venerdì 29 luglio 2011

«Ho commesso illeciti? Sicuramente no Ho fatto errori? Certamente sì»

Signor direttore,
Ambasciatore Romano, rispondo in questo modo anche ad una legittima pubblica richiesta di chiarimento.
Per cominciare confermo quanto ho comunicato la sera del 7 luglio scorso: "La mia unica abitazione è a Pavia. Non ho mai avuto casa a Roma. Per le tre sere a settimana che normalmente - da più di quindici anni - trascorro a Roma, ho sempre avuto soluzioni temporanee, prevalentemente in albergo e come ministro anche in caserma. Poi ho accettato l'offerta fattami dall'on. Milanese, per l'utilizzo temporaneo di parte dell'immobile nella sua piena disponibilità ed utilizzo. Apprese oggi le notizie giudiziarie relative all'immobile, già da stasera per ovvi motivi di opportunità cambierò sistemazione». Aggiungo ora quanto segue.

È vero quanto ufficialmente in atti: in contropartita della disponibilità di cui sopra, basata su di un accordo verbale revocabile a richiesta, come appunto poi è stato, ho convenuto lo specifico conteggio di una somma a titolo di contributo, pagata via via per ciascuna settimana e calcolata in base alla mia tariffa giornaliera di ospitalità alberghiera. Come facevo prima e come ora appunto faccio ogni settimana in albergo.

Aggiungo solo che all'inizio avevo pensato ad un diverso contratto, che ho poi subito escluso, per ragioni personali. Mi ritorna ora nella forma di una paradossale ironia, ma la ragione del tutto non era di convenienza economica, ma di «privacy»!

Comunque nessun «nero» e nessuna «irregolarità». Trattandosi di questo tipo di rapporto tra privati cittadini non era infatti dovuta l'emissione di fattura o vietata la forma di pagamento.
Come settimanalmente disponevo del «contante»? Dal 2001 prima, e poi dal 2008, ricevo in contanti, in modo perfettamente lecito ed ufficialmente registrato, il mio compenso da ministro, pari a circa 2.390 euro al mese. Rispetto ai «circa 4.000 euro» mensili, la differenza risulta così pari a circa 400 euro a settimana, a circa 1.600 euro al mese. Inspiegabile, impossibile, come facevo a disporne? Nel 2008, sul 2007, ho dichiarato, tanto al fisco quanto in Parlamento, un reddito annuale molto elevato. Come nei tanti anni precedenti.

È così che, pur avendo ora interrotto l'attività professionale, ho accumulato titolarità di altri redditi. È tutto tracciato e tracciabile. Anche per questo e per onestà e stile di vita non ho mai avuto bisogno di cercare ed avere benefici impropri di nessun tipo. Anche per questo ogni anno posso fare in modo di dare o devolvere in beneficenza l'equivalente di quanto mi viene corrisposto come indennità parlamentare.

Come chiudere? Ho commesso illeciti? Per quanto mi riguarda, sicuramente no. Ho fatto errori? Sì, certamente. In primo luogo, se qualcosa posso rimproverarmi, vi è il fatto di non aver lasciato prima l'immobile. L'ho fatto in buona fede, ma sarebbe stato senza dubbio più opportuno, dato che proprio questo è ora causa di speculazioni che avrei potuto e dovuto evitare. Con il «senno di poi», ripeto, ho sbagliato. Come scusante, rispetto a quelli che Sergio Romano definisce «un errore di giudizio» od «un peccato di distrazione», posso solo portare l'impegno durissimo in questi anni non facili, su tanti fronti.

Chi fa il ministro ha il dovere di rispondere alle domande che gli vengono rivolte. Credo di averlo così fatto.

Giulio Tremonti
29 luglio 2011

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Non si può che ribadire che quando sono presi con le mani nella marmellata vengono fuori versioni che definire pietose è un eufemismo.
Nella fattispecie chi poco poco legge qualche quotidiano sa che addirittura l'euro è nella morsa della speculazione internazionale (fondi privati e fondi di investimento) e che il ministro dell'Economia italiana è allo stato un 'intoccabile'. Anche se si fosse dimesso, ma non ci pensava affatto, erano dimissioni che per il solo fatto di essere state rassegnate avrebbero provocato una ulteriore tempesta finanziaria sul debito sovrano italiano ed aumentato il costo delle emissioni di titoli di Stato, necessarie per rifinanziare quelli in scadenza, altrimenti non rimborsabili, aumentando a dismisura il costo degli interessi passivi; quindi, dimissioni da respingere, ma il Nostro non ci pensava affatto a darle.
Certo è che il disastro prossimo venturo (l'insolvenza dello Stato) non è affatto scongiurato; quindi, teniamoci caro caro questo indifendibile ministro dell'Economia e speriamo.