giovedì 26 maggio 2011

Zingaropoli? L’ha inventata la Colli

di Marco Travaglio

“I nomadi sono persone che hanno una loro cultura e una loro caratteristica. Sono diversi? Approfittiamone. Diamo loro la possibilità di esprimersi al meglio in un ambiente civile... Nomadopoli può diventare una ricchezza della città, addirittura un'attrattiva turistica dove i milanesi possono accorrere per scoprire il fascino di certi loro costumi”. Chi parla non è Giuliano Pisapia, noto estremista che prende il caffè con i centri sociali e fa le vacanze in roulotte con una trentina di Rom. È Ombretta Colli, assessore forzista ai Servizi sociali della giunta Albertini, intervistata dal Corriere della Sera l'8 luglio 1997.

“Zingaropoli”, lo spauracchio inventato da B&B per spaventare i milanesi sul pericolo Pisapia, è in realtà una proposta di uno dei volti storici del centrodestra milanese. L'ha scoperto Giovanni Regaldo di Omilegis (Osservatorio milanese legalità e giustizia sociale).

Il classico colpo di scena da commedia noir (La maledizione dello scorpione di giada di Woody Allen). Ma anche da opera buffa (il Ballo in maschera di Verdi) e persino da tragedia greca (Edipo Re di Sofocle): l'investigatore che, alla fine, si scopre assassino.

Carta canta: 14 anni fa, subito dopo le elezioni comunali che avevano portato Gabriele Albertini a Palazzo Marino e la Colli sulla poltrona di assessore, il Corriere pubblicava un articolo dal titolo “La Colli contro tutti: ‘Per i figli del vento costruirò Nomadopoli’”. I vigili urbani avevano appena sgomberato tre campi rom abusivi e la giunta aveva annunciato il numero chiuso. In quel contesto la signora Gaber (Giorgio era ancora vivo) annunciava la sua proposta per risolvere il problema alla radice: “L'orientamento attuale in giunta e tra le autorità locali è quello di continuare a puntare su diversi campi. Gira e rigira, però, si resta sempre su modelli che secondo me non hanno grandi prospettive. Bisogna pensare in grande, guardare alle esperienze oltre frontiera, a Parigi per esempio, dove i nomadi hanno una loro parte della città che rappresenta un'attrattiva per il resto dei cittadini e per gli stessi visitatori”.

Un sogno? “Nient'affatto, ma un impegno a cui voglio dedicarmi. Certo non si realizzano queste cose con la bacchetta magica, occorre lavorare seriamente, anche per alcuni anni. Ma bisogna arrivarci. I nomadi sono persone che hanno una loro cultura e una loro caratteristica. Sono diversi? Approfittiamone. Cerchiamo un confronto. Diamo loro la possibilità di esprimersi al meglio in un ambiente civile, con regole da rispettare da tutt'e due le parti... Nomadopoli può diventare una ricchezza della città, addirittura un'attrattiva turistica dove i milanesi possono accorrere per scoprire il fascino di certi loro costumi” .

Così parlava la forzista Ombretta, addì 8 luglio 1997. Naturalmente Nomadopoli, denominazione più civile della Zingaropoli berlusconian-bossiana, non ha mai visto la luce. Ma rimane agli atti che i primi e gli unici a proporre una mega-cittadella riservata agli “zingari” di tutta l’area metropolitana milanese, porta la firma di uno degli esponenti di spicco del partito del premier che ne parlava con toni talmente entusiastici da far impallidire il presunto estremista massimalista rivoluzionario Pisapia, mai arrivato a tanto. Chissà se la Colli ricordava quella sua proposta, l'altra sera a “L'Infedele”, mentre con qualche imbarazzo e confidando nell'amnesia generale giustificava le sparate dei suoi capi contro la fantomatica “Zingaropoli” di Pisapia (che, ripetiamo, non ha mai proposto nulla del genere). Chissà se ne ha mai parlato con la Moratti, di cui è tra le consigliere più ascoltate. E chissà con quanta apprensione ha sperato che nessuno riesumasse quella sua vecchia intervista. Ora il peggio che le può capitare è che Pisapia vinca il ballottaggio, faccia propria la sua proposta e la rinomini assessore ai Servizi sociali: di estremisti come lei, a sinistra, s’è perso lo stampo.

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