lunedì 8 agosto 2011

La ricetta Monti scuote e divide la politica


L'Italia governata da un «podestà forestiero». E le misure urgenti di politica economica imposte da un «governo tecnico sopranazionale» che non abita a Palazzo Chigi, ma ha «sedi sparse tra Bruxelles, Francoforte, Berlino, Londra e New York». L'analisi di Mario Monti, presidente della Bocconi e già commissario europeo (1994-2004), convince gli economisti e accende il dibattito politico suscitando la reazione orgogliosa del Pdl, deciso a respingere l'immagine di un esecutivo che si fa «imporre decisioni» impopolari quanto necessarie.


Pietro Ichino, avvocato giuslavorista e senatore del Pd, trova il ragionamento di Monti «ineccepibile». Una manovra che preveda il pareggio di bilancio fra tre anni rischia di essere «come una promessa di Pulcinella». I vincoli imposti dall'Europa sono «essenziali», per evitare che il nostro Paese «esca dal campionato». E il governo tecnico sovranazionale? «Se chiediamo soldi dobbiamo essere credibili, è ridicolo e infantile protestare perché ci vengono chieste delle garanzie - concorda Ichino - Siamo inguaiati, ma venirne fuori non sarebbe difficilissimo». La sua ricetta? «Basta con l'improvvisazione e la politica dell'annuncio. Occorre coesione di fronte all'emergenza, un governo autorevole guidato da una persona che abbia idee chiare e credibilità internazionale. E Monti è la carta migliore che possiamo giocare».

Per Stefano Micossi, professore al Collegio d'Europa, se l'Italia si è ridotta così la colpa è solo nostra: «Siamo deboli perché l'economia non cresce. Ci stiamo avvicinando a una situazione nella quale le decisioni ce le faranno inghiottire altri». Con conseguente «perdita di dignità», uno dei quattro «inconvenienti» segnalati da Monti assieme al «downgrading politico», al «tempo perduto» e alla «crescita penalizzata». Micossi teme che nel governo ci sia ancora «qualcuno che pensa furbescamente di guadagnare tempo» e incita a «mettere a punto poche proposte incisive, da approvare rapidamente».

Osvaldo Napoli, Pdl, è amareggiato e stupito: «La dignità dell'Italia non è stata venduta né barattata». Ma è Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, a rivelare quanto l'ex commissario europeo abbia colpito nel segno: «Quando i tecnici decidono di scendere in politica, rischiano di dimenticare molte cose e anche di cambiare le carte in tavola». A scatenare la crisi non è stato Berlusconi, ma la «globalizzazione priva di regole». Il premier dal 2008 ha adottato una «politica di rigore» e certo non è colpa sua se «lo tsunami finanziario colpisce tutto e tutti». Semmai il vero problema è l'euro, la cui gestione, secondo Cicchitto, «condiziona tutti gli Stati europei». Lettura contestata da Maurizio Ronconi dell'Udc, che difende Monti e attribuisce al governo la paternità della crisi. «L'analisi di Monti è puntuale e incontrovertibile», concorda Carmelo Briguglio di Fli.

Anche il senatore del Pd Enrico Morando chiede di «cambiare passo», votare al più presto la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio e smetterla di minimizzare: «Come si può far finta di nulla con il quarto debito del mondo? Berlusconi prenda atto che non ce la fa e lasci spazio a un governo del presidente, che gestisca con dignità la fase che si apre». Una lettura meno pessimistica la offre il senatore Nicola Rossi, vicino a Montezemolo: «Capisco che si possa avvertire il senso dell'orgoglio nazionale ferito, ma l'intervento della Bce mi fa sentire ancor più cittadino europeo. Sarei contento se l'Unione procedesse ancora più speditamente nel darsi, su atti concreti, una reale governance economica».


Marco Follini, senatore del Pd, invita con una battuta a «passare dal podestà forestiero al sindaco italiano» e sottolinea il «paradosso» di un Paese costretto ad «appendere le nostre virtù al chiodo di una decisione straniera». Chi invece è rimasto «sorpreso» dalle tesi di Monti è l'ex ministro del Pdl Antonio Martino: «Mi sembra che contraddica un po' il suo europeismo entusiastico. La crisi è planetaria e Monti lo sa bene. Il debito Usa è stato declassato e nessuno ha detto che la colpa è di Obama». Lei lo pensa? «Si, ma nessuno si azzarda a dirlo...».

Monica Guerzoni
08 agosto 2011

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