giovedì 28 luglio 2011

Processo lungo, il governo ha fretta E in Senato pone la fiducia sul ddl

Il governo ha posto al Senato la questione di fiducia sul ddl del cosiddetto "processo lungo". Si tratta del procedimento che consente di allungare a dismisura i testi a difesa. Lo ha annunciato in Aula il ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito. la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama ha stabilito che la fiducia al ddl si voterà domani mattina intorno alle 10, con la prima chiama dei senatori. Alle 9 cominceranno le dichiarazioni di voto.

Non si fa attendere il commento dell'Associazione nazionale magistrati. "Processo lungo significa non arrivare mai a sentenza - scrive in una nota il presidente Luca Palamara - questo provvedimento è dettato dall'esigenza di risolvere situazioni particolari e non porta ad alcun miglioramento dell'efficienza del processo".

Le opposizioni reagiscono.
Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, chiede al neoministro della Giustizia Nitto Palma di presentarsi in Aula per spiegare il perché di una simile accelerazione. "Assolutamente ingiustificata - afferma l'esponente dei democratici - non si spiega se non con la necessità di salvare il presidente del Consiglio da uno dei suoi tanti processi. È una cosa inaccettabile. E tutto questo avviene nel silenzio più totale e nel totale asservimento della Lega ai bisogni del presidente del Consiglio". Finocchiaro denuncia soprattutto l'infelice tempistica del provvedimento parlando di "maggioranza di irresponsabili", "in una situazione del Paese gravissima, testimoniata anche oggi dalle notizie sulla Borsa in cui servirebbe un clima politico positivo e costruttivo".

"Vergogna", afferma il presidente dei democratici
Rosy Bindi, puntando il dito contro "un'altra fiducia per approvare l'ennesima norma ad personam" da parte di "un governo sfiduciato dagli italiani, bocciato dalle parti sociali e dai mercati, incapace di affrontare le vere emergenze dell'Italia". "E mentre i giornali del premier - prosegue Bindi - si scatenano contro la casta, si umilia il Parlamento, si aggirano la Costituzione e i richiami del presidente della Repubblica a un corretto rapporto tra le istituzioni"

E' un governo "distaccato paurosamente dai problemi veri del Paese", attacca il leader Udc Pier Ferdinando Casini. "Noi chiediamo al governo di occuparsi non dei processi lunghi o brevi, ma di impegnarsi per dare ossigeno vero all'economia italiana con un provvedimento per la crescita". Francesco Rutelli, leader di Alleanza per l'Italia, nel suo intervento al Senato ricorda l'atteggiamento delle opposizioni sulla manovra economica, sul dl di rifinanziamento delle missioni all'estero, improntato al "senso di responsabilità, al senso delle istituzioni, al sentimento di coesione nazionale". La risposta del governo, denuncia Rutelli, è la fiducia "sull'ennesima leggina ad personam". E di fronte a questo, si chiede il leader di Api, "nessuno dalla maggioranza si alza per dire 'torniamo alle priorità', parliamo della crisi, dello spread tornato a livelli altissimi, delle riforme necessarie al Paese?".

Per l'
Italia dei Valori, la senatrice Patrizia Bugnano entra nel merito denunciando come in Commissione sia stato "stravolto il condivisibile testo licenziato dalla Camera". "L'emendamento Mugnai - spiega - stravolge la ratio dell'art. 238-bis del Codice di procedura penale rendendo di fatto illimitata la durata del processo. La norma così modificata, per giunta, si potrà applicare ai processi che, pure iniziati, non si siano ancora conclusi in primo grado. La Corte Costituzionale, nel 2009, ha evidenziato come la tutela delle parti sia già garantita dall'attuale sistema procedurale. Allora, non sarà che l'interesse che si persegue con il ddl sul processo lungo è quello di fornire a un unico imputato lo strumento per affossare il suo processo e sferrare alla giustizia l'ennesimo colpo, forse mortale? Per caso quest'unico cittadino si chiama Silvio Berlusconi e il processo in questione è, magari, quello Mills?".

Antonio Di Pietro chiama in causa direttamente Palma che "nel suo primo giorno da ministro si è reso complice di azioni a tutela della criminalità e non della giustizia". "Queste norme - sottolinea il leader Idv - permettono a Berlusconi di aggiustare i suoi processi e impediscono alla giustizia italiana di funzionare". E richiama l'attenzione anche sul fatto che attraverso il ddl viene colpita la norma varata all'indomani della strage di Capaci con la quale veniva fatta salva l'acquisizione delle sentenze definitive, "di modo che, anche nei processi di mafia, si potrà riaprire all'infinito la lista dei testimoni. Di fronte a tale scelleratezza non resta che la mobilitazione di massa, costi quel che costi".

(28 luglio 2011)

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