sabato 4 giugno 2011

Un paese di poveri lo siamo già

La Camusso, nuovo segretario della Cgil, dichiara che stiamo costruendo «un Paese di poveri». Ma lo abbiamo già costruito. L'Italia esibisce da tempo un debito pubblico colossale, che dopo una lieve diminuzione con il governo Prodi è tornato a salire e si aggira attorno al 120 per cento del nostro Pil, del nostro Prodotto interno lordo. Con un carico di interessi annuale di circa 80 miliardi superiore ai 75 miliardi che evidentemente paralizza il poco che resta da spendere. Perché ci siamo ridotti così male?

La ovvia risposta è che negli ultimi decenni gli italiani hanno speso più di quanto abbiano prodotto e guadagnato. Insomma, siamo vissuti a debito, accumulando debiti. Beninteso, non è successo soltanto da noi. Negli anni Sessanta molti intellettuali, e poi i baldi sessantottini della rivoluzione studentesca, hanno promesso «aspettative crescenti»; una idea che a tutt'oggi eccita gli economisti. Al contempo i sociologi osannavano l'avvento di una «società post industriale» che sarebbe poi stata la «società dei servizi». E così per alcuni decenni siamo andati allegramente avanti incamerando la disoccupazione post industriale in una ipertrofia di servizi parassitari, e confidando (aspettative crescenti) in una crescita infinita.

Quando la bolla di una economia segnatamente finanziaria e speculativa è scoppiata, c'è chi non ha retto (oggi specialmente la Grecia, davvero sull'orlo della bancarotta). L'Italia si è salvata perché il nostro sistema bancario è restato, per fortuna, abbastanza provinciale, e perché gli italiani sino a poco tempo fa hanno risparmiato. Ma ora non sono più in grado di farlo. E così la nostra salvezza finanziaria dipende dalla fermezza di Tremonti nel difendere la cassa dello Stato. So bene che i tagli uniformi sono ingiusti e a volte dannosi. Però vorrei vedere come si fa, in Italia, a negoziare taglio per taglio ministero per ministero.

Ma il quesito sembra sorpassato dagli eventi. Sono ormai una quindicina di anni che vedo Berlusconi in televisione sempre raggiante, sempre radioso. Ma dopo la batosta delle elezioni amministrative l'ho visto più volte nero come la pece (in volto). Quando è volato da Obama alla riunione del G8 per spiegargli che lui era un perseguitato da giudici comunisti (una alzata di ingegno che ha lasciato tutti allibiti) era livido. E l'ho rivisto livido, in questi giorni, anche in altre occasioni. Questa volta abbiamo davvero a che fare con un Orlando, pardon, un Berlusca, furioso.

Non ho mai pensato che il Cavaliere avrebbe mai rinunziato al potere. E se finora ha lasciato fare Tremonti era perché Bossi lo sosteneva e anche perché così poteva scaricare l'impopolarità del rigore fiscale su di lui. Ma ora il Cavaliere fa lui la mossa della popolarità intimando che «Tremonti deve tagliare le tasse». Povero Tremonti e anche poveri noi. A nessuno piace pagare le altissime tasse pagate da chi non le evade. Ma un primo ministro responsabile deve chiedere al suo ministro del Tesoro di far pagare le tasse a tutti, di impegnarsi a fondo nel combattere l'evasione fiscale. Chiedergli invece di ridurre le tasse equivale a far salire il nostro debito pubblico oltre ogni limite di sostenibilità. Come ha scritto su queste colonne Massimo Mucchetti, «questa volta ha ragione Tremonti». Che non deve dare le dimissioni come ha già fatto in passato, ma invece resistere. Per cacciarlo a forza Berlusconi rischia di dover affrontare una crisi di governo. Gli conviene?

Giovanni Sartori
04 giugno 2011

7 commenti:

Anonimo ha detto...

A me Sartori piace molto, moltissimo. Ogni volta che posso lo leggo, anche sul suo sito.

E' che ho troppo da fare, per lavoro, perchè io sono "fortunata" lavoro, ho un lavoro pagato non tanto ma all'altezza dei miei studi e in un ambiente francamente buono per essere una P.A.

Un lavoro che mi sono sudata sul campo (18 CONCORSI PUBBLICI DOVE ARRIVAVO SEMPRE A UN PELO DEL VINCITORE...), un lavoro che mi avrebbe portato in alto in carriera se solo avessi rinunciato AI MIEI PRINCIPI.

Ma io non rinuncio in ciò che credo, e inoltre sogno che prima o poi le qualità vengano comunque riconosciute. A me e ad altri come me, prima che la mia generazione invecchi troppo.

L'Italia dovrebbe approfittare dei nati negli anni sessanta, prima che sia troppo tardi.

Ma noi siamo la prima generazione sconfitta, soprattutto dalle crisi in cui ci hanno sempre detto di crescere (crisi credo che sia stata la terza parola che io ho imparato dopo mamma e papà) che ci hanno rallentato.

La crisi ha raggiunto l'acme e adesso Tremonti si ripara dietro il risparmio delle famiglie a fronte di un debito pubblico immenso.

Tremonti DEVE prendere TUTTI gli evasori e i profittatori di tutte le taglie coloro che svernano grazie ad acrobatiche azioni di sussidi e altro.

Oggi nel mio giornale regioanle c'era un articolo di un cassaintegrato che dopo essere stato licenziato e aver fatto tutti i lavori socialmente utili nel raggio di 100 chilometri ha finalmente trovato un altro lavoro.

Una persona seria, dignitosa che non è stato ad appassire con i sussidi, perchè ha mutuo e figli.

MA HA SBAGLIATO.

LUI UN LAVORATORE PRECARIO HA FATTO LA DICHIARAZIONE DEI REDDITI E AVEVA APPUNTO 5 CUD TRA LICENZIAMENTO LAVORI SOCIALMENTE UTILI E NUOVO LAVORO.

SI E' TROVATO A DOVER DARE ALLO STATO 1000 EURO!!!!

SE SI ACCONTENTAVA DEI SUSSIDI NON AVREBBE PAGATO NULLA...

INCOMMENTABILE....

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Non capisco il perché del tuo commento. Oltre a dire che Giovanni Sartori ti piace moltissimo e che lo leggi con piacere, magari anche sul suo blog (non sapevo ne avesse uno), appena hai po' di tempo perché tu lavori e sei fortunata tutto il resto non lo capisco. L'ho, come di consueto, copiato su documento word, eliminando tutte le interlinee secondo me non necessarie, l'ho stampato, l'ho qui, lo leggo e rileggo e mi domando: ma cosa vuol Dire Daniela? Mi vuole raccontare la sua fatica di vivere?

Anonimo ha detto...

Luigi, io stacco le frasi proprio per "far respirare" contenuti un po' lunghi, attaccati sembrano più pesanti.

L'incipit riguardante Sartori è che ne approvo quasi sempre le analisi per cui l'articolo che tu hai citato era un pensiero che poteva diventare anche mio.

Sartori è un sociologo che spesso parla della nostra difficile contemporaneità, e leggerlo mi servirebbe.

L'Italia diventerà povera anche se ci sono italiani che lavorano, ecco quello che volevo dire.

Lavorare è difficile, avere un buon stipendio ancora di più, le occasioni di lavoro VERE se ci sono costano un "pegno inaudito" per cui tocca sempre volare al ribasso.

La mia generazione è stata la prima generazione oltraggiata nelle possibilità di crescita ma non significa che non possa fare qualcosa anche in questa Italia impoverita e sgarbata. E' la generazione cresciuta con la parola CRISI in testa.

Se l'Italia può rialzare la testa è perchè userà la gente capace che ha e soprattutto se ridurrà gli evasori fiscali che sono la feccia nera di questa Paese.

E ho citato il lavoratore precario perchè DA POVERO si è dato da fare, e siccome onesto ha anche dovuto pagare più tasse di un possessore di SUV. Se invece avesse continuato a prendere il sussidio non avrebbe avuto problemi e forse nemmeno lavoro.

Poveri tutti, anche quelli che lavorano, soprattutto quelli precari, perchè troppi evadono il fisco.

Il nostro non sarebbe un paese povero, nemmeno di competenze, ma si sta delineando in questo modo e non da poco tempo.

Spero che questo spieghi meglio il mio pensiero.

Anonimo ha detto...

infine, caro Luigi, la mia fatica di vivere non mi impedisce di essere gentile e tollerante, con tutti, e onestamente non credo che sia un grande difetto.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Giovanni Sartori è un politologo, non un sociologo.
Per come sono fatto io, la forma esteriore equivale all'estetica della parola scritta.
Lo stacco fra le frasi mi mette in difficoltà.
Ecco perché copia su un documento word ma questa volta non l'ho fatto.
Sai perché? Perché la frase del tuo ultimo commento sembra nemmeno in modo molto velato trasparire il tuo pensiero che io NON sono gentile e tollerante con tutti.
Sai che ti dico? Hai ragione, no, non lo sono. Né lo voglio essere, quindi invece di essere gentile e tollerante con me prova a cercare di capire ciò che scrivo quando lo scrivo. Ciò che mi ha fatto arrabbiare è il post su Jacopo Fo, che visto dopo avervi inviato, a tutti, l'articolo di Sartori, invitandovi a commentare ANCHE sul mio blog. Poi leggo le scemenze che scriva il Nostro,i commenti a dir poco insulsi che persone dotate di brillante intelligenza, tutte bada, fanno a ruota libera e come se fossero masturbazioni mentali. Il colmo l'ho raggiunto quando Roby fa quel post e tu invece di farlo scendere sulla terra , ti unisci al coro.
Un dato, probabilmente irrilevante, ma se tu hai fatto 18 concorsi io ne ho fatto uno solo, con quattro prove scritte ed orali.
Ci sono centinaia di detenuti che si sono avvantaggiati del mio lavoro, ma fosse stato anche uno solo è certamente un miglior traguardo rispetto ad altri.
Non sono più interessato a collaborare col vostro blog.

Bob Bulgarelli ha detto...

"L'ipertrofia di servizi parassitari." Non capisco bene cosa intenda con questa frase; forse che si sono pensati ed avviati, ma non attuati fino in fondo, servizi che avrebbero dovuto favorire la vita civile, ma che hanno finito per divenire inutile peso per la collettività, in un dedalo di burocrazia.
Comunque, se veramente dovesse chiedere, Tremonti, di pagare le tasse a tutti, non dovrebbe esimersi dal doverlo fare col suo principale, non tralasciando di vergognarsi di norme come lo scudo fiscale, che sappiamo bene come ci ha penalizzato.
E, se restiamo in mano ad una compagine simile, nulla ci si potrà aspettare di serio, sulla lotta all'evasione.
Non dimentichiamo neppure gli accordi miliardari stipulati, da questo governo, con la Francia, al nefasto scopo di costruire le malaugurate centrali nucleari; accordi che contribuiranno ad aumentare il debito pubblico in entrambi i casi dell'esito referendario: chi non onora gli accordi paga la penale, esattamente come per il ponte sullo stretto, che ci costa non so quanto, anche se non si realizzerà mai, perché irrealizzabile, per la maledetta sete di protagonismo di B..
Nella completa mancanza di oculatezza nell'amministrazione politica ed economica del nostro Paese dobbiamo vedere il processo, che ormai parrebbe irreversibile, di impoverimento della società. Impoverimento perpetrato, nella consapevolezza di un arricchimento, che hanno perseguito con pervicacia, le classi politico/economiche; ed hai voglia, a non auspicare le dimissioni di Tremonti, ormai quando il danno è fatto: ormai siamo a chiederci se ci conviene emigrare, per non assistere al collasso sociale che ci attende, quando i nostri creditori verranno a riscuotere il debito; debito al quale, attraverso le parole di stolti governanti, siamo indissolubilmente legati.
Caro Sartori: ancora pensa a cosa conviene a B.
Prolisso? Me ne scuso.
Ho finito di cenare ora, dopo una giornata di intenso lavoro... chiedo venia.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Ironia sprecata.