AMEDEO
Il «partito degli onesti» di Angelino Alfano un segnale vuole cominciare a darlo e potrebbe arrivare proprio sulla richiesta di arresto che pende su Alfonso Papa per l’inchiesta P4. Nella testa del nuovo segretario si fa strada infatti l’ipotesi di lasciare libertà di coscienza al momento del voto in aula. Ma è per il momento una strada in salita perché una robusta falange di deputati vuole rigettare la richiesta della magistratura ravvisando il fumus persecutionis nei confronti del loro collega. «Nessuno può dare una linea», sostiene Francesco Paolo Sisto, relatore Pdl in Giunta per le autorizzazioni che si riunirà domani. «I deputati verranno dettagliatamente informati sulla vicenda, senza informazioni deviate sulla stampa in questi giorni. Cercheremo di dare informazioni chiarimenti e motivazioni corrette in modo che poi ciascuno possa decidere in modo autonomo».
Anche gli altri componente Pdl della Giunta la pensano come Sisto. Enrico Costa per esempio è convinto che la richiesta della misura cautelare sia scattata perché si tratta di un parlamentare di cui si teme il pericolo di fuga: «Noi non siamo chiamati ad esprimere una valutazione etica e morale sui comportamenti di Papa, ma se c’è il fumus persecutionis e in questo caso non ho dubbi che ci sia». Il discorso di Alfano sul «partito degli onesti» trova in questa vicenda il suo primo vero banco di prova. Tuttavia una buona parte del Pdl ritiene che quel discorso vale per il futuro, non per i casi contingenti e di attualità. E che la libertà di coscienza ha senso solo quando si tratta di votare su temi etici. Per il nuovo leader è una bella grana che si va ad aggiungere alle molte altre che stanno mettendo sotto stress la maggioranza.
«Del resto - dicono - non ha mai fatto parte del nostro partito e la sua candidatura a parlamentare è stata suggerita da Bisignani». Insomma, dentro il partito di Berlusconi è in corso una discussione animata. Il problema potrebbe essere risolto se fosse Papa a togliere il disturbo e a dimettersi. Sono stati fatti dei tentativi per convincerlo, ma lui è irremovibile. «Io andrò in Giunta e spiegherò che è tutta una montatura mediatica e giudiziaria nei miei confronti. Sono innocente e non ho intenzioni di dimettermi». La libertà di coscienza potrebbe risolvere il problema. Lo stesso Ignazio
Ma per Berlusconi è difficile mollare Papa senza passare per un novello e poco credibile giustizialista, dopo avere detto tutto il male possibile sui magistrati, le intercettazioni e la macchina del fango. Il premier però potrebbe trovarsi il gruppo di Montecitorio spaccato al momento del voto in aula: se si dovesse votare a scrutinio segreto il rischio diventerebbe molto alto. Anche in Giunta gli equilibri non lo lasciano tranquillo. E’ vero che Pdl più Lega, Responsabili e uno del Misto portano la maggioranza quota 11 contro 10. Ma
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