di Carlo Fusi Pochi giorni fa lanciò l’ennesima richiesta al Pdl per un sussulto antiberlusconiano anche sotto forma di un governo presieduto da Roberto Maroni. Le reazioni sono state negative, sia da parte della maggioranza che dell’opposizione. Con un po’ di crudeltà, si potrebbe partire da qui. E chiedere se tanta indifferenza è perché la proposta è sbagliata oppure perché chi la esprime non è credibile... Ma poiché alle cattiverie è abituato, Gianfranco Fini non ci casca: «Nessuno mi ha dato retta? Mah, purtroppo me lo aspettavo. Avevo indicato quella che per me è l’unica via d’uscita ma al tempo stesso ero perfettamente cosciente che all’interno del Pdl nessuno avrebbe avuto consapevolezza dell’urgenza di dar vita al dopo Berlusconi. Però la realtà non cambia, ha la testa dura. Tutti avvertono la necessità di superare l’attuale governo perché inadeguato, anche se all’interno del Pdl nessuno ha la forza di fare il passo necessario». E così, presidente, voi dell’opposizione continuate ad abbaiare alla luna, a chiedere dimissioni che non arrivano. Frustrante, no? «Guardi, da che mondo è mondo una minoranza è tale perché in Parlamento ha qualche numero in meno della maggioranza. E quindi non è mai accaduto che sia l’opposizione a determinare un cambiamento: il cambiamento c’è sempre quando è all’interno della maggioranza che matura la consapevolezza di dove voltare pagina». Che non c’è. Appunto. «Non c’è la volontà o forse il coraggio, anche se forse è un termine improprio, per dire in pubblico quel che tantissimi sussurrano in privato. In tantissimi sono coscienti che quando Berlusconi sostiene che il governo è più forte di prima si tratta di una propaganda alla quale non crede più nemmeno lui. Tuttavia tra l’avere coscienza e l’agire con iniziative conseguenti, c’è di mezzo il classico mare». Significa che gli italiani che adesso vanno in ferie a settembre ritroveranno un Paese che sta peggio di adesso? «Purtroppo ci troveremmo tutti in una situazione peggiore dell’attuale, peraltro già gravissima. E proprio a causa della sostanziale insensibilità, in primis di Berlusconi e di conseguenza dei suoi ministri, di comprendere la realtà. Faccio l’esempio più evidente. A mia memoria non è usuale che le parti sociali tutte, a parte la Uil, con un documento unitario chiedano alla politica, e dunque in primo luogo al governo, di tenere i conti pubblici sotto controllo, di adottare misure per stimolare la ripresa. Ed è altrettanto inusuale che il governo faccia finta di nulla. E nonostante la richiesta delle opposizioni...». Ecco, appunto. Le opposizioni chiedono che il governo venga in aula a riferire sullo stato dell’economia prima della pausa estiva. Lei come presidente della Camera cosa risponde? «Che è una richiesta che ritengo più che legittima. Alla quale però per ora il governo replica che preferisce andare in ferie. Ho convocato i capigruppo per martedì, ma già nella riunione della settimana scorsa il problema è stato posto. Tutti sanno che non è potere del presidente della Camera o del Senato convocare il governo: è il governo che decide liberamente se venire o no in aula. A mio avviso è indispensabile che il governo venga a dire come giudica il documento delle parti sociali, o come valuta la complessiva situazione economica del Paese. Ma se il governo si dimostra del tutto insensibile, se Berlusconi continua col ritornello che va tutto bene, abbiamo la riprova di una sostanziale irresponsabilità dell’esecutivo». E lo scenario per il dopo Berlusconi che lei sollecita non cambia: niente elezioni bensì un nuovo governo guidato da un esponente della vecchia maggioranza fino al 2013. «Sì. Proprio perché non si interrompe in modo traumatico la legislatura, ritengo giusto che sia la maggioranza che ha vinto le elezioni ad indicare al capo dello Stato il nome del candidato premier. La cosa fondamentale per l’interesse nazionale è di non continuare a perdere tempo con un governo che galleggia». A suo avviso Giulio Tremonti, da più parti indicato come l’esponente più adeguato a succedere a Berlusconi, alla luce delle vicende emerse: affitto casa, sospetti di essere spiato eccetera, si deve dimettere o no? «Sono vicende - e penso anche ai rapporti con Marco Milanese - che certamente vanno chiarite perché se Tremonti dice che si sentiva controllato o addirittura spiato ha il dovere di dire da parte di chi. Non ha precedenti che un ministro dell’Economia dica cose del genere». Insisto: si deve dimettere o no? «E’ un problema che attiene esclusivamente alla sua coscienza». La sua, presidente Fini, cosa suggerisce? «Mah, cosa vuole, viviamo in un Paese dove non si dimette un ministro come Saverio Romano, che deve rispondere di vicende più gravi... Al di là della questione Tremonti, a mio parere il problema è il degrado che riguarda complessivamente il mondo della politica. E la risposta del ceto politico dovrebbe essere meno isterica, minimalista o autoassolutoria». Fli voterà a favore della richiesta di arresto di Milanese? «Ritengo largamente probabile che si comporterà come per Papa». Riguardo la polemica tra Bossi e il Quirinale sullo spostamento dei ministeri, lei ha detto di avere l’impressione che il leader lumbard giochi una partita diversa da quella di Berlusconi. Esattamente quale? E a qual fine? «Nell’intervento che mi valse la cacciata dal Pdl indicai due criticità: la situazione dell’economia, assai meno da Mulino Bianco di quel che sosteneva Berlusconi; e la presa sul governo da parte del Carroccio che avrebbe finito per diventare insostenibile. Quel che temevo ora è sotto gli occhi di tutti, a partire dall’assurda richiesta di spostare i ministeri. La Lega agita temi simbolici per la pancia dell’elettorato leghista per coprire il fallimento delle promesse, a partire dalla riduzione del fisco e dal federalismo. Si smarca su temi che pensa siano popolari nel suo elettorato. Ma è tutto da vedere». Beh, non è che a proposito di consensi Fli possa gridare d’entusiasmo... «Guardi, era previsto che alle amministrative non avremmo avuto, per mille ragioni, grandi risultati. Ma resto convinto che più passano i mesi, più nell’elettorato moderato sarà evidente che il Pdl, soprattutto in virtù del rapporto così stretto che ha con la Lega, sta tradendo gli ideali e i valori del centrodestra. Se il centrodestra è Nazione, legalità e meritocrazia mi chiedo: quali di questi tre valori è stato rispettato dal governo Berlusconi-Bossi?». |
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