venerdì 10 giugno 2011

Di Bossi e Berlusconi non interessa niente a nessuno


Ieri Berlusconi e Bossi pare che si sono rimessi d’accordo. Io però non mi preoccuperei di cosa vogliono fare loro ma di cosa possiamo offrire noi in alternativa al Paese. Che vinca Di Pietro o Berlusconi, al lavoratore, al cittadino, alla casalinga importa poco. Quel che gli importa è sapere cosa c’è in alternativa.
Parlando dell’incontro di Arcore, Berlusconi ha detto una cosa giusta dal suo punto di vista. Ha detto che l’incontro è andato bene, ma per chi? Per lui, che ha necessità di mantenere una maggioranza parlamentare che gli consenta di stare lì dove intende continuare a portare avanti leggi settoriali.
Ma ripeto: un’opposizione che vuole diventare maggioranza e costruire un’alternativa, non sta col cero in mano ad aspettare che qualcuno stacchi la spina al governo. Costruisce le condizioni perché quando la spina verrà staccata (e un termine comunque c’è: la fine della legislatura) ci sia la credibilità necessaria perché gli elettori si affidino a un’alternativa. Quindi il mio problema, specie dopo le amministrative, non è scervellarmi per sapere quando riescono a buttare il governo giù dalla torre ma è quando riesco io a costruire una torre di fiducia per me, per l’Idv, per il centrosinistra, tra i cittadini.

Io poi, più che sapere chi andrà a fare il ministro della Giustizia, preferirei una giustizia che funziona e vorrei che chiunque ci va finalmente mettesse al primo posto più strumenti, più mezzi, più uomini, più personale e un processo breve che arriva a una sentenza di merito nel breve tempo, e non che nel breve periodo si cancellano i processi. E siccome i processi sono effettivamente troppo lunghi vorrei impegnare lì questa alternativa che voglio costruire.
Chiunque vada lì, poi, non sono sicuro che abbia l’autonomia per riformare la giustizia, perché la visione della giustizia che ha Berlusconi è molto personale. Interessa specifici settori se non addirittura specifiche persone se non addirittura specifiche situazioni.

Io credo invece che ci siano le condizioni, anche a costo zero, per fare interventi importanti. Ad esempio faccio una proposta sulla quale abbiamo presentato un progetto di legge: i magistrati devono rientrare tutti in ruolo. Un magistrato se vuole far politica può farla, perché è un diritto costituzionale, ma se fa politica non può rientrare più in magistratura. Non solo perché così si libera un posto ma perché deve apparire indipendente, oltre che esserlo.
Potrei continuare. Ventun progetti di legge sulla giustizia abbiamo presentato, e se domani ci potesse essere un governo che ascolta anche le proposte dell’Idv sarebbe meglio per la giustizia e per gli italiani.

Per il programma del centrosinistra, il nostro esecutivo (tenuto lunedì 6 giugno, vedi il video della conferenza stampa, ndr) ha concluso che la questione principale è quella economica. E’ una questione molto delicata per il centrosinistra, perché se pensiamo di fare questo centrosinistra nell’ottica del vetero comunismo, e cioè dello pseudo assistenzialismo, non si va da nessuna parte. La proposta dell’Idv, che verrà prodotta dagli stati generali che faremo in ottobre, sarà dunque anche uno strumento per tagliare le ali estreme di questa nuova coalizione di area riformista che a me anche chiamare centrosinistra va stretto.
Io appartengo all’area liberaldemocratica europea e credo che in questa coalizione non dobbiamo aver paura di parlare di flessibilità, nel rispetto della solidarietà. Non dobbiamo avere paura di parlare di liberalizzazioni. Non dobbiamo aver paura di parlare di tutela del lavoro, come ha detto anche il capo dello Stato, in un’ottica di pari dignità ma mettendo al primo posto l’idea che dobbiamo far lavorare al meglio il sistema imprenditoriale promuovendo le eccellenze.

Per esempio noi proponiamo che tutte le imprese che rispettano le regole del gioco partecipino alle gare di appalto, mentre quelle che sono state condannate per falso in bilancio, corruzione e quant’altro è meglio non farle partecipare più. E tutte le imprese che fanno un lavoro per la pubblica amministrazione, entro 30 giorni 30 dal collaudo devono essere pagate. Se ne devono far carico la cassa depositi e prestiti o altri enti, che vanno poi in surroga nella riscossione. Ci sono cinque miliardi di euro che le imprese devono prendere e potrebbero essere un bel polmone economico.

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