“PER NOI ERA SOLO QUELLA DEL COLORADO CAFÈ”. POI SUGGERISCE LE DIMISSIONI DEL PREMIER. DI MATTINA NEGA
di Silvia Truzzi
Un errore è tanto più pericoloso quanta più verità contiene”, scrive Amiel. In questo genere di sbaglio, inguainato in una delle sue leggendarie camicie, è incappato il pio governatore della Lombardia. Che mercoledì sera, round midnight, a fine cena, è passato a salutare i giornalisti, incontrati per caso nello stesso ristorante. Al Basilico eravamo una decina, tra colleghi della carta stampata, siti web e tv. Roberto Formigoni si avvicina, non si siede, ma s’intrattiene una mezz’ora scarsa e ci racconta, senza farsi pregare, le sue opinioni su Napolitano, sul calciomercato, sulle amiche del premier, sul governo, su se medesimo (l’ego non difetta). Versione del governatore della Lombardia: “Silvio Berlusconi è ancora una risorsa. Ha capacità di leadership e il governo ha la forza, la capacità e il dovere di andare avanti fino alla scadenza della legislatura. Berlusconi poi ha governato molti anni e nel 2013 sarà lui a decidere. Il solo pensiero di sue dimissioni in un momento così complesso della politica e dell’economia internazionale è fuori di ogni razionalità e procurerebbe gravi danni al Paese. La mia ambizione, che è anche il mio dovere, è quella di contribuire al processo di rinnovamento del mio partito, ancorandolo sempre più alla nostra base elettorale e ai valori del Ppe. Non mi candido a leader del governo. Ho una certa considerazione di me stesso ma oggi il presidente del consiglio è uno dei lavori più ingrati”. Di seguito, quello che veramente ha detto nella notte riminese, salvo smentirlo una manciata di ore dopo, fedele al motto kantiano “il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”. Di Berlusconi: “Il centrodestra può vincere le prossime elezioni politiche a patto che entro Natale Berlusconi faccia un discorso a reti unificate per annunciare che non intende ricandidarsi. Se lui facesse questo gesto raccoglierebbe l’approvazione di molti nostri elettori. Io non posso pensare di “farlo fuori”: pugnalare Silvio sarebbe come pugnalare un padre anche se Berlusconi non è un padre per me. Ma qualsiasi altra ipotesi, che non preveda il ritiro di Berlusconi e lo svolgimento di una consultazione nel partito per scegliere il prossimo candidato premier, finirebbe per consegnare l’Italia al centrosinistra”.
POI GLI ABBIAMO chiesto di questioni di sua diretta pertinenza, tipo la consigliera dentale Nicole Minetti: “La sua elezione ci ha danneggiato più del caso Ruby. Perché in fondo la gente pensa che ognuno a casa sua può fare quello che gli pare. Ma l’idea che lo stipendio della Minetti lo pagano i contribuenti fa arrabbiare i cittadini. Chi poteva immaginare che la candidata alla Regione non era solo una protagonista di Colorado Cafè?”. Né lui né noi, è vero: ma essere una soubrette di per sé non dovrebbe far curriculum per entrare nel parlamento regionale... A questa osservazione Formigoni alza le spalle, sorride, ammicca, parla della solita innocua raccomandazione. E alla domanda se potrebbe essere lui uno dei candidati alla premiership, s’illumina e ci confida, con aria complice: “Ho fatto dei sondaggi e ho scoperto di essere forte nel nord e abbastanza forte nel sud, mentre, paradossalmente, sono più debole nell’ex Stato Pontificio”. Poi comincia a parlar di sé in terza persona (è vero): “Formigoni ha sempre preso migliaia di voti, molti più di Cl”. Ma un collega obietta che forse al sud non è così popolare come crede. E allora risponde: “Sono stato capo del Movimento popolare per dieci anni. Formigoni terrà sempre conto del sud, è un cattolico. E poi l’importante è che al sud tengano conto di lui”. Ce n’è anche per Napolitano (domenica il Presidente ha inaugurato il meeting con un intervento che non era proprio una carezza al governo): “Ha fatto un bel discorso ma poteva farlo ovunque, anche alla festa dei Carabinieri. A noi piace che chi viene qui accetti di confrontarsi con la nostra storia e la nostra identità. E’ una condizione che abbiamo imposto a Spadolini - era la seconda edizione del meeting - quando al primo presidente del Consiglio laico della Repubblica chiedemmo di misurarsi con noi su temi nostri”.
SALUTI, convenevoli e arrivederci: Formigoni se ne va. E naturalmente chi può, perché il giornale è ancora aperto, manda immediatamente il pezzo. Così verso l’una e 20 le dichiarazioni di Formigoni sono online sulinkiesta.it e la mattina dopo nella seconda edizione di Repubblica, a pagina 14 . Che succede allora? Che Formigoni si precipita a telefonare al quasi padre B, con cui - ci tiene a precisare - “ha un rapporto ottimo e abbondante”. E gli racconta l’incidente: “Silvio, è successo a me quello che accade pure a te con i giornalisti... ”. Poi riconvoca i cronisti per dare “un’aggiustatina” alle sue esternazioni: “Non è un articolo di Repubblica che può pretendere di stravolgere le mie posizioni. Il mio pensiero su Silvio Berlusconi, il Pdl e sulle mie aspirazioni è molto chiaro e ho avuto modo di spiegarlo in alcune interviste e dichiarazioni ufficiali”.
Le verità notturne alla luce del sole hanno tutt’altro colore. Una cosa che succede anche nella Città vecchia di De André: “Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone / quella che sola ti può dare una lezione / quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie / quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie”.
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