sabato 2 luglio 2011

Qual è l’idea di Roma di Alemanno?

di Luigi Zanda*

La tragica vicenda di Alberto Bonanni, picchiato a sangue e ridotto in fin di vita nel centro storico di Roma, ha nuovamente attirato l’attenzione sul fondamentale tema della sicurezza sul quale, è bene ricordarlo, il sindaco Alemanno nel 2008 (con tecnica mascalzonesca ) ha fondato gran parte della sua fortuna elettorale.

La violenza al rione Monti è un fatto gravissimo, ultimo di una lunga serie di aggressioni, stupri e rapine. Sono convinto che tra i tanti fattori che favoriscono la violenza uno dei principali sia la disgregazione civile, sociale e morale di una comunità. A Roma la questione sicurezza è strettamente connessa a una precisa domanda alla quale il sindaco Alemanno non ha mai risposto: qual è la sua idea di Roma? Qual è il suo impegno per le periferie? Qual è il suo progetto, se ne ha uno, per la preservazione e manutenzione di quel grande “museo a cielo aperto” che è il centro di Roma?

Roma ha un centro storico che racchiude un immenso reticolo di tesori artistici: palazzi, monumenti, strade, vicoli, basiliche, chiese. Ma è anche un luogo dove tanti romani vivono e lavorano che, come dimostra la cronaca odierna, è giunto a un livello di degrado definibile con una sola parola: inaccettabile.

Nessuno chiede ad Alemanno di fare quello che, con ogni evidenza, non è alla sua portata. Ma i romani hanno il diritto di sapere quali sono le sue idee e i suoi progetti per il presente e per il futuro della città, quante risorse vuole impegnare, quanto tempo gli serve per conseguire risultati visibili.

Negli ultimi tre anni i romani hanno assistito a una vera e propria trasformazione (in peggio) del carattere urbanistico e architettonico della città. Il centro, cuore nevralgico della Capitale, si sta progressivamente trasformando in un suk dove dominano disordine, anarchia e, spesso, illegalità. Capita a chiunque, purtroppo anche ai tantissimi turisti, di imbattersi in decine e decine di baracchini di ambulanti, ben posizionati davanti ai principali monumenti della città attrezzati come veri e propri supermarket. Nascono come funghi ristoranti, gelaterie e pizze a taglio al posto di esercizi storici che vantavano una lunga tradizione. Aprono ovunque botteghe senza arte né parte, accomunate solo dal cattivo gusto della merce che espongono: tutti le stesse, identiche schifezze. Il centro di Roma cambia (anzi, ha già cambiato) il suo profilo, la città diventa impersonale e perde l’anima. Il suo carattere di comunità solidale e amichevole si sta lentamente spegnendo per responsabilità più che dei romani, dell’amministrazione che li governa.

Nella sua storia, Roma è sempre stata una grande capitale mondiale dell’accoglienza. Un’accoglienza di qualità che, fino a ieri, ha saputo preservare, pur tra mille difficoltà, un tessuto urbano e monumentale che è l’orgoglio dell’intera nazione. Se il Sindaco non ha chiaro che cosa deve fare per il bene di Roma, dedichi il suo tempo alla crisi del Popolo delle Libertà e dichiari il suo fallimento come amministratore.

*Senatore Pd

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