Salvatore Parolisi è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del gip Carlo Calvaresi nell'interrogatorio di garanzia che si è svolto nel carcere di Marino del Tronto, dove mercoledì è stato recluso per l'omicidio della moglie, Melania Rea. Il gip Calvaresi e il pm Umberto Monti hanno lasciato la casa circondariale di Ascoli Piceno dopo solo 45 minuti dalla loro entrata.
CUSTODIA CAUTELARE - Il gip ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Salvatore Parolisi, come chiesto dalla procura di Ascoli Piceno, perché «le osservazioni e le conclusioni del pm, correttamente e logicamente motivate, sono condivise e fatte proprie da questo Gip». Sull'esigenza della custodia in carcere per il marito di Melania Rea «la valutazione di questo Gip - si legge nelle conclusioni dell'ordinanza - non può discostarsi da quella del pm richiedente, fondata su argomentazioni corrette sotto il profilo logico e giuridico e su elementi di fatto non revocabili in dubbio», e quindi il gip concorda con il pm che teme, per Parolisi, il pericolo di inquinamento probatorio e quello di reiterazione del reato.
L'ATTO DI ACCUSA - Secondo il Gip Calvaresi, l'assenza di segni significativi di «lotta, trascinamento, apprensione e immobilizzazione della vittima in vita, nonché l'assenza di segni di pianto» dimostrano che Melania ha raggiunto il luogo dell'omicidio «volontariamente, senza accennare alle reazioni e/o ai gesti di disperazione che conseguono naturalmente ad un sequestro, e comunque alla conduzione in un determinato luogo contro la propria volontà». Anche questo elemento tira in ballo Parolisi: Chi se non lui «poteva avere l'occasione ed il modo di condurre la donna, senza costrizioni di sorta, presso il Chiosco della Pineta a Ripe di Civitella?», anche visto il carattere «diffidente e timoroso» di Melania. Inoltre, spiega il Gip, Salvatore Parolisi ha «una buona conoscenza del luogo per motivi connessi alla sua attività di istruttore dell'Esercito ed inoltre può ben essere a conoscenza dei percorsi e degli orari opportuni per evitare di essere visto da eventuali sentinelle poste a presidio del vicino poligono di tiro».
LE TRACCE BIOLOGICHE - Quanto alla presenza di tracce biologiche di Parolisi nei tamponi della regione labiale e dell'arcata dentaria di Melania, emersa dall'autopsia, «indice di un bacio o di cellule cutanee da contatto ragionevolmente avvenuto poco prima del decesso, o comunque dopo il pranzo, evidenzia che Parolisi - ragiona il gip - si è baciato con la moglie, oppure ha avuto un contatto cutaneo con la bocca della moglie, nell'intervallo intercorrente tra il pranzo (ore 13.30 circa del 18/04/2011) e la morte della donna (entro le 15.30 circa del 18/04/2011). È ragionevolmente presumibile che detto «contatto» sia avvenuto proprio a ridosso dell'ora della morte, poiché non sarebbe pensabile che dalle 13.30 (ora del pasto) la vittima non abbia più deglutito e non si sia più passata la lingua tra le labbra». Dunque, per il gip, un bacio o un contatto tra la bocca della vittima e la cute del marito «va temporalmente collocato nell'imminenza della morte».
GESTO SIMBOLICO- Fondamentale l'elemento dell'anello di fidanzamento, regalato dal marito a Melania, che è stato rinvenuto in terra, a breve distanza dal cadavere: «Detta circostanza plausibilmente dimostra - scrive il gip - che la vittima può avere avuto un gesto di stizza, conseguenza di un'accesa discussione, verso l'altra persona presente nell'occorso. Ma proprio il valore simbolico dell'oggetto in terra indica che la persona con cui Melania Rea stava discutendo era il coniuge, e che la causa della discussione va ricondotta a vicende che comunque incidevano sul rapporto di coppia e sul matrimonio».
DUE IPOTESI - Due le possibili ricostruzioni della discussione tra i coniugi avanzate dal Gip. La prima vede la lite, «culminata inizialmente in un gesto di stizza della donna che getta in terra l'anello di fidanzamento, in un successivo momento decanta e si spegne con un atto di 'riappacificazione" (o almeno così ritenuto dalla sventurata vittima) consistito in un bacio e nell'offerta di un rapporto intimo al marito, per suggellare detta "tregua" o per far capire all'uomo la propria volontà di proseguire comunque il rapporto matrimoniale. A questo punto - si legge nell'ordinanza - la proditoria aggressione omicida con arma da taglio può essere stata determinata da una insana reazione incontrollata dell'uomo, che non ha saputo gestire psicologicamente le due "pressioni" contrapposte: quella di Ludovica da un lato e quella di Melania, dall'altro». La seconda ipotesi, «altrettanto plausibile in base agli elementi accertati», è quella in base alla quale «il gesto di stizza può aver seguito il gesto del contatto labiale ed il denudamento spontaneo, ciò implicando che la donna, nel tentativo di tenere ancora legato a sé il Parolisi, potrebbe essersi offerta lui, denudandosi e baciandolo ed in tal modo superando il suo elevato senso di pudore; vista poi l'inutilità di tali profferte per la resistenza o il disinteresse del marito, avrebbe potuto gettare in terra l'anello di fidanzamento. Nel corso di tale fase litigiosa - ipotizza il gip - potrebbe essersi verificata la proditoria aggressione omicida, mentre la donna volgeva le spalle, stizzita, al marito». «In entrambe le ipotesi - ragione il gip - potrebbe sussistere una variabile interpretativa, nel senso che il "contattò tra le labbra della vittima e la cute del Parolisi potrebbe implicare non un bacio, ma una mano posta sulla bocca della donna, per evitare le urla, durante la fase dell'aggressione, ed in particolare durante il tentativo di sgozzamento».
Redazione online
20 luglio 2011
3 commenti:
Per me è omicidio premeditato aggravato dal vincolo matrimoniale e dalla efferatezza e crudeltà dell'azione omicida (30 coltellate con arma da guerra): ERGASTOLO con isolamento diurno per almeno tre anni!
Sono daccordo con te!!! ....30 coltellate non son mica bruscolini...io una volta messo in carcere d'isolamento.....butterei la chiave della cella !! :)
Baciotti by Pixia!! :)
Buttare la chiave non si può, ma con una condanna all'ergastolo, prima di avere la possibilità di ottenere la liberazione condizionale devono passare almeno 26 anni di detenzione e di totale buona condotta ed effettiva partecipazione all'opera di rieducazione.
Il soggetto non promette niente di buono e in questo dal carcere esce solo morto.
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