sabato 25 giugno 2011

SPIONI E VELINE: LA TECNICA “AMMAZZAINDAGINI”

di Antonio Massari

In ‘Why Not’ c’erano centinaia di contatti tra Alfonso Papa e Luigi Bisignani. Se non ho acquisito i tabulati di Papa è soltanto perché era parlamentare”. Le parole del consulente informatico Gioacchino Genchi, dopo l’inchiesta sulla P4, acquistano un peso ulteriore: i pm Francesco Curcio e Henry John Woodcock hanno scoperchiato i mille interessi della P4 – dall’Eni alla Rai – ma ciò che impressiona, leggendo gli atti d’indagine, è che siano riusciti a fronteggiare l’attacco più incisivo di questa rete tentacolare: la penetrazione nelle indagini attraverso talpe e fughe di notizie. È questo, il cuore dell’inchiesta.

Bisignani sapeva d’essere indagato e intercettato: lo informava Alfonso Papa, con l’aiuto del carabiniere Enrico La Monica, che era interessato a entrare nei Servizi segreti. Questo è il primo punto da tenere a mente. Il secondo è altrettanto importante: Bisignani utilizzava schede telefoniche di copertura fornite da Papa. Mister P4 aveva dunque un doppio interesse: parlare senza essere intercettato e avere talpe nella magistratura. Lasciamo il Vesuvio e scendiamo in Calabria. In altre inchieste che incrociano Bisignani, o uomini a lui vicini, lo schema si ripete.

IL PM DI CROTONE Pierpaolo Bruni scopre che il maggiore dei carabinieri Enrico Grazioli – che in passato aveva lavorato in Why Not con De Magistris – come La Monica, aspira a un posto nei Servizi segreti. Per raggiungere lo scopo è in contatto con Salvatore Cirafici, all’epoca direttore della sicurezza Wind, anch’egli in contatto con Bisignani. Cirafici aveva nelle mani la privacy del Paese: le procure che chiedevano a Wind tabulati e richieste di intercettazioni dovevano rivolgersi a lui. Cirafici aveva le chiavi d’una miniera di informazioni giudiziarie riservate. Ed è lui ad avvisare Grazioli che Bruni lo sta intercettando. È sempre lui che fornisce a Grazioli un’utenza telefonica coperta. Bruni scopre qualcosa in più: la Wind, di utenze coperte, potrebbe averne attivate a decine. E Grazioli, in un interrogatorio, dice che Cirafici aveva congegnato un sistema per confondere le indagini: in questo modo era impossibile per gli investigatori risalire a chi usava l’utenza. Grazioli aggiunge che Cirafici: “Era accanito nel voler conoscere qualcosa che lui solo poteva sapere: il suo problema era capire di cosa si stesse occupando il pm Bruni”.

Il contatto Cirafici-Bisignani è confermato da Giuliano Tavaroli che, alla Procura di Napoli, rivela: “Bisignani mi chiese di aiutare la moglie di Cirafici a ottenere un trasferimento da Livorno a Roma”.

PASSIAMO a Luigi De Magistris, che nel 2007 assieme a Genchi, scopre Bisignani in una ragnatela di contatti telefonici. Da quel momento Genchi viene subissato di calunnie e procedimenti giudiziari. A De Magistris viene sottratto i fascicolo, sarà trasferito d’urgenza e lascerà la magistratura. Sanzioni disciplinari anche per i tre magistrati di Salerno - Gabriella Nuzzi, Dionigio Verasani e Luigi Apicella - che indagheranno sul suo caso. Sanzioni del CSM anche per Clementina Forleo - totalmente riabilitata dal Consiglio di Stato pochi giorni fa - trasferita dopo aver difeso in tv De Magistris.

Il piano inclinato comincia quando Genchi scopre, in Why Not, che parecchi indagati sono in contatto con la stessa persona: da Franco Bonferroni di Finmeccanica, agli uomini della Global Media - “polmone finanziario” dell'Udc - al generale della GdF Walter Cretella Lombardo. Tutti in contatto con la società Ilte di Bisignani.

Genchi e de Magistris scoprono anche che alcuni uomini vicini a Bisignani hanno fornito a Romano Prodi un’utenza telefonica: la SIM della “Delta SPA”, amministrata da Anselmo Galbusera, perquisito poi nell’inchiesta sulla P4. La Delta si trasforma in Italgo: la stessa Italgo che conquista, dalla presidenza del Consiglio guidato da Berlusconi e Letta, gli appalti scoperti da Curcio e Woodcock, sui quali dovrà indagare la procura di Roma. Lo stesso Galbusera amico di Bisignani che, come scoprono i pm napoletani, si propone di acquisire notizie d’indagine su Finmeccanica attraverso Papa.

OGGI SI SCOPRE un dettaglio in più: la Delta Spa, per contratto, poteva conoscere il traffico telefonico del presidente del Consiglio Romano Prodi. Non sappiamo se sia accaduto. Sappiamo che la Delta, però, aveva tra le mani un’efficace forma di controllo su Prodi. Tavaroli dice ai pm napoletani: “Bisignani mi disse che con Galbusera voleva iniziare un’attività di fornitura d’impianti e servizi di sicurezza informatica”.

Genchi e De Magistris scoprono i contatti tra Bisignani e Cirafici, oltre che con Papa, nel 2007. E da quel momento cominciano i loro guai. La campagna di disinformazione parte da il Velino: l’agenzia di stampa che, come si scopre nell’inchiesta napoletana, è saldamente in mano al gruppo Bisignani.

Il 3 ottobre 2007 il Velino scrive che, tra gli intercettati in Why Not, c’è persino il capo della Polizia Gianni De Gennaro. La bufala viene ripresa da La Stampa e Libero e scatena l’inferno sull’inchiesta. Non solo. Il cellulare di Clemente Mastella viene pubblicato sul sito web di Radio Carcere, per pochi minuti, sufficienti a scatenare l’attacco dell’ex ministro: Genchi scopre che l’atto pubblicato sul web era quello in possesso di Bisignani.

Di lì a poco De Magistris si vede sottrarre l’inchiesta. Poi arriva il trasferimento. Forse la P4 è stata più eversiva di quanto s’immagini.

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