giovedì 16 giugno 2011

“Io sono una prova del suo fallimento”

“Spiegherò chi sono queste quattro o cinque persone per vedere se sono rappresentanti dei precari e di loro stessi, dei loro fallimenti”. Ci va giù duro Brunetta contro coloro che hanno osato contraddirlo. La donna che ha preso la parola non si tira indietro. Si chiama Maurizia Russo Spena, si dice sicura che ci sarà molta polemica sul fatto che è la figlia dell’ex deputato di Rifondazione comunista, Giovanni, ma vuole dare la sua versione dei fatti.

Maurizia Russo Spena, Brunetta avrà da ridire sul fatto che è figlia di un dirigente politico.

Che dica pure. Io ho due lauree, una in Italia e una all’estero, un Master e un dottorato di ricerca nell’ambito orientalista e dell’islamologia. Sono cultrice della materia presso Sociologia dell’istruzione e della formazione all’Università di Roma. Ma da quando mi sono laureata, nel 1996, sono stata sempre precaria e lo sono tuttora. E ho due figli, anzi tre considerando la famiglia allargata. Proprio qualche giorno fa ho saputo che alle elementari uno dei miei bambini non avrà il tempo pieno. Ci sono figli che usano privilegi e altri che non li usano. Io sono sempre stata nei movimenti e non nei partiti.

Qual è la sua situazione lavorativa oggi?

Dal 2006, quindi da ben cinque anni, sono impiegata con contratto a progetto presso Italia Lavoro che è una Spa totalmente “in house” che quindi ha l’amministrazione pubblica come unico committente. Tranne il periodo di maternità nel 2008 ho lavorato sempre lì e nel 2010 ho anche vinto un contratto a tempo determinato. Mica me lo hanno regalato: ho superato due prove scritte e un colloquio tecnico. Ma non me lo hanno assegnato, anzi lo hanno “congelato”, perché l’immancabile Finanziaria ha tagliato i fondi. E così sono tornata a contratto a progetto. Precaria.

Poi però, insieme ad altri colleghi, è stata licenziata?

Sì, per aver applicato una prerogativa garantita dalla legge. Con il collegato lavoro, infatti, quello del ministro Sacconi, si richiedeva ai precari di cautelarsi con apposita lettera per poter rivendicare eventualmente la stabilizzazione del proprio posto di lavoro. Ho inviato la lettera il 21 gennaio 2011 per un contratto che scade a novembre. A quel punto l’azienda ha licenziato me e altri miei colleghi, proprio a causa di quella lettera come è evidente dalla raccomandata ricevuta. Licenziata per aver rivendicato un diritto. Ci siamo organizzati e dopo due mesi siamo stati reintegrati in 17, solo quelli che avevano il contratto in corso.

Che a novembre non sarà rinnovato.

É stato a quel punto che abbiamo formato la Rete Indipendenti Precari per la Pubblica Amministrazione costruita insieme ai precari del Formez e di Sviluppo Lazio. Gli stessi che hanno preso la parola da Brunetta e che vivono nelle stesse condizioni. Strutture pubbliche, qualificate, con personale precario.

Cosa stava per dire a Brunetta?

Abbiamo chiesto di parlare con molta educazione e volevamo dire che noi lavoriamo per strutture che hanno una mission sociale, finanziate da contributi pubblici, spesso europei, e non è giusto violare diritti di base. Che bisogna uscire dall’idea del “precario sfigato” perché esistono i precari della società della conoscenza, iperqualificati, pronti ad andarsene dall’Italia. Che la precarietà è generale e che va affrontata anche con l’estensione del reddito, con l’accesso ai servizi, con la qualità della vita.

Brunetta dice invece che rappresentate solo voi stessi e i vostri fallimenti.

In realtà noi siamo la dimostrazione vivente del suo fallimento.

sal.can.

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