giovedì 13 ottobre 2011

«Se cado si dissolve il centrodestra»


«Non avete capito che se cade il governo in questo momento si dissolve l'intero centrodestra». Ai ministri che coltivano dubbi, ai deputati che minacciano di formare un gruppo autonomo, a tutti coloro che lo invitano a rivedere l'agenda dell'esecutivo e persino la composizione, o a forzare la mano con Tremonti, Berlusconi ieri ha opposto questo ragionamento. Sostiene il premier che una crisi di governo non sarebbe soltanto un regalo alla sinistra, un pessimo affare per il Paese, un motivo di cocente sconfitta personale. Aggiunge a queste considerazioni una convinzione, per alcuni uno spauracchio, non di poco conto: «Senza di me nessuno di voi ha un futuro».

Pronunciando anche queste parole il Cavaliere preparava ieri il suo discorso («parlerò meno di dieci minuti») di oggi alla Camera (sembra che Giuliano Ferrara ne abbia scritto una traccia), si diceva convinto di una nuova fiducia, diceva ai suoi interlocutori che la richiesta di un voto sul governo a Montecitorio è l'unica cosa seria che potesse fare in qualità di presidente del Consiglio.

Chiuso a palazzo Grazioli, girandola solita di incontri con ministri e parlamentari, Berlusconi ieri ne aveva una più del solito contro Fini, colpevole di un comportamento istituzionale «inaccettabile» secondo molti esponenti del Pdl, mentre si dichiarava soddisfatto della posizione della prima carica dello Stato, che non ha letto il voto di due giorni fa come costituzionalmente gravido di conseguenze, al contrario del Pd.

In una prima stesura del discorso ieri Berlusconi legava la sua permanenza al governo al rispetto del mandato degli elettori, al decreto per lo sviluppo che è in gestazione, al fatto che nel pieno di una crisi finanziaria è da matti pensare a una crisi di governo: due vertici internazionali, a Bruxelles e Cannes, Consiglio europeo e G20, attendono la presenza del capo del governo nelle prossime settimane «e noi che facciamo ci presentiamo con un governo in crisi?».

Altro concetto che il premier esterna in queste ore a chi lo va trovare è un'esplicita richiesta di sostegno incondizionato e a tempo: «Aiutatemi ad arrivare fino a Natale», ha ripetuto anche ieri ad alcuni suoi ospiti, nella convinzione che se il governo arriverà a vedere l'anno prossimo sarà lui, assieme a Bossi, a decidere le sorti della legislatura. O quantomeno ad avere maggiore voce in capitolo di quanta ne avrebbe in presenza di una crisi politica prima della fine dell'anno.

Marco Galluzzo
13 ottobre 2011

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