sabato 11 giugno 2011

Referendum: Io sto con Napolitano, votare è un dovere


Cosa penso di Berlusconi che ha detto di non andare a votare? Io sto con il presidente Napolitano che ha detto che andare a votare è un dovere. Non c’è dubbio che il fedele possa non andare a messa la domenica, ma che il prete dal pulpito dica ai fedeli “Non venite a messa” mi pare un peccato mortale. Tradotto: io credo che in un Paese normale, in una democrazia partecipata, la democrazia sia una conquista ma anche un dovere.

Non andare a votare su tre temi come l’aria, l’acqua e la legalità, che non sono né di destra né di sinistra, vuol dire fare già una scelta preconcetta. Voglio allora esprimere tutta la mia solidarietà a quegli elettori di centrodestra che domenica e lunedì andranno a votare. Quegli elettori devono essere rispettati. Non votano per dire sì o no al governo Berlusconi. Votano per dire sì o no alle centrali nucleari in Italia, al fatto che l’acqua arrivi o no quando apri un rubinetto, al fatto che la legge sia uguale per tutti e non soltanto per i poveri cristi.

Per rispetto agli elettori del centrodestra io che ho raccolto le firme per quei referendum sento il dovere di dire che non metterò mai il cappello su questi referendum al fine di dire, se li vinciamo, che per questa ragione Berlusconi deve andare a casa.

Il problema della giustizia è racchiuso nel fatto che molti processi andranno in prescrizione nei prossimi tre anni per carenza di mezzi. Se i processi si prescrivono, io credo che il nostro impegno debba essere trovare una soluzione per cui, se andiamo al governo, non si prescrivono più ma si decidono nel merito. Allora quel che dobbiamo proporre non sono le riforme dei massimi sistemi, i due Csm, la discrezionalità dell’azione penale, ecc., ma semplicemente più uomini, più mezzi più strutture.

La giustizia che funziona conviene economicamente. Nell’inchiesta Mani pulite, avevamo sequestrato duemila miliardi di vecchie lire e ne abbiamo spesi sì e no 100 milioni. Voglio dire che a far funzionare la giustizia ci si guadagna anche sul piano economico, oltre che su quello dello Stato di diritto e della legalità.

Beppe Grillo ha posto un questione estremamente importante. Io faccio parte di una realtà che attualmente sta cercando di andare oltre la protesta e di costruire un’alternativa. Però io, che pure ho lasciato la pura protesta magari proprio alla piazza di Grillo, non posso accettare la critica che gli viene fatta. Lui e il suo gruppo sono cittadini che vorrebbero, quando propongono una legge di iniziativa popolare, che se ne discutesse in Parlamento. Mi pare una cosa giusta. Vorrebbero che in Parlamento non ci fossero i condannati. A me pare una cosa giusta discuterne. Prendercela con chi ci contesta, con l’elettore, col cittadino che paga le tasse e a cui non vanno bene alcune cose, invece di prendercela con noi stessi che non sappiamo risolvere i problemi, mi pare una scorciatoia e un non assumersi le proprie responsabilità.

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