di Marco Lillo
Piccolo quiz per i lettori di Repubblica: dove ha parlato Michele Santoro dei suoi rivoluzionari “Comizi d'amore”? Il pezzo pubblicato ieri dal quotidiano è stato scritto da Roma e si limita ad annunciare: "Santoro non scomparirà dal video. Ieri ha annunciato che a fine ottobre nascerà Comizi d'amore". Dopo un cenno ai partner dell'operazione tra i quali si cita Il Fatto, l’articolo prosegue: "Santoro ha spiegato la rottura con La7", "ha ironizzato sull'offerta economica" e infine ha puntato il dito contro "uno che ha detto ‘questo è un paese di merda’ ...quando diremo basta, fuori dalle palle?".
La domanda dopo la lettura però resta: dove stava Santoro? Dal balcone di casa sua?
La foto non aiuta: c'è Michele in primo piano, alle spalle un'impalcatura immersa nel verde. La didascalia è poco didascalica: "Pensando a Pasolini". Il lettore potrebbe immaginare questa scena: Santoro in una villa romana, folgorato dal pensiero del poeta, si arrampica sul primo ponteggio e comincia a inveire contro Berlusconi chiedendo che si tolga dalle palle, salvo aggiungere, mentre lo tirano giù dall’impalcatura, un paio di idee per la prossima stagione tv.
Per sapere che Santoro domenica ha parlato alla festa del Fatto a Pietrasanta davanti a 5 mila persone giunte lì per ascoltare anche Antonio Padellaro, Marco Travaglio e tanti altri, i lettori di Repubblica avrebbero dovuto comprare un altro quotidiano.
Inutile girarci intorno: a Repubblica sembra essere vietato citare notizie ed eventi che portano il marchio del Fatto, un giornale che continua ad aumentare le sue vendite in controtendenza con il trend generale.
COLLEGHI STIMATI, a cui va la nostra solidarietà per la loro applicazione del bando, talvolta sono costretti a minimizzare persino fatti eclatanti come è successo questa estate con i 9,5 milioni di euro donati da Berlusconi a Dell'Utri e prima ancora con le prodezze dell’ex ministro Bondi. Intendiamoci a nessuno fa piacere "riprendere" un “buco” né fare pubblicità al concorrente, ma talvolta per nascondere il giornale altrui si arriva a nascondere la notizia al proprio lettore.
Se Repubblica – per non citare Il Fatto – è stata costretta ieri a venire meno alla regola aurea delle 5 W del giornalismo anglosassone, omettendo il “where” del lancio santoriano, la notizia diventa l’omissione e deve scattare la quinta W e cioè: why?
Perché un giornale che ha fatto della battaglia contro il conflitto di interessi una bandiera nasconde il lancio del "telesogno" a pagina 57?
Perché la proposta di sottoscrizione al pubblico lanciata dal mattatore dell'informazione viene affogata nel pezzo autunnale sui palinsesti tra un Paragone e un Vinci qualunque?
Se per vedere la foto di Santoro sul palco con Padellaro, per leggere il suo appello a Sabina Guzzanti, Celentano e Luttazzi e per capire il senso profondo della sfida al potere berlusconiano, ieri bisognava leggere Il Giornale di Berlusconi, e non Repubblica, c’è davvero qualcosa che non va.
Tutti i quotidiani fanno capo a imprese commerciali ma Repubblica vuol essere ed è anche un punto di riferimento per una fetta importante dell'opinione pubblica.
Questo ruolo le impone di non far prevalere lo spirito di competizione sul dovere di informazione.
Ai propri lettori non bisogna mai nascondere un Fatto, anche se è scomodo, anche se è Quotidiano.
4 commenti:
Ma che dice Marco Lillo?
Ho letto l'articolo di Repubblica, sia sul Tuo blog che sul sito dello stesso giornale.
A me è parso chiarissimo che Santoro si trovasse a Marina di Pietrasanta dove si svolgeva la festa de "il Fatto Quotidiano".
Se non erro è proprio all'inizio dell'articolo che viene detto... forse dovevano farlo anche alla fine? Boh! Sarà un pò permaloso Lillo? :)
Non è né permaloso né stupido. Facci caso: una riga a inizio di articolo e poi nisba! Adesso rileggi l'articolo di Marco Lillo e dimmi tu se il pezzo di Repubblica non soffre di rachitismo.
Vero... e c'avete ragione entrambi. Sia Tu che Lillo :)
'Nnaggia Concita... che mi combina? Ma d'altra parte una testata giornalistica sovvenzionata dai politici, con i soldi nostri, rincorre agli obblighi del "sottostare" alle regole dei generosi sovvenzionatori, e "il Fatto Quotidiano" è la loro spina nel fianco.
Conchita? Guarda che il pezzo è senza firma, il che significa che esprime la linea di Repubblica, ma non l'ha scritto la De Gregorio.
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