sabato 1 ottobre 2011

B. è ko: ci è arrivato pure Pigi


di Marco Travaglio

Fanno un po' ridere quelli come Battista, Galli Della Loggia e Sergio Romano che dopo aver retto il moccolo al Cavaliere dal '94 a oggi ora scoprono che forse, se non gli è di disturbo, potrebbe fare gentilmente un passetto indietro

(29 settembre 2011)

Da quando il "Corriere della Sera", in perfetta sincronia con molti dei suoi 15 editori e con appena 17 anni di ritardo sulla tabella di marcia, ha scoperto che Berlusconi è un danno per l'Italia (Montanelli e Sartori lo scrivevano, sul "Corriere", già nel '94), piovono editoriali che lo invitano a sloggiare o il Pdl a rovesciarlo.

Il 17 settembre
Pierluigi Battista, in un fervorino intitolato pudicamente "Ragionevoli considerazioni", non pronuncia mai la parola "dimissioni", ma esorta il centrodestra a "scegliere la formula e gli uomini giusti per chiudere un capitolo", mandare a casa un "premier al tramonto" e "promuovere una transizione politica". Il 21 il testimone della staffetta passa a Sergio Romano: Berlusconi è "il problema", "la sua èra è finita" e "deve uscire di scena", "andarsene". Come? "Annunciando che non si ricandiderà più e che le elezioni avranno luogo nella primavera 2012".

Come Zapatero in Spagna. Infine il 25 ecco
Ernesto Galli della Loggia, convinto che tutti "i deputati, i senatori e i ministri della maggioranza" dicono in privato ciò che negano in pubblico: "La cosa migliore per tutti è che lasci al più presto il suo incarico" perché "così non si può andare avanti". Ma Galli, come Battista e diversamente da Romano, si affida al Pdl affinché sfiduci il Cavaliere: "O il Pdl riesce a svincolarsi da Berlusconi, e quindi a mantenere in vita un'esperienza cruciale per l'esistenza di un polo politico-elettorale di destra, o per il Pdl molto verosimilmente è finita".

Dunque le grandi firme del "Corriere" si affidano al volontariato: o il premier si stacca la spina da solo, o gliela stacca il suo partito. E' l'uovo di Colombo, anzi il tacchino che s'invita al pranzo di Natale: peccato che non sia questa l'intenzione di Berlusconi e del Pdl. "Libero" ha calcolato quante volte nell'ultimo anno Bersani ha chiesto le dimissioni o il mitico "passo indietro" di Berlusconi: nove (una volta le reclamò addirittura perché "abbiamo raccolto 10 milioni di firme"). Lo stesso calcolo si potrebbe fare per quell'altra volpe di Casini. Risultato: il premier è sempre lì. Idem per la genialata di Buttiglione e di qualche sciocchino del Pd: "salvacondotto giudiziario" in cambio di dimissioni. Per una volta ha ragione
Giuliano Ferrara: "Ma davvero pensate che Berlusconi si faccia da parte perché glielo dicono gli altri? Allora non avete capito l'uomo".

Dopo 17 anni le teste d'uovo del primo quotidiano italiano e della cosiddetta opposizione non hanno ancora capito chi è Berlusconi. C'è chi lo scambia per un politico, per giunta di destra, e chi lo dipinge come un uomo molto cambiato e, a causa della recente metamorfosi, divenuto impresentabile. Ma Berlusconi è sempre lo stesso, solo un po' invecchiato. Le ragazze, anche a pagamento, gli piacevano già prima di entrare in politica. Il Codice penale lo violava anche prima. Le cattive frequentazioni le aveva anche prima (forse che Mangano era più presentabile di Lavitola e Tarantini?). I ricatti li subiva anche prima, e non da escort o faccendieri, ma da Cosa Nostra (nella sentenza d'appello Dell'Utri si legge che versò per vent'anni alla mafia "ingenti somme di denaro in cambio della protezione"). E la prima legge ad personam, il decreto Biondi, risale al '94.

Insomma, fra i motivi per cui oggi s'invocano le sue dimissioni, non c'è una sola novità: esistevano tutti già prima. Solo che pochi (e fra questi "l'Espresso") osavano denunciarli. Ora il Cavaliere annaspa nello stesso dramma del '94: il gruppo Mediaset in crisi nera e il rischio concreto di finire in galera con la sua banda. Al suo posto, solo un pazzo lascerebbe la politica, con quel che gli è costata la nuova maggioranza. Continuare a chiederne le dimissioni, o sperare che venga spodestato da tal Alfano, il segretario personale da lui nominato segretario del partito, non è inutile: è ridicolo.
Ma serve a mascherare il vuoto pneumatico dell'opposizione e la cattiva coscienza degli intellettuali che per 17 anni gli han tenuto il sacco. Infatti Formigoni prevede che il governo cadrà a gennaio per impedire il referendum elettorale a primavera: il referendum che i media e il Pd hanno sabotato fino all'ultimo. Erano troppo impegnati a chiedere a Berlusconi di suicidarsi e a stupirsi perché non lo faceva.

1 commento:

Francy274 ha detto...

Chissà per quanto tempo ancora intendono prenderci in giro, la cosa buffa è che non sanno che fanno letteralmente schifo. Sono convinti che il divismo non tramonta mai... sarà il caso di mandarli a chiacchierare con gli ex-divi di Hollywood, giusto per schiarirsi un pò le idee, da BB...(alias berlusconi-bossi)... a BC ...(bersani casini).