lunedì 22 agosto 2011

Napolitano al Meeting Cl, ovazione in sala "Basta debolezze sull'evasione fiscale"



"Da quando l'Italia e il suo debito pubblico sono stati investiti da una dura crisi di fiducia e da pesanti scosse e rischi sui mercati finanziari, siamo immersi in un angoscioso presente, nell'ansia del giorno dopo, in un'obbligata e concitata ricerca di risposte urgenti". Ha esordito così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo intervento al Meeting di Comunione e Liberazione che si è aperto oggi a Rimini. Una presenza, quella del capo dello Stato, accolta da un tributo di folla e scene di grande entusiasmo. "A simili condizionamenti, e al dovere di decisioni immediate - ha proseguito il presidente - non si può naturalmente sfuggire. Ma non troveremo vie d'uscita soddisfacenti e durevoli senza rivolgere la mente al passato e lo sguardo al futuro".

TESTO: IL DISCORSO INTEGRALE

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In sala ad ascoltare Napolitano erano presenti, tra gli altri, l'ad Fiat Sergio Marchionne, il ministro delle Politiche comunitarie Anna Maria Bernini, il ceo di Intesa Sanpaolo Corrado Passera e l'ad di Enel Fulvio Conti. Interverranno all'incontro il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi e il presidente della Fondazione per la sussidiarietà, Giorgio Vittadini.

Fiducia e illusioni. "Dinanzi a fatti così inquietanti, davanti a crisi gravi, bisogna parlare il linguaggio della verità", ha insistito Napolitano, sottolinenando che il linguaggio della verità "non induce al pessimismo ma sollecita a reagire con coraggio e lungimiranza". Poi, con quella con non può non apparire come una critica alla maggioranza di governo per come ha gestito l'approssimarsi della tempesta finanziaria che ha investito il Paese, il presidente si è posto una domanda dal sapore retorico: "Abbiamo noi, in Italia, parlato in questi tre anni il linguaggio della verità? Lo abbiamo fatto abbastanza tutti noi che abbiamo responsabilità nelle istituzioni, nella società, nelle famiglie, nei rapporti con le giovani generazioni? Stiamo attenti: dare fiducia non significa alimentare illusioni". "Non si dà fiducia e non si suscitano le reazioni necessarie - ha aggiunto il capo dello Stato - minimizzando o sdrammatizzando i nodi critici della realtà, ma guardandovi in faccia con intelligenza e con coraggio".

Stato, ma anche persone. Per Napolitano, serve "il coraggio della speranza, della volontà e dell'impegno". Un impegno "operoso e sapiente", fatto di "spirito di sacrificio e di massimo slancio creativo e innovativo", che non può venire o essere promosso solo dallo Stato "ma che sia espresso dalle persone, dalle comunità locali, dai corpi intermedi, secondo quella concezione e logica di sussidiarietà che ha fatto di una straordinaria diffusione di attività imprenditoriali e sociali e di risposte ai bisogni comuni costruite dal basso un motore decisivo per la ricostruzione e il cambiamento del Paese".

Spinta per la crescita. Poi, entrando direttamente nel dibattito sulla manovra bis che approda nei prossimi giorni in Parlamento, Napolitano avverte che "occorre più oggettività nelle analisi, misura nei giudizi, più apertura e meno insofferenza verso le voci critiche", occorrono "scelte non di breve termine ma di lungo e medio respiro". "Si impone - aggiunge ancora - un'autentica svolta per rilanciare una crescita di tutto il Paese, Nord e Sud insieme. Una crescita meno diseguale".

La piaga dell'evasione fiscale. "Si tratta di fare i conti con noi stessi - sostiene ancora Napolitano - finalmente e in modo sistematico e risolutivo". Perché, come ha ripetuto più volte, "lasciare quell'abnorme fardello del debito pubblico sulle spalle delle generazioni più giovani e di quelle future significherebbe macchiarci di una vera e propria colpa storica e morale". Dunque il monito al Parlamento affinché compia "le scelte migliori" attraverso un confronto "davvero aperto e serio", con la massima equità "come condizione di accettabilità e realizzabilità". Equità che secondo il capo dello Stato significa innanzitutto colpire l'evasione fiscale. "Anche al di là della manovra oggi in discussione, e guardando alla riforma fiscale che si annuncia, occorre - puntualizza il presidente - un impegno categorico; basta con assuefazioni e debolezze nella lotta a quell'evasione di cui l'Italia ha ancora il triste primato, nonostante apprezzabili ma troppo graduali e parziali risultati. E' una stortura, dal punto di vista economico, legale e morale, divenuta intollerabile, da colpire senza esitare a ricorrere ad alcuno dei mezzi di accertamento e di intervento possibili".

La svolta indispensabile. "Serve una svolta", afferma ancora Napolitano, che si impone "attraverso il sentiero stretto di un recupero di affidabilità dell'Italia, in primo luogo del suo debito pubblico". "Non si tratta - precisa - di obbedire al ricatto dei mercati finanziari, ma di fare i conti con noi stessi, in modo sistematico e risolutivo". "Il prezzo che si paga per il prevalere nella politica di logiche ed interessi di parte sta diventando insostenibile", lamenta ancora il presidente, aggiungendo che per questo "nel momento in cui ci apprestiamo a discutera in Parlamento nuove misure di urgenza, bisogna liberarsi da approcci angusti e strumentali".

Domande per tutti. "Possibile - si chiede ancora Napolitano - che si sia esitato a riconoscere la criticità della nostra situazione e al gravità effettiva e le questioni perché le forze di maggioranza e di governo sono stato dominate dalla preoccupazione di sostenere la validità del proprio operato, anche attraverso semplificazione propagandiste e comparazioni consolatorie su scala europea?". Ma i rimproveri del capo dello Stato non risparmiano neppure l'opposizione, alla quale il presidente rivolge un'altra domanda retorica: "Possibile che da parte delle forze di opposizione ogni criticità della condizione attuale del Paese sia stata ricondotta ad omissione e colpe del governo, della sua guida e della colazione su cui si regge? Lungo questa strada non si poteva andare e non si è andati molto lontano".

I limiti dell'Europa. "E' importante - ricorda ancora il presidente - che l'Italia riesca ad avere più voce in termini propositivi e assertivi in un concerto europeo che appare da un lato troppo condizionato da iniziative unilaterali di singoli governi fuori dalle sedi collegiali e dal metodo comunitario, dall'altro troppo esitante sulla via di un'integrazione responsabile e solidale lungo la quale concorrere anche alla ridefinizione di una governance globale le cui regole valgano a stemperare le reazioni dei mercati finanziari".

Applausi e ovazioni. Un discorso, quello del presidente, costellato da lunghi e numerosi applausi dell'affollata platea. Il popolo di Comunione e Liberazione del Meeting di Rimini, come detto, ha accolto Napolitano nella sala dell'Auditorium della Fiera di Rimini con ripetute standing ovation e cori. Prima di prendere la parola dalla tribuna, Napolitano aveva visitato la mostra "150 anni di sussidiarietà. Le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell'uomo". Il presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, ha elogiato le parole e i richiami all'unità fatti più volte dal capo dello Stato e l'ha omaggiato con il libro "Il senso religioso" di don Luigi Giussani, fondatore del movimento.

Le reazioni. "Questo è un cambiamento epocale, non è una questione Nord-Sud, bisogna vedere se l'Italia ci sarà ancora", ha detto Umberto Bossi commentando le parole di Napolitano. "Il sistema italiano è condannato a morte - aggiunge Bossi - il Nord produce, da soldi a Roma che li distribuisce al Sud. La soluzione è la Padania, perchè è l'Italia che non tiene più. Sarà la grande Padania - sostiene - che ci darà un altro futuro". Silvio Berlusconi da parte sua a proposito della crisi dice: "Io ho fatto quello che dovevo, ora tocca al Parlamento". E rivela che la Bce gli aveva chiesto di anticipare il pareggio di bilancio dal 2014 al 2013 con un decreto entro venerdì per poter intervenire sui mercati comprando titoli di Stato italiani. "Per ottenere l'intervento sui
mercati della Banca Centrale Europea mi è stato detto che entro venerdì sera dovevo fare un decreto che sposti dal 2014 al 2013 il pareggio del bilancio - ha ricostruito Berlusconi - siamo riusciti in quattro giorni ha trovare l'accordo tra i partiti della maggioranza. Il mio grande torto è stato di non riuscire a farmi dare il 51% dagli italiani quindi devo compromettere tutte le decisioni con i componenti della maggioranza". "Il decreto, ha continuato il premier "doveva arrivare venerdì sera perchè la Bce ha chiesto sabato e domenica per raccordarsi con tutte le banche di stato europee e vedere se lunedì poteva intervenire sul mercato. Lunedì la Bce è intervenuta sul mercato delle nuove emissioni e sul mercato secondario dove abbiamo 1750 miliardi di euro. Quindi, quello che dovevo fare l'ho fatto, ora il decreto è in Parlamento e il Parlamento deciderà".

(21 agosto 2011)

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