domenica 15 maggio 2011

Io voto Don Gallo


ANTONIO PADELLARO

Tante volte si ha l’impressione di una guerra persa in partenza. Capita, per esempio, d’incontrare in treno Elio Veltri che va a presentare il suo libro sulla ‘ndrangheta al Nord. Documenta massicce infiltrazioni mafiose negli uffici comunali (anche milanesi) finanziate dai giganteschi proventi della cocaina. Si stanno comprando tutto e tutti, dice sconsolato, la magistratura fa quello che può ma nella totale indifferenza della politica. Anche i leader dell’opposizione che ha incontrato gli sembravano lontani, distratti: vedremo, faremo…

A Parma, per iniziativa di Maurizio Chierici, dell’università e di altri benemeriti cultori della memoria, si parla di P2 a trent’anni dalla scoperta delle liste di Gelli. C’è il giudice Giuliano Turone, lui e Gherardo Colombo che violarono le stanze di Castiglion Fibocchi. Un atto di enorme coraggio nell’Italia schiava delle trame occulte. Ci sembrò, allora, la fine di un incubo, l’inizio di una rinascita. Però oggi si parla ancora di cricche, di P3 e P4 osserva una ragazza. Cosa è cambiato?

Poi, alla sera, sono finalmente a Genova da Don Andrea Gallo. Stiamo divagando? E le elezioni? Eppure questo breve viaggio italiano finirà per portarci nel cuore della ventennale anomalia nazionale. Berlusconi, certo, ma non solo.
Egli vince perché qualcun altro perde. Delle sue vergogne, dei suoi colpi bassi, del suo costruire mattone su mattone un minaccioso anti-Stato sappiamo tutto o quasi. Non si sfugge alla domanda successiva: possiamo ancora fidarci dei suoi avversari (che sono poi i candidati della sinistra, dell’opposizione) dopo le cocenti delusioni di questi anni? Sono davvero pronti ad affrontare il Caimano nell’attacco che egli porterà alla Costituzione repubblicana?

Domani seguiremo col fiato sospeso la conta delle schede augurandoci che qualcosa si sia inceppato nel motore della destra. Ma dopo, incassato il voto, ricominceremo con il tran tran di un’opposizione molle, divisa, esitante (vedremo, faremo)? Dopo l’incontro con Don Gallo nella locanda ‘A Lanterna’, fortilizio solidale dove cena circondato da Elisa, Cinzia, Luigi e dai ragazzi che da lui hanno appreso l’alfabeto della dignità e del lavoro, ho letto una frase di David Foster Wallace sulla libertà del tipo più importante: “
Essere veramente capaci di interessarsi ad altre persone e a sacrificarsi per loro più e più volte ogni giorno in una miriade di modi insignificanti e poco attraenti”. Per una volta andassero a lezione da lui i leader della sinistra, che già lunedì sera ricominceranno a fumarsi parole nei salotti televisivi. Io voto Don Gallo.

Il Fatto Quotidiano, 15 maggio 2011

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