sabato 10 settembre 2011

La buffonata vacilla sotto i colpi dei mercati


MARCEGAGLIA “SFIDUCIA” IL GOVERNO. BALLETTO LEGHISTA SUGLI EMENDAMENTI. MAGISTRATI IN AGITAZIONE

di Marco Palombi

Contrordine, padani. Ieri nel dibattito in commissione Bilancio della Camera sulla manovra bis, la Lega è riuscita a dare un senso nuovo a quanto di grottesco che sempre ne caratterizza l’azione, per così dire, politica: tutti sanno che il testo della manovra è blindato, che in aula – precisamente martedì – il governo metterà la fiducia sul testo licenziato dal Senato, eppure il Carroccio si presenta in commissione con addirittura venti emendamenti.

In grande imbarazzo il presidente della commissione Giancarlo Giorgetti, potente leghista lombardo ultimamente assai vicino a Roberto Maroni: se anche solo uno fosse stato approvato, infatti, sarebbe passato il segnale che la maggioranza non è unita attorno al decreto e che si può riaprire il vaso di Pandora.

Risultato: è l’ora di pranzo quando si scopre che la Lega vuole emendare la manovra e sono circa le cinque del pomeriggio quando si scopre che stava scherzando.

“Il governo ha detto che il testo è blindato, quindi ritiriamo gli emendamenti, il problema non si pone”, spiegava candido Maurizio Fugatti da Bussolengo (Verona).

Passa una mezz’ora e nuovo colpo di scena: “La Lega non ritira i suoi emendamenti, adesso vediamo. Se si apre uno spazio di discussione non ci sottraiamo. Il Parlamento conta ancora”, sostiene il piacentino Massimo Polledri poco prima dell’inizio delle votazioni.

Mistero? Macché.

Riecco il buon Fugatti: “Non è che li ritiriamo, non li segnaliamo e quindi non verranno messi in votazione”.

Curiosamente la Lega non s’è limitata a non far votare i suoi emendamenti, ha pure bocciato quelli identici ai suoi proposti da Pd e Idv, tipo quello che ripristinava il taglio del 50 per cento sugli stipendi dei parlamentari con doppio reddito. Conclude fantasiosamente il vicecapogruppo Montagnoli: “Le nostre proposte restano come stimolo al confronto nella maggioranza”.

TRA UNA giravolta padana e l’altra però, tra le dimissioni di Stark dalla Bce e il crollo della Borsa, accadeva di tutto.

“I mercati fanno opposizione, vogliono un altro governo”, spiegava agli astanti l’esperto Rolando Nannicini del Pd fuori dalla commissione Bilancio, mentre Marco Milanese, lì accanto, annuiva con aria grave.

Anche il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, poche ore dopo, riprendeva il tema sfiduciando sostanzialmente Berlusconi e Bossi: “O questo governo dimostra di essere in grado di fare una grande operazione in termini di equità e di visione e di superare i veti nei prossimi giorni oppure deve trarne le conseguenze perché L’Italia rischia molto”.

In realtà la presidente di Confindustria, ieri ospite della festa dell’Udc a Chianciano, dice in forma ancora dubitativa ciò di cui tutti sono certi alla Camera, deputati Pdl per primi: dopo la manovra cade il governo e “a ottobre bisognerà fare una manovra vera”.

Nella lista della spesa: dimezzare i parlamentari, un federalismo vero, aumento dell’età pensionabile, riforma del welfare, provvedimenti per la crescita e altre mazzate.

Intanto è di ieri la notizia che – dopo comuni, regioni, sindacati, imprenditori, calciatori e non si sa più chi altro – pure l’Anm si schiera contro la manovra. Il sindacato delle toghe ha deciso per lo stato di agitazione (i moderati di Magistratura indipendente volevano addirittura scioperare subito): oltre a non fare niente contro gli sprechi e l’evasione, sostiene l’associazione, il governo discrimina i dipendenti pubblici rispetto ai privati. Perché per i primi il contributo di solidarietà parte da 90 mila euro e per gli altri da 300 mila?

L’Anm sta già pensando a scrivere i ricorsi, il che significa che anche per questa via i saldi della manovra sono più che a rischio.

2 commenti:

Francy274 ha detto...

Che Paese di pazzi! Non ci capisco più nulla... ormai quel "cadrà il governo" suona come il rintocco di una campana a festa... per Berlusconi. Ha sempre il tempo di rigenerarsi, e chi ci crede più???
Li vorrei vedere pendere dalla forca con prole a seguito, visto mai la stirpe proseguisse sullo stesso sentiero!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

NON DIMENTICHIAMOCI CHE PER LIBERARSI DAL FASCISMO C'E' VOLUTA UNA GUERRA MONDIALE E GLI AMERICANI, CHE QUESTA VOLTA LATITANO UN PO'.
CAPISCO CHE E' ESTENUANTE MA SE LA MAGGIORANZA NON CROLLA LIBERANDOSI DI B. DALL'INTERNO (QUALCUNO HA DETTO CHE CI VORREBBE UN DINO GRANDI DEL 1943) NON CI SI PUO' FAR NULLA.