domenica 15 maggio 2011

Test invalsi? C’è di peggio


BRUNO TINTI

Sarà perché sono laico e ho sempre considerato una bufala le verità rivelate. Sarà perché ho fatto il magistrato e l’abitudine a considerare i diversi aspetti di una questione è diventata una seconda (veramente una prima) natura. Sarà perché sono uno snob e appartenere a una fazione che ti impone di non avere pensieri autonomi perché il capo ha sempre ragione mi sembra degradante. Sarà per tutte queste cose insieme, ma il boicottaggio del cosiddetto test Invalsi (quello somministrato agli studenti delle scuole per verificare il livello di apprendimento) mi pare proprio una cretinata.

Provate a farli: sono due, uno di italiano e uno di matematica. Parlo solo del primo perché il mio livello di competenza matematica è molto basso e non sono in grado di valutare il test. Bene, lo studente deve leggere alcuni testi e rispondere a domande che, quanto ai testi letterari, permettono di valutare la comprensione della storia raccontata e la valutazione delle qualità stilistiche del racconto. I temi di critica letteraria che, da sempre, si fanno nelle scuole hanno lo stesso obiettivo; e tutti noi ci siamo sciroppati il “Contesto esistenziale del poeta quale desumibile dalla poesia ‘Il Passero Solitario’”. È vero, il tema tradizionale permette di valutare le qualità letterarie dello studente, cosa che l’Invalsi non fa. Ma non è questo il suo scopo: il test serve solo a misurare il livello di apprendimento. Dunque, cosa c’è che non va?

Ci sono poi un test grammaticale e due test di natura scientifica. Le relative domande sono pertinenti, complesse, razionali e consentono una buona valutazione dello studente. Dov’è il problema? Leggo su alcuni giornali che non avrebbe senso misurare il livello di apprendimento degli studenti in una scuola pubblica disastrata per tagli economici e di personale docente. E perché? Se il risultato fosse disastroso si potrebbe argomentare che occorre investire in maniera adeguata e farne una prova indiscutibile di quanto la riforma Gelmini sia sbagliata; se invece fosse buono, si potrebbe ammettere che non tutto è sbagliato.

Altra critica sembra essere: il test non garantisce l’anonimato. Perché, quando si fa un compito in classe, lo studente che lo ha consegnato rimane ignoto? Ma che discorso è? Alla fine il test Invalsi non è affatto una cattiva cosa; ve lo dice uno che, per curiosità, si è andato a leggere i 15 mila quiz a cui si deve rispondere prima di essere ammessi al vero e proprio concorso di magistratura (io per fortuna non ho dovuto affrontare questa prova, ai miei tempi non esisteva). 15 mila. Sapete come si preparano i poveretti che debbono rispondere? Imparano le risposte giuste a memoria; oppure fanno ricorso a criteri statistici. Questo sì che è un test idiota: vi piacerebbe un magistrato che non sa pensare, non sa scrivere, non sa valutare e che però conosce i codici a memoria? Eh, ora che ci penso, questo è il magistrato che va bene a B. Però nessuno si è scandalizzato, nessuno ha protestato, nessuno ha boicottato: zitto e nuota (Dory a Nemo); se puoi, portati il rotolino con le risposte giuste; e non farti beccare.

Insomma, avere idee preconcette significa non avere idee ma solo convinzioni; i negri sono inferiori, gli ebrei sono sfruttatori, gli omosessuali sono immorali. Stupidaggini, appunto.

Il Fatto Quotidiano, 13 maggio 2011

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