sabato 10 settembre 2011

“Valter, uomo della Cia e dei ministeri”



TARANTINI E I MISTERI DEL BONIFICO INTERROGATO ANCHE QUAGLIARIELLO

Lei sapeva dei soldi che venivano versati a Gianpi Tarantini? È questa una delle domande che il procuratore aggiunto Francesco Greco e i pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, ieri hanno rivolto all’avvocato Giorgio Perroni, ex legale dell’imprenditore barese. Anche questo interrogatorio è stato secretato. L’avvocato ha dovuto dettagliare il suo rapporto con Tarantini e i motivi dell’incarico ricevuto direttamente da Berlusconi. Interrogatorio a sorpresa di Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori del Pdl, nome che non compare negli atti dell’inchiesta fin qui noti. I pm vogliono approfondire tutta la materia dei finanziamenti pubblici che la Presidenza del Consiglio ha versato in questi anni al quotidiano Avanti!, di cui Lavitola era editore e direttore. Una parte di quei soldi sono stati dirottati dal faccendiere latitante sui suoi conti per finanziare altre attività e, secondo indiscrezioni, per favorire fondazioni, correnti o riviste di suoi amici del Pdl. Ma sono ancora i rapporti tra Lavitola e Tarantini a monopolizzare l’attenzione degli inquirenti. Ed è la parabola della relazione pericolosa tra i due ad emergere attraverso le pagine di interrogatorio dell’imprenditore barese.

Io, cagnolino di B.

“(Lavitola) è prepotente, ha il classico metodo di chi entra con la forza, non con la dolcezza né con l’educazione, con modi in cui dovresti trattare il presidente del Consiglio. Cosa che ho sempre fatto io. Io sembravo il cagnolino di Berlusconi”. A questo punto i pm chiedono all’indagato: “Perché Berlusconi consentiva a Lavitola di trattarlo così?”. E Tarantini: “Lui diceva che, ma in maniera informale, lui lavorava in Sudamerica per i ministeri...”. Il pm: “Lavorava nell’intelligence”. Tarantini: “No, lui dice che lavora nella Cia, a me lo dice. Lui dice che riesce a vedere i miei fatti dell’indagine”.

L’apparizione dopo arresti

Ma come entrano in contatto Lavitola e Tarantini? Sia Gianpi sia la moglie dicono di averlo conosciuto a settembre 2010, in occasione dell’inizio della scuola; ma c'è un passaggio nel-l’interrogatorio di Tarantini in cui quest’ultimo colloca il primo incontro una decina di giorni prima, dunque a ridosso della sua uscita dagli arresti domiciliari (il 18 agosto). “Chi volesse pensar male – annotano i pm – potrebbe addirittura pensare che appena finiti gli arresti domiciliari, cioè non appena Tarantini torna libero di circolare e di parlare o Lavitola spontaneamente o qualcuno dice a Lavitola: 'Vai sotto a Tarantini e vediamo un po’ di tenerlo sotto controllo”. Insomma, “dopo tre, quattro giorni che lei era uscito dai domiciliari, si palesa proprio Lavitola, che è uomo tra virgolette di Berlusconi. È un po’ strano no?”. Gianpi è elusivo, non risponde, si limita a dire “non ricordo... sicuramente non me l’ha mandato Berlusconi”.

Il giallo sui conti

Capitolo 500 mila euro. “Berlusconi dice: 'Gianpaolo ovviamente... tu... io ti do i cinquecentomila euro, li do a Valter e poi Valter li dà a te, faccio un bonifico a Valter e poi Valter li dà a te”. Di quel bonifico, però, non c'è traccia nelle carte. Tarantini afferma inoltre che i soldi sarebbero dovuti arrivare “attraverso società offshore” di Lavitola. Ma non è chiaro da dove quei soldi siano stati prelevati: da un conto privato del presidente o da una società?

“Senza di me perde potere”

L’imprenditore pugliese riferisce che lo scorso agosto, dopo avere scoperto che i 500 mila euro mandati da Berlusconi erano stati trattenuti da Lavitola, per circa 15 giorni non chiamò il direttore dell’Avanti!, oggi latitante all’estero. Una collega di quest’ultimo disse allora alla moglie, Angela Devenuto, conosciuta anche come “Nicla”: “Per favore, chiamalo, chiama-lo, quello sta disperato, sta disperato”. “Era preoccupatissimo – spiega Tarantini – che noi non lo chiamassimo più perché perde il suo potere con Berlusconi, se avesse tolto Tarantini avrebbe perso. Usando Tarantini, Tarantini mediaticamente purtroppo, ahimè, è un personaggio”.

“Era geloso di Bisignani”

I pm chiedono a Tarantini: “Quando è uscita la vicenda della P4, Lavitola le ha raccontato qualcosa?”. Risposta: “Lui diceva che rispetto a quanto detto sui giornali era molto più potente lui di Bisignani. Questo diceva sempre a me. Che Bisignani non contava niente e lui era...”.

“Chi è coinvolto con B. è finito”

Parlando dei 500 mila euro che Lavitola aveva appena chiesto per lui al premier, l’imprenditore racconta: “Il presidente disse: ‘Gianpaolo, per te non c'è problema, io ti auguro di poterti riprendere economicamente. Comprendo che la tua situazione è avvenuta per cause indirette, per cause mie’. Il senso – afferma Tarantini – era quello: ogni volta che qualcuno è coinvolto con Berlusconi è finito”.

“Mi ha arrestato Laudati, non Scelsi”

Tarantini racconta anche di una sorta di accordo con l’ex pm Scelsi. Tutto parte dal patteggia-mento della pena per il passaggio di cocaina. “Ma io non l’ho fatta la richiesta di patteggia-mento!” replica Tarantini al gip che gli fa presente che lui prima lo aveva chiesto e poi avrebbe cambiato idea. “La richiesta di patteggiamento l’ho fatta a luglio 2009, prima che scoppiasse tutto il casino! Perchè c'era un accordo tra me e Scelsi: io parlo e non mi arrestate. E patteggia tutto, Tarantini. Scelsi dice di sì, poi a fine luglio 2009 questa posizione di Scelsi viene assolutamente superata, mi arrestano... Anzi mi arresta Laudati... ”.

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