mercoledì 7 settembre 2011

Argerich, splendida settantenne


di Giancarlo Riccio

Quando si ricorda a Martha Argerich – settantenne grande signora argentina del pianoforte, una carriera segnata dagli incontri con Maurizio Pollini, Claudio Abbado, Mstislav Rostropovich e tanti altri – che la burocrazia musicale la cataloga come “la più grande pianista vivente”, la replica è un sorriso aperto, venato però da una piccola ombra di scaramanzia. “Ringrazio, ma io ho ancora tanti anni di concerti davanti a me. Certo, gli anni passano. Nel 1957, quando vinsi il premio Busoni di Bolzano a sedici anni, ero la più giovane tra i concorrenti. Quest’anno, che ne ho presieduto la giuria, sono la più vecchia della commissione. Succede…”.

In tanti anni di carriera (e di vita privata segnata da tre figlie con tre padri diversi e da una malattia dalla quale è guarita) ha deciso sempre lei?

Sì. Avevo quasi quattro anni, in un asilo di Buenos Aires tutti mi dicevano di non fare questo e non fare quello. Ma un giorno ho raggiunto il pianoforte e l’ho suonato. Con un dito solo. La maestra, colpita, ha chiamato mia madre: Martha è riuscita a cogliere la melodia di quel brano, le ha detto.

Era valsa la pena di disubbidire.

Proprio così. Da allora, ho fatto solo quello che volevo, anche se mi trovavo di fronte divieti. Più mi dicevano di non fare una cosa, più io la volevo fare e la facevo. Lo sa? A pensarci bene quello all’asilo è stato, forse, il mio primo concorso.

Perché sostiene che voi grandi concertisti siete dei dinosauri?

Perché è vero. Tenga conto che solo il 4 per cento della popolazione del pianeta capisce la musica classica. Ma questo non vuol dire affatto che non ci si debba aprire a nuovi pubblici.

Anche il suo interesse per le nuove leve musicali è ben conosciuto.

Ne vado fiera. Ma ricordo che tanti anni fa tenemmo alcuni concerti in Spagna insieme con Rostropovich. Pensammo: se suoniamo con colleghi giovani, verranno molti giovani ad ascoltarci. Bè, allora non fu così, ma le cose nel frattempo sono cambiate, per fortuna.

In questo modo è nato dieci anni fa il Progetto Martha Argerich a Lugano?

Mi interessava far suonare i giovani, privilegiare il repertorio rispetto agli interpreti, evitando di coinvolgere le star del nostro ambiente. Star che qualche volta trovo – posso dirlo? – disgustose. A Lugano tutti suonano insieme. Più concerti, più guadagni, visto che viviamo di musica.

Dalle nuove leve pianistiche al suo progetto di una casa di riposo per musicisti. È vero la vorrebbe in Germania, sulle rive del Reno?

Sì. C’è un paesino vicino a Bonn dove ho vissuto un anno. C’è una stazioncina ferroviaria dove i treni si fermano, ma non c’è la biglietteria. Si potrebbe trasformare in casa di riposo.

Domani sarà l’ospite d’onore del Festival musicale dell’Isola d’Elba.

Sì, assieme al violinista Michael Guttman, al bandoneonista Néstor Marconi e altri eseguiremo un repertorio misto di pezzi classici e tango. Sa, io sono molto argentina...

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

IO FACCIO PARTE DI QUEL 4%!