Venti minuti di intervento, undici applausi e lo sbadiglio di Umberto Bossi in diretta televisiva mentre il premier parla alla Camera. Più delle parole di Berlusconi sono le immagini a dare il senso della situazione della maggioranza. Il Cavaliere garantisce che “non esiste nessuna alternativa a questo governo” e al suo fianco il leader del Carroccio sbadiglia. Mentre i mercati reagiscono con nuovi record negativi, un’impennata dallo spread e i titoli bancari sospesi per eccesso di ribasso. E nell’aula per metà vuota, con i parlamentari dell’opposizione che disertano l’emiciclo (tranne i Radicali), si vedono quattro ministri seduti sui banchi dell’Italia dei Valori. Palma, Galan, Maroni e Calderoli. E’ dunque più il contorno a colpire. Lo raccontano alla perfezione via sms Caterina Perniconi e Paola Zanca. Giulio Tremonti che spinge in aula Bossi dicendogli “muoviamoci altrimenti ci accusano di essere assenti”. Domenico Scilipoti che entra correndo e Alessandra Mussolini che lo riprende: “Stai attento a te”. E Daniela Santaché che non si vede ma, garantisce, è solo in ritardo. La maggioranza doveva mostrarsi al completo, invece si contano oltre venti assenti.
Ma alle undici Berlusconi prende la parola, puntuale. E già le prime parole confermano che Gianni Letta è riuscito a far desistere il premier dallo scontro: “Mi scuso per l’incidente parlamentare, la bocciatura del rendiconto è una anomalia da sanare”. Il premier legge un testo scritto, senza sbavature. E la mano di Letta si riconosce anche nel passaggio sul Quirinale. “La vigilanza istituzionale del Capo dello Stato è impeccabile”, scandisce il premier. “Sorveglia sul regolare svolgimento delle istituzioni e stimola i soggetti della politica senza fare politica”. Un tentativo di rispondere alle due comunicazioni che Giorgio Napolitano ha inviato al governo in meno di 24 ore. Ma il Colle aveva chiesto provvedimenti concreti. E invece stamani, il Consiglio dei ministri convocato proprio per mettere mano al rendiconto economico e trovare una soluzione, ha rimandato tutto a dopo il voto di fiducia previsto per domani. In pratica l’esecutivo ha deciso di incassare prima la fiducia e poi individuare una strategia. La preoccupazione di non superare l’esame di Montecitorio è concreta. Timore confermato anche dai toni pacati e distensivi usati dal premier. A parte un attacco all’opposizione e una alla stampa (definita “patiboli di carta”). “A chi ci chiede un passo indietro noi rispondiamo che mai come ora sentiamo al responsabilità di non accondiscendere a questa richiesta – ha detto Berlusconi – il nostro governo comunque andrà avanti senza farsi condizionare da nulla se non dal rispetto della Costituzione e degli impegni presi”. “Questo governo non ha alternative credibili e le elezioni anticipate non sarebbero una soluzione ai problemi che abbiamo” oggi, ha proseguito Berlusconi, “il nostro primo dovere è di mettere l’Italia al riparo dalla crisi economica”. “Le opposizioni – ha sottolineato – esercitano un legittimo diritto dovere di critica anche aspra ma sono frastagliate, anzi oggi addirittura sparite. Non hanno né un esecutivo di ricambio né un programma alternativo da sottoporre agli elettori. Io sono qui e con me una maggioranza politicamente coesa al di là degli incidenti d’aula”.
Nel suo intervento Berlusconi ha infatti definito lo scivolone della maggioranza sul rendiconto di bilancio “un incidente parlamentare di cui la maggioranza ha la responsabilità e di cui mi scuso”, un incidente che ha “determinato una situazione anomala che dobbiamo sanare con un voto di fiducia politica”. Il governo, ha spiegato, “presenterà al Parlamento nuovo provvedimento di un solo articolo al quale aggiungerà tabelle e dati contabili” che sarà poi “sottoposto alla Corte dei Conti e presentato in Senato”. “A questa soluzione non c’è alternativa” ha detto il premier. Secondo Berlusconi parlare di “sfiducia” al governo per il voto negativo sul Rendiconto “è del tutto improprio perché si tratta di un atto squisitamente contabile”. Berlusconi ha poi affrontato il tema della crisi economica: “Sono qui per testimoniare che l’Italia ce la farà battendo la strategia del pessimismo” ha detto sottolineando che “la stabilità dell’euro è il pilastro della costruzione europea” ma che “la moneta unica ha un vizio d’origine perché non esiste ancora una autorità europea che possa coordinare le politiche fiscali ed emettere bond. L’Europa deve fare un passo avanti decisivo nel coordinamento della politica fiscale”. Il presidente del Consiglio ha assicurato che il “il decreto sviluppo sarà un mattone” importante per ricostruire la fiducia e che il governo “continuerà a lavorare nell’interesse delle famiglie e delle impresse anche se contro di noi è stata montata una campagna di inusitata violenza basata solo sull’antiberlusconismo”. Poco altro. Poco di nuovo oltre a quello già detto il 14 dicembre, impegni. Ma la maggioranza ha applaudito. “Bel discorso, domani il governo ci sarà ancora”, ha garantito Bossi. Poi ha lasciato l’Emiciclo durante il dibattito, dopo una stretta di mano con Berlusconi. Poco affollata, a prescindere dall’assenza dell’opposizione, la breve replica di Berlusconi. mentre il presidente del Consiglio parlava mancavano dall’Aula diversi deputati del Pdl, e si registravano vuoti anche al banco del governo.
di Davide Vecchi
giovedì 13 ottobre 2011
Berlusconi alla Camera, l’opposizione diserta Domani il voto di fiducia
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