Nel rapporto degli Stati Uniti B. è citato per Ruby La fonte? È il Dipartimento guidato da Hillary Clinton
di Enrico Fierro e Eugenia Romanelli
Il nome di Silvio Berlusconi finisce in un rapporto del Dipartimento di Stato americano che si occupa di immigrati sfruttati e di minorenni indotti alla prostituzione. “Nel febbraio 2011 – si legge nella parte dedicata all'Italia – i giudici hanno fissato la data del processo al primo ministro Berlusconi per il presunto sfruttamento sessuale di una minorenne marocchina. Le cronache dei media mostrano la prova del coinvolgimento di una terza parte nel caso, che ha indicato che la ragazza era vittima di traffico di persone”. Non si sprecano aggettivi, ma la fotografia dell'episodio che ha colpito il Dipartimento diretto dalla signora Clinton è netta, senza sfumature. La figuraccia dell'Italia plateale, incontestabile.
SILVIO BERLUSCONI sapeva che Ruby era minorenne, lo rivela uno dei testimoni e lo fa mettere a verbale. “Ruby mi fece vedere il numero di Berlusconi, dove lei lo poteva contattare. Mi confidò che il presidente aveva saputo da lei che era minorenne”. Child, notano gli estensori del rapporto, ma comunque la preferita. È Ruby stessa ad ammetterlo. "Letizia? (riferendosi a Noemi, la ragazza di Casoria, ndr), lei è la pupilla, io invece sono il culo".
Dodici mesi di lavoro per elaborare il “Trafficking in Persons Report”: centinaia di pagine che fanno il punto sulla legislazione degli Stati per contrastare la piaga odiosa del traffico di esseri umani. Nella scheda relativa all'Italia si fa riferimento per ben due volte a Silvio Berlusconi. E non per l'impegno del governo a contrastare il mercato illegale degli uomini, ma per il caso Ruby. Non proprio una medaglia, visto che il punto centrale del Rapporto è proprio quello dello sfruttamento sessuale dei minori immigrati. Anche su questo fronte, notano gli americani, il governo italiano lascia a desiderare. Se da una parte “l’Italia è pienamente conforme ai requisiti minimi per l’eliminazione della tratta”, nel senso che il nostro Paese è dotato di una legislazione idonea, dall’altra il governo “deve ancora adottare procedure nazionali per l’identificazione e l’aiuto delle vittime”. Anche perché, come sottolineano le Ong, c’è grande preoccupazione per "la focalizzazione del governo sul rimpatrio accelerato dei clandestini e delle donne straniere accusate del reato di prostituzione di strada". In questo modo "le vittime non sono identificate dalle autorità: viene ritenuto che abbiano violato la legge e sono per seguite per atti illeciti commessi come conseguenza diretta della condizione di vittime di tratta". Nel 2009, il governo italiano ha riferito di aver indagato 2.521 persone sospettate di trafficking, di averne arrestate 286, mentre nel 2008 i sospettati erano 2.738, e gli arresti 365. I condannati nei Tribunali italiani per trafficking sono stati 166 nel 2009 e 138 nel 2008. La condanna media è stata di 6,5 anni di carcere.
I CONDANNATI per trafficking legato allo sfruttamento della prostituzione minorile e alla schiavitù hanno ricevuto condanne in media, rispettivamente, per 3,5 e 1,5 anni. Insomma, come ha sottolineato
Nessun commento:
Posta un commento