lunedì 6 giugno 2011

Goodbye Sergio

Questo editoriale è stato rifiutato da Il Sole 24 Ore. Noi del Misfatto invece lo pubblichiamo volentieri, dato che occupa giusto giusto il buco che avevamo in pagina.
La Redazione


Non deve suscitare scandalo il futuro trasferimento di Sergio Marchionne in America: prima di lui già altri illustri italiani
come Lucky Luciano, Al Capone e Tony Soprano hanno fatto affari negli Usa, e con successo.

L’accostamento fra il manager del Lingotto e alcuni celebri gangster italo-americani potrà sembrare inopportuno o provocatorio: in realtà, la Fiat e la Mafia hanno avuto a lungo due storie parallele. Sia la Fiat che Cosa Nostra, infatti, nascono alla fine del XIX secolo come aziende a gestione famigliare (con gli Agnelli al posto dei Corleonesi, e viceversa); e sia la Fiat che la Mafia, a partire soprattutto dal secondo dopoguerra, hanno goduto di aiuti statali, agevolazioni e politiche atte a favorire gli interessi delle due aziende, spesso sinergiche e complementari fra loro: una costruiva le auto, l’altra le faceva esplodere.

Ma negli anni ’80 e ’90, mentre la Fiat arranca e declina afflitta dalla concorrenza e da una cattiva gestione, Cosa Nostra si distingue come azienda leader nel settore, e negli anni in cui la Duna fa flop, le auto-bomba fanno il botto (nel 1992 il mensile Quattroruote elegge l’auto-bomba auto dell’anno: secondo la giuria le macchine Fiat esplodono di più). E mentre Hollywood celebra la Mafia con la trilogia del Padrino, la Fiat si ritira dal mercato americano apostrofata come “Fix It Again, Tony” (riparala ancora, Tony) o “Found In A Trashcan” (trovata in un bidone).

Fino ad arrivare ai giorni nostri, quando la Fiat perde le sovvenzioni dallo Stato mentre la Mafia acquista rappresentanza in Parlamento. Con il risultato che la Fiat in Italia è in perdita, mentre la Mafia è l’unica azienda italiana con i bilanci in attivo. Con ciò non si intende sostenere che la Fiat sia onesta; ma solo che l’eccellenza italiana è nella Mafia, anche dal punto di vista manageriale. Marchionne non è riuscito a mettersi d’accordo con i sindacati, mentre alla Mafia è riuscito addirittura l’accordo con lo Stato. La Fiat ora ha scalato Chrysler; ma vuoi mettere la scalata alle istituzioni compiuta da Cosa Nostra? Neanche da paragonare…

Ecco perché Marchionne va all’estero e abbandona la piazza italiana: perché Fiat ha perso la guerra fra clan contro Cosa Nostra per l’ambito malloppo dei soldi pubblici italiani. È questa probabilmente la sfida americana di Marchionne: ripercorrere la stessa parabola della Mafia italo-americana; e mettersi d’accordo con la Cia sul controllo dell’Italia come Cosa Nostra fece all’epoca dello sbarco alleato in Italia.

Auguro a Marchionne buona fortuna, e di fare la stessa carriera dei suoi predecessori. Galera compresa.

Il Misfatto, 5 giugno 2011

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