sabato 27 agosto 2011

La follia del Pd


LUCA TELESE

Ogni tanto ci sono dei lettori che mi dicono: “Siamo d’accordo con tante cose che dici, ma non quando parli male del Pd!“. Io ribalto sempre questo assunto così: non mi sentirei credibile quando critico la destra, se non fossi altrettanto severo quando critico la sinistra. Anzi, lo sono di più, proprio perché é la parte che mi é vicina, per storia e per cultura politica. Sui giornali di questi giorni ci sono due esempi osceni, e abbastanza eloquenti degli errori fatali e del modo di fare politica che spianano la strada alla vittoria del centrodestra.

La Cgil della Camusso – grazie alla pressione della Fiom – fa una cosa giusta e proclama uno sciopero generale contro la finanziaria più iniqua del mondo? In un paese normale il principale partito di opposizione dovrebbe applaudire la segretaria della Cgil e sostenerla nella sua battaglia. Ma siccome abbiamo un gruppo dirigente miserabile, pauroso ed autoreferenziale, ecco che nel Pd inizia l’autoflagellazione masochistica: un documento di dirigenti che criticano la Cgil, una intervista di Marini che si dice turbato e sorpreso per lo sciopero (poverino), un segretario che non sapendo che pesci pigliare ritorna al suo atteggiamento classico: il ma-neanche. Morale della favola: il Pd, invece che sostenere lo sciopero lo boicotta. Perché, vi chiederete voi? Sono pazzi? Forse.

Ma la realtà é che quel partito, anzi, i suoi dirigenti, avendo come elemento strutturale il compromesso al ribasso fra anime e correnti, non può permettersi di “turbare” la Cisl e la Uil. Come se questi due sindacati, tanto cari ai dirigenti del Pd, non fossero strutturalmente schierati (é un dato tecnico) a sostegno del governo, e impegnati a fare da stampella a Sacconi.

La seconda follia é la vicenda Penati. Nell’anniversario dell’intervista di Berlinguer sulla questione morale, secondo una sentenza, uno dei principali dirigenti del partito, Filippo Penati, “si é comportato da delinquente” in una vicenda di corruzione che lo vede protagonista di gravi indizi di colpevolezza. In un paese normale un dirigente che si trova in questa condizione e si proclama innocente rinuncia alla prescrizione, e i suoi compagni di partito gli chiedono di fare questo o lo isolano come un lebbroso. In questa Italia di inizio secolo, invece, tutti fanno finta di nulla, e il segretario di quel partito tuona contro “le macchine del fango” dicendo “Abbiamo capito bene“. Pure noi, abbiamo capito. Il dramma della sinistra é questo.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Pienamente d'accordo con Luca Telese.