’assassinio di Ambrosoli non fu Pisapia, ma Sindona, piduista come B. e amico di Andreotti.

Pisapia, come avvocato, difese Robert Venetucci, pure lui condannato all’ergastolo per il delitto Ambrosoli.

E allora? Se tutti gli avvocati fossero complici dei loro clienti, o addirittura “carnefici”, non se ne salverebbe nessuno, visto che il più delle volte i loro clienti sono colpevoli.

Bizzarro che i “garantisti” rimproverino un avvocato perché difende colpevoli: tutti hanno diritto alla difesa eppoi, quando assume la difesa di un imputato, l’avvocato non sa ancora se sia colpevole o innocente (il processo si fa appunto per questo).

Un’intera pagina del fu Giornale di Olindo Sallusti è dedicata a manganellare una delle persone più miti e pacifiche esistenti in natura: “Ecco gli amici sanguinari di Vauro”. Di che sarà mai colpevole Vauro? Di aver smascherato ad Annozero l’ultima bufala di Rosa Santanchè: la presunta bandiera di Hamas al raduno pro-Pisapia.

In realtà la bandiera è quella di un gruppo di pacifisti filopalestinesi, disegnata da Vauro con colomba della pace al centro.

Così Rosa si candida a entrare di diritto nell’album delle “Figurine di merda” del nostro Misfatto. E l’amato Olindo, geloso, prenota una figurina anche per sé.

Persino Libero, dopo che Feltri aveva ammesso l’autogol di Tafazia Moratti (“sbaglia, fa di tutto per perdere”) trascinandosi dietro il più allineato Belpietro (“brutto fallo da cartellino giallo, chieda scusa”), è costretto a tornare sui suoi passi con un paginone rosso-Lassini: “Via le Br dalle liste elettorali”. Segue pezzo di Feltri sui “molti ex estremisti nei partiti progressisti”.

E Aldo Brandirali, ex maoista di Servire il Popolo, consigliere comunale Pdl pro-Moratti?

E Liguori, ex lottatore continuo e direttore di Tgcom-Mediaset?

E la Maiolo, ex Manifesto ed ex Rifondazione?

E tutti gli (ex?) picchiatori fascisti travestiti da “moderati” e “liberali” nel Pdl?

E Renato Farina, il giornalista-spia che ha patteggiato la pena per favoreggiamento nel sequestro di Abu Omar, dunque è deputato del Pdl e spara su Libero contro quel pericoloso incensurato di Celentano?

Curioso che questo disperato ravanare nel passato di trent’anni fa, e per questioni di idee, non di sangue, non attiri l’attenzione di Pigi Battista, noto fustigatore di giustizialisti, sempre pronto con l’estintore quando qualcuno rammenta i crimini (veri) di Mr. B.

L’altro giorno il pompierino della sera stroncava senza pietà il libro Indignatevi di Hessel e chi ha osato pubblicarlo in Italia, rischiando di svegliarla: non sia mai.

Ieri, anziché occuparsi della porcata morattiana, se l’è presa con le donne che si sono permesse di fischiare, al Salone di Torino, un libro del Movimento per la vita.

D’ora in poi, per fischiare qualcuno, dovremo chiedere il permesso a Pigi. O al povero Ostellino, che sempre sul Corriere ci regala il suo prezioso “giudizio di merito sulle motivazioni della sentenza” Thyssen, giudicandola “moralmente mostruosa se avesse voluto ‘colpirne uno per educarne cento’”. A parte il fatto che qui gli unici colpiti sono i sette operai bruciati vivi, le motivazioni della sentenza non sono state depositate: dunque non esistono. Ostellino le conosce già per scienza infusa o, tanto per cambiare, non sa di che parla?

Figurina di merda anche per lui, dishonoris causa.

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