sabato 15 ottobre 2011

"Il ministro Romano favorì i Ciancimino"


RICCARDO ARENA

Il 3 dicembre 2003 il tributarista e docente universitario Gianni Lapis telefona a Saverio Romano. Che è alla Camera. Si sentono infatti rumori di fondo, annotano i carabinieri che intercettano Lapis: il deputato è in aula. «C’è un emendamento che è stato presentato, sembra stamattina - dice il professore -. Vorremmo capire cos’è e comunque non dovrebbe interessare il settore privato. Quindi, se passa, dovreste integrarlo». «Ho capito - risponde Romano - fai una cosa, mandami un fax».

Secondo il Gip di Palermo Piergiorgio Morosini, questa telefonata, assieme ad altre 25, farebbe parte di un complesso disegno di favori e aiuti alla società «Gas» (Gasdotti azienda siciliana) di cui erano soci occulti
Vito Ciancimino e successivamente il figlio Massimo. Favori che sarebbero stati ripagati all’attuale ministro Romano con una tangente da 50 mila euro, versatagli da Lapis. La Gas è la società in cui c'era una parte del tesoro mafioso di don Vito, secondo una sentenza della Cassazione. Ora il giudice Morosini ha deciso di approfondire il caso e ha girato alla Camera la questione sollevata dalla Procura di Palermo, che quelle intercettazioni le vuole utilizzare contro Romano, indagato con l’ipotesi di corruzione aggravata dall’agevolazione di Cosa nostra.

Resta in sospeso un’analoga richiesta avanzata dai pm Antonio Ingroia, Sergio Demontis, Paolo Guido e Nino Di Matteo anche per il senatore del Pdl
Carlo Vizzini. Per inciso, la finanziaria 2004, la legge 350 del 24 dicembre 2003, previde un abbattimento nel pagamento dell’Iva per le società del gas e contributi di solidarietà per i trattamenti pensionistici per le «aziende private del Gas». L’emendamento che stava a cuore a Lapis, cioè, fu modificato come il professore voleva.

Per il Gip, che prende in esame anche l’aiuto che Romano avrebbe dato a Lapis per una questione che aveva col ministero delle Attività produttive, dopo la cessione da 120 milioni della Gas agli spagnoli della Gas Natural, avvenuta il 12 gennaio 2004, un’altra serie di contatti telefonici dimostrerebbero il pagamento della tangente, che sarebbe avvenuto il 4 marzo 2004 a casa di Lapis. «Si prospetta l’esistenza di un sistema affaristico-politico-mafioso avente al centro le attività del gruppo Gas - osserva il giudice Morosini - un comitato d’affari dove si collegano le condotte di imprenditori spregiudicati, amministratori corrotti, politici senza scrupoli, votati ad una raccolta del consenso senza regole».

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