mercoledì 1 giugno 2011

Milano, dopo il trionfo la paura del fuoco amico

Il mite Giuliano Pisapia ha dimostrato subito che la sua mitezza non va scambiata per sottomissione. A meno di ventiquattr’ore dalla festa per la vittoria in piazza Duomo, ha fatto sapere a Nichi Vendola di non aver gradito il suo non programmato comizio. «A Nichi voglio bene - ha detto il nuovo sindaco di Milano in un’intervista a Telenova - ma quando va in una città che non conosce dovrebbe ascoltare più che parlare». Insomma Pisapia ha detto al leader del suo partito, Sinistra e Libertà, che sarebbe stato meglio se fosse stato zitto.

In effetti l’improvvisata di Vendola è parsa a tutti un po’ sopra le righe. Intanto perché le parole del governatore pugliese erano musica per le orecchie di leghisti e berlusconiani. Quando l’hanno sentito urlare dal palco che bisogna abbracciare i fratelli rom e i musulmani, infatti, quelli di destra hanno pensato che Vendola stava servendo loro un formidabile assist. Visto che avevamo ragione noi, in campagna elettorale, a dire che con Pisapia Milano sarebbe diventata una zingaropoli islamica? Ci avete accusato di fare del terrorismo psicologico, invece era tutto vero.

E poi, per molti sostenitori di Pisapia quelle parole sono state una stecca nel coro festoso. Devono venire dalle Puglie a mettere il cappello sulla nostra vittoria? «Vendola ha il merito di aver promosso la candidatura di Pisapia alle primarie e per me va benissimo che sia venuto alla festa di piazza Duomo», dice
Gad Lerner, uno dei grandi sponsor di Pisapia. «Ma ho trovato del tutto infelice la sua espressione “Abbiamo espugnato Milano”. I milanesi si sono liberati da sé, non hanno avuto bisogno di truppe che venissero da fuori. Pisapia è un fenomeno del tutto milanese». Secondo Gad Lerner la gaffe di Vendola non è casuale: «È una vecchia sindrome della sinistra quella di pensare che Milano sia un fortino della destra, che vada accerchiata per essere espugnata. La vittoria di Pisapia invece ci ha dimostrato che l’antidoto al berlusconismo non poteva che essere generato nello stesso ambiente in cui il berlusconismo era nato».

Anche lo scrittore
Corrado Stajano, uomo di sinistra ma senza tessere, ritiene che l’«abbiamo espugnato Milano» di Nichi Vendola sia «una stupidaggine, qui non c’era niente da espugnare». Ieri sera, poi, è arrivata l’intervista a Telenova e abbiamo saputo che neanche Pisapia ha gradito.

Non è una questione di poco conto. In gioco c’è la credibilità di una svolta. Una svolta così spiegata dall’avvocato Umberto Ambrosoli, figlio di Giorgio, il commissario liquidatore della Banca Privata Italiana ucciso da un sicario di Michele Sindona. «La campagna elettorale di Pisapia non ha avuto nulla a che fare con una certa vecchia faziosità della sinistra. Questa volta non c’è stata l’ossessione di Berlusconi, s’è parlato per fortuna d’altro, s’è parlato di programmi per la città... Pisapia, poi, ha saputo sommare ai partiti che lo sostenevano una grande partecipazione della società civile. Ha raccolto attorno a sé anche persone che non si identificano nell’area di centro sinistra... Sarebbe pericoloso che questi soggetti ora si sentissero meno rappresentati nel governo della città a favore dei partiti».

Ma è un errore che, secondo Ambrosoli, Pisapia non commetterà, così come non commetterà l’errore di finire nella trappola dell’antiberlusconismo militante e fazioso. «Non c’è un rischio da evitare, c’è una dimensione da continuare: quella che ha caratterizzato fino ad ora tutta l’attività di Pisapia e dei suoi collaboratori».

Il timore di molti sostenitori di Pisapia, più che le intenzioni del nuovo sindaco sulle quali nessuno ha dubbi, è quello di una sorta di fuoco amico che finirebbe con il danneggiare l’immagine di un quadro fresco, diverso. Più che l’offensiva dei media di destra, a danneggiare il nuovo corso di Milano potrebbe essere il ritorno in campo di tutto un milieu che, per citare un libro scritto qualche anno fa da Luca Ricolfi, ha reso antipatica la sinistra. Un milieu che non è solo di politici di professione e di leader di partito, ma soprattutto di quegli intellettuali («radical chic», si diceva una volta) che hanno fornito l’immagine di una sinistra spocchiosa. Talmente spocchiosa da sentirsi antropologicamente superiore, e che quindi è malata, per usare ancora le parole di Ricolfi, di un «complesso dei migliori».

Si vuole ad esempio evitare, nella cerchia di Pisapia, il ricorso a immagini esagerate ed esasperate, come il paragonare - qualcuno l’ha fatto - il 30 maggio 2011 al 25 aprile 1945. Se il nuovo sindaco resta quello che è stato finora, allora il «vento», com’era scritto sui suoi manifesti elettorali, non «cambia davvero» solo perché è cambiata la maggioranza di Milano, ma anche perché è cambiata la sinistra.

5 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Effettivamente, quella di Nichi Vendola è stata una stecca formidabile, tanto da farmi chiedere che cosa avesse fumato. Peccato, la effervescenza tutta pugliese gli ha preso la mano e lo ha fatto sbroccare. Potrebbe pagare a caro prezzo questo incidente di percorso.

Francy274 ha detto...

Non è effervescenza pugliese quella di Vendola, ma la radicata convinzione di una sinistra che per troppi anni ha campato di rendita sui valori e le conquiste del vecchio PCI. Boria e arroganza non sono meno di quella destra ereditata e portata avanti da berlusconi. Io non mi fido di quelli del PD esattamente come non mi fido dei falsi opposti che sono uguali, PDL e lega. Non ho nulla da condividere con i politici del PD, non mi ci riconosco, e Vendola è uno di questi, canta messa da troppi anni, ha rotto come un prete petulante. Che la gente abbia cambiato radicalmente pensiero, distaccandosi da questa ventennale moda di una politica starnazzante e faziosa è ormai ora che ne prendano atto di comune accordo e se ne vadano a casa . Penso che grazie a Napoli e a Milano ci saranno più uomini degni che si faranno avanti nelle istituzioni, per questi è finita e farebbero meglio a chiudere il becco una volta per tutte! Se non fosse stato per b. neanche al ballottaggio sarei andata in quelle urne, visti gli elementi di entrambi gli schieramenti.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Francesca, stiamo a Milano, non a Bari! Inoltre l'intervento non era programmato e Pisapia dopo 24 ore gli ha fatto le sue rimostranze.
Tu sai quanto mi entusiasma Nichi Vendola, ma stavolta, mi dispiace, ha steccato e anche clamorosamente.
Ciao.

Francy274 ha detto...

Ho capito Luigi, siamo a Milano dove il vento è davvero cambiato. A me Vendola non piace, anche se ha dato scacco a D'Alema.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Perché Nichi Vendola non ti piace?