L'ufficio stampa del ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca precisa che, «ovviamente, il tunnel di cui si parla nel comunicato di venerdì, non può essere per nessuna ragione inteso come un tunnel che collega materialmente Ginevra con il Gran Sasso. Questo è di facile intuizione per tutti e la polemica è assolutamente strumentale».
LA NOTA - «Il tunnel a cui si fa riferimento - prosegue la nota - è quello nel quale circolano i protoni dalle cui collisioni ha origine il fascio di neutrini che attraversando la terra raggiunge il Gran Sasso. Alla costruzione di questo tunnel e delle infrastrutture collegate l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro. Questa polemica è dunque destituita di fondamento ed è assolutamente ridicola».
LA DIFESA DEL FISICO - Anche Roberto Petronzio, presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, curatore dell'esperimento sul superamento della velocità della luce, difende il ministro Gelmini. «È una polemica del tutto strumentale e pretestuosa. È ovvio che il ministero dell'Istruzione si riferisse al tunnel lungo un km, che l'Italia ha contribuito a costruire, al cui interno viene lanciato il fascio di protoni. Pertanto resto sorpreso su come si sia potuta ingenerare una simile polemica priva di fondamento».
IL VIAGGIO DEI NEUTRINI - «I neutrini hanno sì viaggiato dentro un tunnel, ma si tratta di un percorso lungo 1 km che si snoda nell'area del Cern sotto Ginevra e che parte da uno degli iniettori di Lhc, chiamato acceleratore Sps», spiegano gli esperti dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'Infn (Lngs), precisando che «il contributo di 45 milioni dell'Italia è relativo a tutto il progetto Cngs, che comprende anche questo tunnel di 1 km». «Dall'acceleratore Sps di Ginevra - spiegano ancora - vengono estratti protoni che incontrano sul loro cammino un bersaglio di grafite. I protoni interagiscono con la grafite e producono altre particelle che si chiamano mesoni. Dal decadimento in volo di questi mesoni nel tunnel di 1 km vengono prodotti i neutrini». «A questo punto - proseguono dai laboratori del Gran Sasso - i neutrini lasciano il tunnel e continuano il loro percorso nella roccia terrestre, che per loro è come se non esistesse, ovvero non costituisce per loro un ostacolo. I neutrini compiono così i 730 km in linea retta dentro la roccia fino ad arrivare al laboratori del Gran Sasso». «Una volta arrivati nei laboratori sotto il Gran Sasso, alcuni neutrini - spiegano ancora gli esperti - vengono intercettati dall'esperimento Opera. I neutrini, infatti, urtano contro i «mattoncini» fatti di piombo e lastrine fotografiche dell'esperimento Opera e, alcuni di essi, interagendo con il piombo, producono altre particelle cariche che lasciano le loro tracce nelle lastrine fotografiche ed in altri rivelatori dell'esperimento». «Questo -concludono gli esperti - è il percorso che ha consentito agli scienziati di poter "vedere" e misurare la velocità raggiunta dai neutrini che stanno facendo parlare, in queste ore, la comunità scientifica di tutto il mondo».
Redazione online
24 settembre 2011
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