L'amministratore delegato di Telecom Italia media racconta dal palco della festa del Pd a Firenze alcuni particolari inediti della trattativa con Santoro. "Da manager ho pensato che le parti più importanti della negoziazione fossero: i soldi e il contratto, ho sottovalutato la libertà autoriale". E aggiunge: "Ci siamo irrigiditi su quel punto. Abbiamo sbagliato entrambi"
I cantanti dicono: “E’ il tono che fa la canzone”. E a vederlo in video il discorso di Giovanni Stella, temuto amministratore delegato di Telecom Italia media, perde parecchio, se non tutta, della carica livorosa verso Michele Santoro che nei giorni scorsi è stata “tradotta” in un’intervista su Il Giornale di casa Berlusconi. E anche i fatti sulla trattativa tra il conduttore di Annozero e i vertici de La7 sembrano leggermente diversi rispetto a quanto raccontato fino ad ora dal manager di Telecom. “Il discorso con Santoro è cominciato poco prima di lasciare
Poi rivela alcuni particolari della trattativa. “Io come manager sono abituato a considerare il fatto che le parti durante una negoziazione, buttano nel mucchio delle cose per il solo piacere di toglierle quando le cose più importanti si sono chiuse. E io – aggiunge – forse perché non sono un uomo di spettacolo, ho pensato che le cose più importanti fossero: i soldi, il prodotto, la durata del contratto. E – continua – ho sottovalutato questa esagerata forma di libertà autoriale”.
Er canaro, così è soprannominato Stella, si addolcisce al ricordo dei colloqui con l’anchorman ex Rai. “Da un punto di vista umano e professionale – afferma – il dialogo con Santoro è stato arricchente”. E ancora: “Abbiamo risolto tutto, a mano mano con molta pazienza, punto per punto. Santoro, nonostante appaia in modo diverso, è un uomo: molto saggio, prudente, avveduto”.
Il dirigente sciorina tutto (o quasi). “Santoro aveva accettato anche il sistema premiante, quello – spiega – che fa dividere i rischi tra lavoratore imprenditore, quel sistema che ha arricchito Enrico Mentana, più share fai, più guadagni. aveva accettato per me il passo più difficile, quando siamo arrivati alla ‘libertà autoriale’ e lui ha continuato a richiedermi in modo molto forte: ‘Caro Stella, io sono un professionista molto serio, voglio il diritto di scegliere: ospiti, scaletta, servizi…fino all’ultimo secondo prima della messa in onda’, io lì ho risposto: ‘Non sono disponibile a darti queste libertà’”. “Per questo motivo qua e devo dire che era più difficile dire di no che dire di sì. Lo giuro”. “Sembra quasi incredibile, ma è per questa ragione che il matrimonio Santoro e La7 non si è fatto. Ed era veramente ad un passo – puntualizza – e quel passo non siamo stati in grado di farlo, per colpa di tutti e due. Perché – precisa – ci siamo irrigiditi su una posizione da cui non abbiamo trovato una soluzione”. Infine: “Margini per riprendere la trattativa? Sono esigui o quasi nulli”.
1 commento:
BUFFONE, PERCHE' NON DICE LA VERITA', NON TUTTA LA VERITA'.
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