martedì 7 giugno 2011

"Impossibile continuare così" E ora Michele tratta con La7

FRANCESCA SCHIANCHI

Chi in queste ore ha parlato con Michele Santoro lo descrive rassegnato a questa soluzione. Non furioso come in altre occasioni, né tanto meno contento di vedere chiudere così, con la risoluzione del contratto, l’avventura di Annozero. Dispiaciuto, esasperato di sentirsi a malapena tollerato da un'azienda in cui è campione di ascolti. «Sembra che gli sia concesso andare in onda solo perché c’è una sentenza a stabilirlo, come se non contassero i sei milioni di spettatori che quest’anno gli hanno fatto vincere 16 prime serate su trenta. Non può rivedere minimamente il format, non può spostare manco una pianta che la Rai lo riprende», sottolinea un amico. Tanto per capire quanto l’azienda pubblica punti sul suo conduttore da 21 punti di share, basti ricordare che non ha mai rinunciato a ricorrere in Cassazione contro la sentenza che ne ha disposto il reintegro.

Oggi il conduttore spiegherà in una conferenza stampa le sue motivazioni. E forse svelerà anche la sua prossima destinazione, su cui le voci si rincorrono senza trovare una conferma ufficiale. Gli amici giurano: non ha ancora firmato nessun altro contratto. Ma sono certe trattative con La7: nulla ancora di definitivo, non c’è la firma nero su bianco, ma sono talmente avanzate che si parla già della possibile disposizione oraria, una prima serata e due seconde serate. E a darne conferma interviene lo stesso direttore del Tg de La7, Enrico Mentana, in apertura del telegiornale di ieri sera: «Con la nostra emittente le trattative, i rapporti, i discorsi ci sono stati: ora spetta a Santoro prendere la decisione definitiva».

Sciogliendo il contratto e «recuperando la piena reciproca autonomia decisionale», l’azienda pubblica non gli avrebbe infatti chiesto nessun patto di non concorrenza della durata di due anni, cosa che avviene spesso con i manager. E il fatto che non ci sia un accordo di questo tipo desta qualche inquietudine tra consiglieri di amministrazione, come Antonio Verro: «Sono molto preoccupato». Quando l’anno scorso si parlò di una possibile risoluzione del contratto, trattata con l’allora dg Masi, venne subito stabilito che si sarebbe occupato di docufiction per l’azienda pubblica: evitando così di vederlo migrare su emittenti concorrenti insieme ai suoi milioni di fan. «Sul raggiungimento dell’intesa non metto lingua - ha aggiunto Verro - la seguo con molto distacco perché è frutto di una valutazione maturata tra il direttore generale e Santoro».

Un accordo su cui chiede di applicare la massima trasparenza il centrista Roberto Rao: «La Rai deve rendere pubblici tutti i particolari dell’accordo transattivo per permettere di sapere chi ha guadagnato e chi ha perso in questa operazione». Già, perché resta la domanda su quanto possa costare all’azienda pubblica chiudere il rapporto con Santoro. Trapela una cifra: si parla di circa due milioni di euro per 24 mensilità di uscita agevolata. Di certo, comunque, l’ammontare della buonuscita deve essere inferiore ai 2,5 milioni: sopra questa cifra è necessario un passaggio in Cda che invece non è avvenuto.

Eppure, le voci di Viale Mazzini non danno ancora per escluso nemmeno un rientro in Rai tramite «altre e diverse forme di collaborazione», come recita il comunicato diffuso ieri. Con il nuovo dg, Lorenza Lei, il conduttore ha avuto vari scambi e il rapporto, raccontano, è migliore - non ci voleva molto - rispetto a quello turbolento col predecessore Masi. Si vocifera della possibilità che si occupi di eventi per la Rai, o comunque di un trasloco in altra forma ma sempre nell’orbita dell’azienda pubblica. Anche se dall’opposizione c’è chi scuote la testa: il sospetto è che la testa di Santoro (e la fine di Annozero) sia il prezzo da pagare perché tutti gli altri programmi invisi alla maggioranza tornino regolarmente in tv in autunno.

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