martedì 6 settembre 2011

“Ora avete in mano il destino dell’euro”


“L’Italia ha in mano il destino dell’euro”. Daniel Gros risponde da Bruxelles, molto preoccupato. Da direttore del Ceps, il Center for European Policy Research, Gros ha seguito tutta la dinamica della crisi finanziaria iniziata nel 2007. Ma non è mai stato tanto inquieto come adesso, anche perché, conoscendo bene l’italiano, ha seguito l’estenuante dibattito sulla manovra di Ferragosto.

Professor Gros, che succede, la Banca centrale europea ci sta mollando?

Fin dall'inizio il sostegno di Francoforte al debito dell'Italia è stato condizionato: l'Italia semplicemente non ha rispettato le condizioni e quindi non si può aspettare che questo sia senza conseguenze.

Ma la Bce può prendersi la responsabilità politica di abbandonare l’Italia al suo destino?

La Bce non può prendersi le responsabilità di continuare a sostenere l’Italia senza che questa rispetti gli impegni.

Quindi si rischia che alla riunione di giovedì la Bce deliberi di smettere di comprare buoni del Tesoro italiani?

Non è necessario un atto formale. Non ci sarà nessuna nuova decisione. Basta che l'Italia faccia i passi necessari, e la Bce comprerà il debito, se non li fa la Bce smette. L'offerta è sempre lì sul tavolo, sta all’Italia decidere se vuole adempiere alla sua parte di accordo.

Si pone però un problema di democrazia. Perché il patto Italia-Bce si fonda su una lettera da Francoforte a Roma che non è mai stata divulgata.

Sono d’accordo. Proprio per questa ragione ho proposto che questo tipo di intervento dovrebbe essere fissato dal Consiglio dei ministri della zona euro, e poi gli acquisti del debito dovrebbero essere fatti dall'Efsf, il Fondo salva-Stati che tra poche settimane dovrebbe essere in grado di agire in questo senso.

E la Commissione Ue, che ruolo ha?

Ecco, sarebbe opportuno qualche segno di vita da Bruxelles. Finora la Commissione ha sempre detto all’Italia che andava bene tutto quello che il governo annunciava, invece di esplicitare le misure che servivano davvero.

L’Italia però sembra aver capito di essere “troppo grande per fallire” e che quindi non verrà mai davvero abbandonata, qualunque cosa (non) faccia.

Dando questa impressione sta uccidendo l'euro.

Questo governo può ancora salvare il salvabile? O le retromarce continue sulla manovra lo hanno compromesso?

Dopo i due mesi passati, tutto quello che dice l’esecutivo viene considerato meno credibile. E comunque conta anche il resto del sistema Paese, come reagiscono le Regioni, i Comuni, i poteri non elettivi...

C’è una via d’uscita?

È finito il tempo delle medicine dolci. Serve un aggiustamento fiscale drastico, che magari manderà il Paese in recessione. Ma se le forze produttive e politiche si dimostreranno compatte ed efficaci nella recessione, i mercati ricominceranno a fidarsi dell’Italia.

Ste. Fel.

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