martedì 5 luglio 2011

La7: «La rottura? Santoro voleva cambiare programma senza preavviso»

Michele Santoro pretendeva di poter modificare le puntate della sua nuova trasmissione, anche in senso profondo, senza alcun «ragionevole» preavviso. Telecom Italia Media, la società del Gruppo Telecom Italia proprietaria della rete televisiva La7, spiega, a quattro giorni dalla rottura e dopo l'invito di Mentana a fare chiarezza, in una nota le motivazioni della rottura delle trattative con il popolare conduttore televisivo replicando alle «illazioni» contenute nell`articolo de Il Fatto Quotidiano dello scorso 2 luglio che aveva invece segnalato come, nel giorno del «No» a Santoro, fosse scomparsa dalla manovra del governo una norma per il diritto di accesso a internet che avrebbe penalizzato Telecom Italia.

LA ROTTURA - Secondo TI Media «la rottura delle trattative è dovuta alla richiesta continua e perentoria effettuata dal dott. Michele Santoro di riservarsi il diritto, una volta individuato il tema della trasmissione, di modificare, anche in senso profondo, l`eventuale »premessa«, gli ospiti in studio, la scaletta, i filmati da trasmettere e quanto altro fosse necessario per gestire in totale autonomia il programma da Lui condotto, senza alcun ragionevole preavviso (erano stati concessi solo alcuni minuti). Questa richiesta, che viola le regole interne - già ampiamente rappresentate al dott. Santoro - che presiedono i rapporti con tutti i volti della rete, pone ingiustificati rischi legali di natura penale e civile (solo questi in parte manlevabili) in capo all'Editore che non si è ritenuto di correre». Quanto all'offerta definita «generosa» del direttore del telegiornale de La7 Enrico Mentana «di includere il programma del dott. Santoro nella testata giornalistica, al fine di alleviare i rischi dell`Editore» questa «è stata dallo stesso rifiutata poiché considerata «artificiosa».

LA NOTA - Ma Telecom Italia Media vuole sgombrare il campo anche dalle ipotesi di un collegamento fra quanto previsto nella «finanziaria» e la decisione di TI Media di interrompere le trattative. Confermando «che le opinioni delle parti sulla gestione operativa dei rapporti fra l'Autore e l'Editore, così come rappresentato in precedenza, sono risultate inconciliabili ben prima che fosse emessa la bozza di «finanziaria», dunque - sottolinea il gruppo controllato da Telecom Italia - le illazioni formulate da Il Fatto Quotidiano sono prive di fondamento reale». D'altronde, secondo Telecom Italia Media, già nel corso della presentazione del palinsesto autunnale di LA7, svoltasi il 23 giugno scorso, l'Amministratore Delegato di Telecom Italia Media Giovanni Stella, con riferimento alle trattative con il dott. Santoro, aveva dichiarato testualmente che »La trattativa con Santoro è ancora in corso. Trovare un accordo con Santoro non è facile perché è un autore e volto di rete che ha un suo pregio molto importante e che quindi vuole avere delle tutele e delle caratteristiche proprie. Dal punto di vista economico non ci sono problemi […] Stiamo discutendo altri temi del contratto. Credo che presto usciremo con un annuncio per verificare se abbiamo poi effettivamente trovato questo accordo oppure no».

SANTORO A MENTANA - «Come è noto, Enrico Mentana non si è mai incatenato per la libertà di informazione. Anche quando aveva promesso di farlo. Pur nutrendo nei suoi confronti una enorme stima professionale, ritengo che abbiamo nei confronti del potere (economico, politico ed editoriale) atteggiamenti molto distanti. Il che ci rende diversamente liberi». Michele Santoro, in un intervento pubblicato su Il Fatto Quotidiano, replica alle interviste di sabato del direttore del TgLa7 Enrico Mentana, secondo cui «Santoro chiedeva assoluta libertà, ma qualsiasi giornalista non può dire o scrivere quel che gli pare. Esistono obblighi di legge». «Le sue dichiarazioni - sostiene Santoro - fanno intendere che io avrei richiesto all'editore una libertà illimitata e irresponsabile. Siccome non è così, non capisco per quale ragione egli voglia assumere il ruolo di chi nasconde o vela con le sue interpretazioni il conflitto d'interessi». «Il problema di Timedia - prosegue il giornalista - non è stato quello di assumersi la responsabilità di ciò che andava in onda, ma proprio quello di non assumersela perfino dal punto di vista legale, riservandosi di interferire nell'esercizio dell'attività giornalistica, che è autonoma per statuto e vede prevalere il diritto e il dovere di cronaca».

Redazione online
03 luglio 2011

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