giovedì 21 luglio 2011

Napolitano: basta scontri politica-toghe

«Vanno evitate condotte che creino indebita confusione di ruoli e fomentino l'ormai intollerabile, sterile scontro tra politica e magistratura». Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Quirinale, si rivolge ai nuovi magistrati in tirocinio. «Non spetta al Capo dello Stato suggerire o valutare disegni di riforma della giustizia, che sono prerogativa del parlamento nella sua dialettica tra maggioranza e opposizione e nella ricerca di qualificati rapporti esterni a fini di ampia condivisione», ha detto il Presidente ricordando che «ciò cui dobbiamo mirare tutti assieme è un recupero di funzionalità, e insieme di razionale e limpido profilo, del sistema».

INTERCETTAZIONI - Il Presidente Napolitano è tornato a stigmatizzare «l'intollerabile scontro tra politica e magistratura», proprio il giorno dopo che la maggioranza dei deputati ha detto sì all'arresto dell'onorevole del Pdl, Alfonso Papa. E ha rivolto un forte richiamo ai magistrati affinchè facciano «un uso sapiente ed equilibrato dei mezzi investigativi bilanciando l'esigenze del procedimento con la piena tutela dei diritti costituzionalmente garantiti». Nel suo intervento al Quirinale davanti alla platea di magistrati tirocinanti ha detto: «Il discorso vale in specie, per le intercettazioni cui non sempre si fa ricorso - come invece insegna la Corte di Cassazione - solo nei casi di assoluta indispensabilità per le specifiche indagine e delle quali viene poi spesso divulgato il contenuto pur quando esso è privo di rilievo processuale», ha detto ricordando che può essere lesivo della «privatezza dell'indagato, o ancor di più, di soggetti estranei al giudizio».

PRINCIPI ELEMENTARI - Per Napolitano, il rispetto di elementari principi e la capacità di calare le proprie decisioni nella realtà del Paese possono impedire o almeno attenuare attriti e polemiche tra politica e giustizia. Principi che il presidente ha elencato e ribadito: «Non posso che ribadire con forza l'invito che ho formulato negli scorsi anni a evitare l'inserimento nei provvedimenti giudiziari di riferimenti non pertinenti o chiaramente eccedenti rispetto alle finalità dei provvedimenti stessi - ha insistito - così come l'invito a usare il massimo scrupolo nella valutazione degli elementi necessari per decidere l'apertura di un procedimento e, a maggior ragione, la richiesta o l'applicazione di misure cautelari».

L'IMMAGINE DEL MAGISTRATO - Nell'intervento rivolto ai magistrati tirocinanti Giorgio Napolitano, ha rivolto un pressante appello a evitare personalismi e a essere imparziali rispetto all'immagine del magistrato, evitando tra l'altro incarichi politici presso le proprie sedi. «Fin dal 2007», ha ricordato il capo dello Stato, «ho invitato i magistrati a ispirare le proprie condotte a criteri di misura e riservatezza, a non cedere a fuorvianti esposizioni mediatiche, a non sentirsi investiti di improprie ed esorbitanti missioni ad non indulgere ad atteggiamenti protagonistici e personalistici che possono mettere in discussione l'imparzialità dei singoli, dell'ufficio giudiziario cui appartengono, della magistratura in generale». Per esempio, ha chiarito, questo accade «quando il magistrato si propone per incarico politici nella sede in cui svolge la sua attività oppure quando esercita il diritto di critica pubblica senza tenere in pieno conto che la sua posizione accentua i doveri di correttezza espositiva, compostezza, riserbo e sobrietà». Per Napolitano, «l'affermazione e il riconoscimento del ruolo dei magistrati non può prescindere dal rispetto dei limiti che, di per se stesso, tale ruolo impone. Il magistrato deve assicurare - in ogni momento, anche al di fuori delle sue funzioni - l'imparzialità e l'immagine di imparzialità su cui poggia la percezione che i cittadini hanno della sua indipendenza e quindi la loro fiducia». Dopo la cerimonia con i nuovi magistrati in tirocinio il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è intrattenuto per una decina di minuti a colloquio con il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e il vicepresidente del Csm, Michele Vietti.

Redazione online
21 luglio 2011

2 commenti:

ilgorgon ha detto...

ma napolitano ci fa o ci è? eppoi è lui il capo dei magistrati...così continua a legittimare questi banditi che stanno al governo affossando ancora di più quei poveri magistrati con la schiena dritta...

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Nè nè l'altro. Bisogna conoscere un po' di diritto costituzionale per capire.