sabato 29 ottobre 2011

Giustizia Anno Zero


di Marco Travaglio

L’altroieri la Procura di Roma ha chiesto di archiviare l’inchiesta, aperta due anni fa da quella di Trani, a carico di B., dell’ex commissario Agcom Giancarlo Innocenzi e dell’ex dg della Rai Mauro Masi, che negli ultimi mesi del 2009 brigavano per chiudere Annozero.

Trani accusava B. di concussione (nei confronti di Innocenzi, presunte vittime delle sue pressioni) e di minaccia a corpo politico dello Stato (l’Agcom), reati commessi nelle funzioni di premier.

Per valutare le accuse, i pm di Roma trasmisero il fascicolo al Tribunale dei ministri perché chiedesse alla Camera l’autorizzazione a usare le telefonate di B. indirettamente intercettate sulle utenze di Innocenzi.

Il Tribunale dei ministri ci dormì sopra un anno e mezzo, poi a luglio di quest’anno rispose a una domanda che nessuno gli aveva ancora posto: i reati di B. non erano di tipo ministeriale perché commessi non in veste di premier, ma di comune cittadino (un quivis de populo che nomina il dg Rai e tre commissari Agcom); e comunque i suoi comportamenti, per quanto illeciti, non erano classificabili come concussione e minacce all’Agcom, ma come abuso d’ufficio. Dunque roba da Tribunale ordinario.

La palla è tornata alla Procura, a cui non è parso vero di derubricare la concussione e le minacce, indagando B., Innocenzi e Masi solo per abuso. Ma l’altroieri, dopo altri tre mesi di riflessioni, ha deciso che l’abuso non regge: la riforma del 1997 (sinistra al governo, destra d’accordo) l’ha talmente svuotato da renderlo punibile solo quando provoca un danno patrimoniale a qualcuno e un vantaggio patrimoniale a qualcun altro. E qui danni non ce ne furono: le manovre del trio B.-Masi-Innocenzi non andarono in porto proprio grazie all’inchiesta di Trani, svelata dal Fatto il 12 marzo 2010, che le sventò appena in tempo (per accontentare il premier censore si dovettero sospendere tutti i talk show, con la scusa delle amministrative).

L’ultima parola spetta al gup, che potrà accogliere o respingere la richiesta di archiviazione. Se l’accoglierà, la pantomima giudiziaria giungerà a compimento: tutti i magistrati che si sono occupati del caso hanno stabilito che i reati ci sono, ma, a parte Trani, ciascuno è riuscito a vedere solo quelli che non sono di sua competenza: la Procura di Roma, la concussione e le minacce; il Tribunale dei ministri, l’abuso.

Risultato: chi ha commesso gli illeciti la farà franca. E passerà il principio che il capo del governo può ordinare ai vertici del “servizio pubblico” (che nomina lui) e all’“Autorità indipendente” (che nominano lui e gli altri partiti) di chiudere i programmi sgraditi.

Cioè che un macroscopico abuso di potere, seppure illegale, rimane impunito. Con un ulteriore, beffardo paradosso: i giornali scrivono che non è successo nulla, come se una richiesta d’archiviazione cancellasse i fatti.

Il Giornale: “L’inchiesta sulle pressioni ad Annozero è un altro flop”. Libero: “Metodo pm: sputtana Silvio e poi archivia... Una bolla di sapone”. Il Corriere dà la notizia addirittura due volte, a pag. 10 e a pag. 27, riuscendo a liquidare lo scandalo come innocenti “telefonate in cui B. si lamentava del programma di Santoro” e “presunte pressioni per evitare la messa in onda di Annozero”. Si lamentava? Presunte pressioni? Il 14.11.2009 B. ordinò al fido Innocenzi: “Quello che bisogna concertare è che l’azione vostra consenta... sia da stimolo alla Rai per dire ‘chiudiamo tutto’, ma non solo su Santoro: aprite il fuoco su tutte le trasmissioni di questo tipo”. Citò anche la Dandini. E sarà un caso, ma dalla Rai Santoro e la Dandini sono spariti. Persino Masi rispose che le pretese di B. di censurare ex ante erano illecite, roba che “nemmeno nello Zimbabwe”. Ora manca solo che qualcuno scriva “presunte telefonate”. E poi “presunto premier”.

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