venerdì 3 giugno 2011

Yemen caos: assalto al presidente "E' morto", la tv di stato smentisce

«Saleh è morto, Saleh è morto». Lo dicono le tv Sahil e Al Arabiya, lo gridano su Twitter i centinaia di attivisti che riescono a postare dalle piazze di Sanaa e Taez. Corre tutto velocissimo, nel venerdì delle preghiere e della rabbia che incendia lo Yemen, anche le notizie sulla morte del presidente, che la tv di stato si affretta a smentire. L’unica certezza è l’assalto a suon di bombe al palazzo presidenziale, un assalto in cui sono morte le quattro guardie del corpo di Ali Adullah Saleh e in cui - fanno sapere le fonti ufficiali - il leader yemenita, invece, sarebbe stato ferito, colpito di striscio mentre pregava. Fuori la piazza di Sanaa è stracolma di gente, «è tutto bloccato» racconta Amel, «sparano dappertutto, i bus non circolano più».

La tregua dopo gli scontri della notte è durata poche ore, in mattinata sono ripresi gli scontri. mentre le forze di sicurezza avrebbero - secondo attivisti - aperto il fuoco per disperdere manifestanti nella città sud-occidentale di Taiz, uno degli epicentri delle proteste contro il presidente Ali Abdallah Saleh al potere da 33 anni.

Fonti dell’opposizione hanno riferito oggi che ben
50 oppositori sono stati uccisi questa settimana negli scontri con i militari fedeli al raìs Saleh. Solo martedì si erano registrati circa 40 morti, mentre nella notte tra mercoledì e giovedi si era parlato di almeno 15 uccisi, tra cui una bambina. I combattimenti sono ripresi oggi nel quartiere di Hasaba, nel nord della capitale e roccaforte del leader degli Hashed, lo sceicco Sadeq al Ahmar, il cui clan è sceso in campo a fianco delle opposizioni e dei giovani accampati in piazza, a Sanaa e a Taez, da febbraio scorso.

Proprio a Taez, residenti affermano che le forze di sicurezza e unità della Guardia repubblicana hanno sparato in aria per impedire a decine di giovani di radunarsi nella centrale piazza cittadina, ribattezzata «della Libertà» e dove da oltre tre mesi si celebra all’aperto la tradizionale preghiera del venerdì.

Nonostante il tassativo divieto delle autorità, una folla numerosa si è riunita oggi lungo un viale di Sanaa, poco lontano dal palazzo presidenziale, in un «corteo pacifico» per ribadire la richiesta dei manifestanti: «il popolo vuole la caduta del regime!». Nella notte, nel quartiere di Hasaba, le forze governative avevano distrutto alcuni velivoli della compagnia nazionale di bandiera Yemenia e la sede di una tv privata vicina all’opposizione.

Sul piano politico, dopo che Saleh aveva ieri chiesto la ripresa della mediazione dei Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo, il segretario generale dell’organizzazione che riunisce i Paesi arabi filo-occidentali della Penisola araba, ha assicurato che i tentativi di mediare tra le parti yemenite, sospesi il 23 maggio scorso dopo l’ennesimo dietro-front del raìs, saranno ripresi.

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