martedì 13 settembre 2011

La storia delle dieci domande che fecero infuriare Berlusconi


MASSIMO RAZZI

Le prime dieci domande di Repubblica a Silvio Berlusconi, uscirono sulle pagine del nostro quotidiano il 14 maggio 2009, ampiamente spiegate in un editoriale di Giuseppe D'Avanzo. Il titolo era: "Incoerenze di un caso politico. Dieci domande a Silvio Berlusconi". In quell'articolo, D'Avanzo ne raccontava la genesi e ne forniva con pienezza il senso.

Tutto aveva avuto inizio con un articolo del "Giornale" del 31 marzo. Per primo, il quotidiano della famiglia Berlusconi pone la questione delle "veline" nelle liste elettorali. Nella rubrica "Indiscreto a Palazzo" si racconta che Barbara Matera, soubrette, ex "Letterata" di Chiambretti, poi "Letteronza" della Gialappa's, puntava a un seggio europeo. Il 22 aprile successivo tocca a Libero che affronta il tema in prima pagina: "Angela Sozio, la rossa del Grande Fratello e le gemelle De Vivo dell'Isola dei famosi, possibili candidate alle elezioni europee". A pagina 12, le rivelazioni: "Gesto da Cavaliere. Le veline azzurre candidate in pectore" è il titolo. "Silvio porta a Strasburgo una truppa di showgirl" è il sommario. Per il quotidiano le ragazze che dovrebbero finire in lista sono 21. Qualche giorno dopo, la politologa finiana Sofia Ventura attacca sul sito di Farefuturo, il pensatoio di centrodestra vicino al presidente della Camera. Dice, recisa, che "il velinismo non serve" e va anche oltre: "Assistiamo a una dirigenza di partito che fa uso dei bei volti e dei bei corpi di persone che con la politica non hanno molto da fare, allo scopo di proiettare una (falsa) immagine di freschezza e rinnovamento. Questo uso strumentale del corpo femminile, al quale naturalmente le protagoniste si prestano con disinvoltura, denota uno scarso rispetto, da un lato, per quanti, uomini e donne, hanno conquistato uno spazio con le proprie capacità e il proprio lavoro; dall’altro, per le istituzioni e per la sovranità popolare che le legittima".

Solo il 28 aprile, interviene Repubblica. Non con un commento. Sono fatti, quelli che Conchita Sannino scopre uno strano pomeriggio (il 27 aprile) a Napoli. Quel giorno, il Cavaliere piomba inaspettato nella città dove tante volte si è presentato nei mesi precedenti per "affrontare" di petto il problema della spazzatura. C'è una riunione in Prefettura di cui nessuno, neppure i fedelissimi di Berlusconi, sa spiegare il senso. E Sannino, quel pomeriggio, cercando di approfondire, sente parlare di una festa (forse in casa di un imprenditore di Casoria) alla quale il Cavaliere avrebbe partecipato la sera prima, domenica. La nostra cronista scava ancora e viene a sapere dove si è svolto il party e che la festeggiata era Noemi Letizia, una diciottenne dell'hinterland napoletano. Mistero sul perché Berlusconi si fosse scomodato per festeggiare il suo compleanno. Il suo pezzo, con alcune certezze e molte domande, esce a pagina 11 il 28 aprile.

La sera stessa, molte cose diventano un po' più chiare. Alle 22,31 l'Ansa batte una dichiarazione di Veronica Lario, la moglie di Berlusconi. La "first lady" attacca direttamente il marito, parla di "ciarpame senza pudore" a proposito della candidature di belle ragazze nelle liste per le Europee: "Voglio che sia chiaro - aggiunge - che io e miei figli siamo vittime e non complici di queste situazioni che ci fanno soffrire". Seguono altre considerazioni sulle donne scelte per "il divertimento dell'imperatore" e sul ruolo oggi attribuito alla bellezza femminile in politica. In fondo un'amara e pesante considerazione sulla festa di Casoria: "Che cosa ne penso? Che ha sorpreso anche me. Anche perché non è venuto a nessu diciottesimo dei suoi figli pur essendo stato invitato".

Il 29 aprile e il 3 maggio Veronica Lario parla ancora in due articoli di Dario Cresto-Dina su Repubblica. Nel secondo, la sua posizione è molto esplicita: annuncia che chiederà il divorzio e le sue parole sono molto chiare. Pensa di avere accanto un uomo malato: "Mi domando in che paese viviamo, come sia possibile accettare un metodo politico come quello che si è cercato di utilizzare per la composizione delle liste elettorali del centrodestra e come bastino due mie dichiarazioni a generare un immediato dietrofront. Io ho fatto del mio meglio, tutto ciò che ho creduto possibile. Ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene. È stato tutto inutile. Credevo avessero capito, mi sono sbagliata. Adesso dico basta".

Nei giorni successivi e in più occasioni Berlusconi fornisce diverse e sempre più fantasiose versioni del suo rapporto con Noemi Letizia. A "Porta a Porta" e in due interviste al Corriere della Sera e alla Stampa racconta di essere amico del padre, fa sapere che il padre di Noemi era l'ex autista di Bettino Craxi; poi, smentito da Bobo Craxi, spiega che è un influente membro del suo partito a Napoli e arriva a negare di aver mai conosciuto Noemi essendosi limitato a rapporti di amicizia e di sostegno ai suoi genitori colpiti in passato dalla tragedia della perdita di un altro figlio in un incidente stradale.

E' in questi quindici giorni in cui il Cavaliere sembra inventarsi ogni giorno una diversa versione dei fatti, che matura a Repubblica, l'idea di sottoporgli una serie di quesiti. Il 14 maggio, giorno in cui le dieci domande che, poi diventeranno storiche escono sul giornale, D'Avanzo spiega: "Repubblica ha chiesto, nei giorni scorsi, di rivolgere al presidente del Consiglio dieci domande sulle incoerenze e le omissioni di una storia che molti definiscono “di Veronica” o “di Noemi” e nessuno azzarda a definire per quel che è o appare: un “caso Berlusconi”. Il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, lunedì, ha chiesto due giorni per dare una risposta. Quella risposta non è arrivata. Per non dissimulare, come vuole il nuovo conformismo dell’informazione italiana, ciò che dovrebbe essere chiarito, pubblichiamo oggi le domande che avremmo voluto rivolgere al premier e le contraddizioni che abbiamo ritenuto di riscontrare tra le sue dichiarazioni e quelle degli altri protagonisti della vicenda".

Quel giorno, le dieci domande entrano ufficialmente a far parte della Storia del giornalismo italiano. Repubblica le pubblicherà tutti i giorni fino al 26 giugno successivo, quando una serie di altri fatti tra i quali le rivelazioni di Patrizia D'Addario sui festini romani di Palazzo Grazioli, suggeriranno altri dieci quesiti. Il nuovo gruppo di domande uscirà sul giornale e sul sito per diversi mesi. Evidentemente, fece infuriare il Cavaliere più del primo e il 24 agosto 2009 Silvio Berlusconi decise di citare in giudizio Repubblica. Ieri quel processo aperto con la richiesta di risarcimento da un milione, è arrivato a sentenza. Il giudice ha dato ragione a Repubblica.

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