I RIFIUTI di Napoli. La manovra fiscale da quarantacinque miliardi. La speculazione contro le banche e contro il debito sovrano.
Sono queste le questioni attorno alle quali si stanno riposizionando le figure del teatro politico con una differenza rispetto al passato: non sono più le ideologie a guidare i loro movimenti, ma problemi estremamente concreti e un nuovo vento che ha trasformato i modi di sentire degli italiani.
L'ipnosi in cui da alcuni anni erano caduti è terminata, si sono risvegliati dall'indifferenza e non danno più retta alle promesse: vogliono i fatti e li vogliono subito.
Questo positivo risveglio non è tuttavia privo di rischi e pericoli. La soluzione di problemi complessi e antichi non si improvvisa, l'epoca dei miracoli è finita, non esistono bacchette magiche. I risvegliati debbono partecipare con tenace intelligenza alla costruzione della nuova società; è giusto che chiedano fatti e non parole, ma i fatti non cadono dal cielo, sono le tappe d'un percorso e d'un impegno.
I risvegliati debbono contribuire alla costruzione di quel percorso e garantire il loro impegno, altrimenti il vento nuovo si affievolirà, tornerà la bonaccia e l'indifferenza, l'attesa di improbabili miracoli e d'una nuova figura carismatica che si proponga come l'ennesimo uomo della provvidenza.
Non esistono uomini della provvidenza se non nella fantasia di sudditi che si rifiutano di diventare cittadini.
Le esperienze antiche e recenti dovrebbero averci insegnato che il popolo sovrano esiste soltanto se la sovranità viene esercitata ogni giorno, da tutti e da ciascuno, operando al meglio nel proprio privato e partecipando alla costruzione del bene pubblico. Se il vento nuovo servirà ad infonderci questi sentimenti e questi comportamenti, il risultato ci sarà.
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Berlusconi è sempre più cupo e si rende conto sempre meno di quanto sta accadendo nel Paese e intorno a lui. Bossi versa in analoghe condizioni. Sono i due capi della maggioranza parlamentare ma hanno perduto lucidità e credibilità, avvinti da un comune destino. "Simul stabunt simul cadent".
Maroni lo dice ormai apertamente. Lo dicono Casini e Fini. Lo dice Bersani e perfino Bisignani lo dice con i suoi mille interlocutori.
Tra le cause dell'umor nero del Cavaliere quella più dolorosa per lui è stata la scoperta dei veri sentimenti che i suoi più fedeli sostenitori nutrono nei suoi confronti. Le conversazioni di Bisignani con ministri e ministre, dirigenti di partito, giornalisti a stipendio, manager di enti pubblici, sono state altrettante coltellate per lui che aveva lanciato il partito dell'amore.
In realtà non l'ha mai amato nessuno; le profferte di fedeltà intrise di amorosi sensi erano una mascheratura per ottenere benefici, carriere, ricchezza, potere. La sua cupezza proviene soprattutto dall'aver scoperto questa realtà. Pensava di rappresentare un Paese, un'ampia cerchia di fedeli, un gruppo di innamorati. Si ritrova solo, intrappolato, irriso. E quindi disperato. Ma ancora indispensabile per la cricca.
La cricca si è divisa in gruppi e gruppetti. Se lui facesse adesso il passo indietro la guerra civile si scatenerebbe
all'interno del berlusconismo.
Perciò se lo tengono stretto in attesa di nuovi equilibri. Ma quali? Si tratta in realtà di una zattera sconquassata, senza più timoniere né timone, a bordo della quale c'è il governo d'un Paese che è ancora uno dei dieci più importanti paesi del mondo.
Questa è la nostra sciagura, dalla quale prima usciremo meglio sarà per tutti.
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Il tema dei rifiuti di Napoli ha soverchiato tutti gli altri negli ultimi tre giorni sebbene sia un fatto locale, limitato ad una città e ad una provincia.
Per consentire il trasferimento provvisorio dell'immondizia napoletana in attesa che entrino in funzione gli altri necessari meccanismi previsti dal sindaco de Magistris, è necessario un decreto del governo che superi i contrasti locali e imponga alle Regioni una solidarietà nazionale che altrimenti non si manifesta. Ma
Nel frattempo il Presidente Napolitano ha fatto urgente appello a tutte le parti in causa e in particolare al governo affinché scongiuri attraverso apposita decretazione d'urgenza una calamità sanitaria che avrebbe conseguenze incalcolabili. Ma
Restano tre giorni di tempo per vedere se ancora una volta
Ma nel frattempo incalza l'altro tema fondamentale, quello della manovra fiscale che sta massimamente a cuore della Lega e non soltanto di essa. Sta a cuore ai lavoratori e alle loro organizzazioni sindacali, alla Confindustria e alle imprese, alle famiglie, al lavoro in tutte le sue forme. Sta a cuore alle agenzie di rating, ai mercati, alle banche, all'Europa. E sta a cuore - ovviamente - a Giulio Tremonti che su quel tema e su quella politica gioca la sua credibilità e la sua carriera.
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Le differenze tra le richieste della Lega e le proposte dell'opposizione sono quelle che passano tra politica nazionale e interessi localistici.
L'opposizione vorrebbe iniziare un percorso che parta da una diversa distribuzione sociale del carico tributario.
Tremonti sembra più vicino alle tesi dell'opposizione che a quelle leghiste anche se tenda a collocare la crescita e le relative riforme che la rendano possibile in una prospettiva di tre-quattro anni. Rifugge da interventi immediati che scontentino alcune fasce sociali a beneficio di altre; è scettico su una ripresa dei consumi e non vuole dissipare risorse per obiettivi illusori.
Se vogliamo trarre una prima conclusione da questa analisi diciamo che Berlusconi, Bossi, Tremonti sono tutti e tre in una condizione di estrema solitudine politica, con una differenza: i primi due possono esser rimossi dai loro attuali incarichi senza conseguenze catastrofiche, il terzo è per ora inamovibile a meno di non far ricorso a nomi che diano all'Europa e ai mercati garanzie di tenuta e credibilità. Viene in mente Mario Monti. Purtroppo altri non se ne vedono.
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Che cosa rappresenta il caso Bisignani, esploso proprio mentre è in atto un positivo risveglio della coscienza nazionale? Il caso Bisignani è l'epilogo d'un regno, d'un costume, d'una devianza strutturale purtroppo non nuova per la società italiana.
Qualcuno ne trae argomento per suggerire la legalizzazione delle "lobbies", ma non si tratta di questo. Il sistema Bisignani non è una "lobby", non tutela alla luce del sole un interesse specifico e legittimo.
Il sistema Bisignani è la messa in comune di informazioni riservate d'ogni genere, provenienti da fonti d'ogni genere, utilizzabili per raggiungere obiettivi d'ogni genere.
Le informazioni riguardano procedimenti giudiziari, appalti, nomine nel governo, negli enti pubblici, nei giornali, nelle televisioni. Le fonti sono ministri, magistrati, uomini d'affari, faccendieri, ma anche uffici riservati dei carabinieri, dei servizi segreti e soprattutto della Guardia di Finanza.
È strano il destino di questo corpo armato dello Stato. È quello che con più tenacia e più lucidità persegue evasori e corrotti ma è quello anche che, specie nei dintorni del suo comando generale, fa parte da trent'anni di cosche e reti di malaffare.
Gli obiettivi di questa P4 sono di procurare vantaggi alle fonti.
Un'immensa massoneria che non ha neppure la forma d'una società segreta come fu
Di reati ce ne saranno una infinità e spetta alla magistratura perseguirli, ma la rete scoperchia una realtà obbrobriosa, un sistema istituzionale metastatizzato, un archivio di malefatte e di gossip di cui Bisignani è il paziente raccoglitore e il furbo custode.
Quando il potere si manifesta con queste fattezze lo schifo ti serra la gola. Il vento nuovo che spira da qualche tempo potrà, speriamolo, dissipare questi miasmi e scacciare i loschi mercanti che hanno venduto l'interesse pubblico alle cupidigie private corrompendo e deformando la democrazia, calpestando la giustizia ed elevando il privilegio a canone d'una politica.
Tutto questo deve finire.
(26 giugno 2011)
4 commenti:
E' quello che auspichiamo tutti... pardon... noi uomini e donne di buona volontà.
Felice settimana
Certo, va bene. La domanda è: come? Felice settimana a te!
Risposta: cambiando i nostri rappresentanti nel Governo che non ci rappresentano per nulla.
Con tutto il rispetto, la risposta non è molto chiara, perché per cambiare la maggioranza di Governo occorrono le elezioni politiche generali, meglio se anticipate, e una maggioranza di elettori che accordi fiducia a un Governo di centro-sinistra. Io e te siamo due, non basta. Da quello che leggo sulla stampa, e che riporto in questo blog, siamo, finalmente, sulla buona strada. Il PD ha sorpassato il PDL nelle intenzioni di voto di un sondaggio sero, è al 52%. Dopo anni di magra del consenso popolare, un primo spiraglio s'è aperto. Continuiamo a sperare.
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