di ALBERTO D'ARGENIO
"Non muoverò nemmeno un dito per difenderlo". Silvio Berlusconi non ha dubbi: il soldato Tremonti non va salvato. Anzi. Se lascia tanto meglio. E poi, è l'incauta certezza che si respira nel Pdl in queste ore, "uno che lo sostituisca lo troviamo subito".
Una convinzione granitica che Berlusconi ha già sbattuto in faccia allo stesso Tremonti. Per la precisione martedì scorso, giorno delle dichiarazioni di Marco Milanese sull'affitto pagato in contanti che hanno aggravato la posizione del superministro. Che quando, allarmato, ha chiamato Palazzo Grazioli, dall'altro filo del telefono trova un premier in formato mastino. "Dici che devo difenderti perché altrimenti ti dimetti?", gli dice adirato il Cavaliere. "Se vuoi dimettiti pure, io le tue dimissioni le accetto anche ora!". E ancora: "Non mi pare che tu in passato ti sia speso molto per difendere me".
I rapporti tra i due sono ormai ai minimi storici. Gli scontri sulla manovra, i sospetti degli ultimi mesi sulle aspirazioni del Professore di Sondrio lievitano. Ma nel governo e nel Pdl nessuno trema. Anzi, la maggior parte dei dirigenti del partito la pensa esattamente come Berlusconi. Basta scorrere le agenzie per rendersene conto. Ieri, ad esempio, a sostenere pubblicamente il ministro c'erano solo Nitto Palma, l'ultimo arrivato nell'esecutivo, e Rotondi. Si narra dell'ira del premier nel leggere che Tremonti lo accusa di averlo fatto pedinare per giustificare il suo trasloco a casa di Milanese. Tant'è che il fedelissimo Osvaldo Napoli parla di "dichiarazioni di un uomo molto preoccupato", mentre Crosetto attacca
Ecco che nelle ultime ore nell'Inner Circle del Cavaliere cade anche l'ultimo tabù: Tremonti non è più il salvatore della patria, quello che pur con tutti i suoi difetti ha garantito la tenuta della nostra economia. Oggi l'analisi è contraria. "Non mi pare che senza di lui non si possa affrontare la situazione visto che con lui le cose stanno come sappiamo", è la nuova linea dettata dal Cavaliere. E ancora: "Siamo certi che lui non sia parte del problema anziché la soluzione?". Un ragionamento accennato dal premier anche al Quirinale. Nel partito in molti mordono il freno, vorrebbero affondare subito il ministro ma l'ordine impartito dal premier è chiaro: "Non dobbiamo fare niente per difenderlo ma nemmeno per attaccarlo perché nessuno si deve assumere la responsabilità delle sue dimissioni. Devono essere una sua scelta". L'antidoto per disinnescare le temute obiezioni del Colle alle dimissioni del titolare dell'Economia nel pieno della tempesta finanziaria e la tentazione di parte della Lega di sfruttare l'uscita di scena di Tremonti per far cadere il governo. Confermano dalle parti di Via dell'Umiltà: "Tremonti va difeso tiepidamente con la consapevolezza che proteggiamo il partito e il governo, non lui".
Che il ministro sia a fine corsa lo pronosticano ormai in molti: "Mezzo parlamento chiede le sue dimissioni, l'altra metà, cioè noi, tace...", dice chi ha parlato con Berlusconi. Completa il discorso un big del governo quando dice "non sappiamo se Tremonti psicologicamente reggerà il caos nel quale è finito". Questo il clima nel Pdl, nel quale nelle ultime ore c'è più di un ministro si toglie un sassolino dalla scarpa: "Ma che bella sorpresa ci ha fatto Tremonti: sono tre anni che ci dà lezioni e ora guarda un po' cosa viene fuori su di lui...". Insomma, le grandi manovre per scaricare Tremonti sono ormai avviate.
E sono già partite le consultazioni per non farsi cogliere di sorpresa dall'eventuale passo indietro dell'uomo che da un decennio incarna la politica economica del berlusconismo. A fine settembre
(30 luglio 2011)
2 commenti:
SEMMAI CI FOSSE QUALCHE DUBBIO SUPERSTITE CHE SIAMO GOVERNATI DA IRRESPONSABILI, QUESTO ALLA LUCE DI QUANTO OGGETTO DELL'ARTICOLO APPARE DEL TUTTO FUGATO.
TANTO,SE VA A PICCO L'ITALIA LORO CONTINUANO A GALLEGGIARE, SONO DEI MAESTRI AL RIGUARDO.
Oh sì che galleggiano!
E' una legge della fisica...
Madda
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