venerdì 21 ottobre 2011

Malasirte


di Marco Travaglio

Frattini Dry l’aveva detto al Meeting di Rimini il 26 agosto: “Si deve garantire a Gheddafi un processo equo, dignitoso, rispettoso della persona umana, anche se ha commesso tanti crimini. La taglia su di lui è stata messa da un imprenditore di Bengasi, non dal Cnt, che altrimenti avrei criticato pubblicamente. Abbiamo detto al presidente Jibril che ci attendiamo un processo che tratti Gheddafi con dignità umana”. Infatti, appena il rais è uscito dal buco e ha detto “non sparate”, l’hanno subito ammazzato. Forse perché Frattini Dry non se lo fila nessuno in Italia, figurarsi in Libia. O forse perché anche in Libia tutti pensano che il ministro degli Esteri italiano sia Valter Lavitola.

Sta di fatto che Gheddafi non parla più e questo, per il nostro regimetto, è un bel vantaggio. Se i libici avessero dato retta a Frattini Dry garantendogli un processo equo, dignitoso e rispettoso, quello magari avrebbe cominciato a parlare, raccontando certi affarucci con l’amico Silvio, quello che due anni fa siglò con lui il Trattato di amicizia e partenariato militare, che lo sbaciucchiava e riceveva con tutte le palandrane, le tende e le amazzoni, che lo elogiava come “leader di libertà”, che ancora sei mesi fa, durante le feroci repressioni, non lo chiamava “per non disturbarlo” e che, a lasciarlo fare, l’avrebbe presto candidato al Nobel per la Pace.

Invece l’han fatto secco, pace all’anima sua. Anzi, come dice l’amico Silvio, “sic transit gloria mundi”. Lui non lo sa, ma è una citazione dall’“Imitazione di Cristo” che, nel rito antico, il cardinale protodiacono recitava al nuovo Papa appena eletto al soglio pontificio spegnendo un cero, per rammentargli la transitorietà del potere temporale. Ora la recita Papi per rammentare agli altri la propria immortalità.

Alla notizia della morte del rais, il premier ha subito annunciato che “la guerra è finita”, a riprova del fatto che l’unico scopo era ammazzare Gheddafi e cancellare le tracce. Missione compiuta.

Ma ogni giorno ha la sua pena. Domenica sarà un’altra giornata campale per il fine diplomatico che ci sgoverna: B. incontrerà Angela Merkel, che lui chiama familiarmente “culona inchiavabile” e che purtroppo parla ancora. Anzi, se diventa un tantino più nervosa, ci fa fallire e ci sbatte fuori dall’Europa.

In vista del cruciale appuntamento, tra Palazzo Grazioli e la Farnesina si segnala, oltre al consueto assembramento di mignotte, un viavai di feluche e dossier per predisporre la migliore strategia al fine di scongiurare il temuto incidente diplomatico e placare la furia della cancelliera teutonica.

Varie le ipotesi allo studio.

1) Il premier italiano manda avanti Lavitola, nominato in fretta e furia ambasciatore italiano a Berlino, a comunicare alla Merkel che la visita di Stato è rinviata a data destinarsi perché lui è troppo impegnato con Sabina Began.

2) Si traveste da Gheddafi (basta fargli la permanente al toupet d’asfalto e appiccicargliene un altro sul mento, per il resto il trucco è identico) e rivela alla Merkel che quello ammazzato a Sirte non è Gheddafi, ma Berlusconi.

3) Affronta a pie’ fermo le proprie responsabilità di statista e confessa alla Merkel di averla chiamata “culona inchiavabile”, ma solo perché sapeva di essere intercettato e voleva nascondere la sua irrefrenabile passione per lei, depistando il gossip della sinistra.

4) Come captatio benevolentiae, ripete il celebre scherzo del cucù, nascondendosi dietro una colonna e poi spuntando fuori all’improvviso con l’impermeabile spalancato: “Tu metti i crauti e io il würstel”.

5) Smentisce categoricamente l’intercettazione: “La sinistra dell’odio, per screditare l’immagine dell’Italia all’estero, mi ha volutamente frainteso: io non ho detto culona inchiavabile, ma bensì troiona intrombabile”.

6) La butta sul ridere e saluta la Merkel, confidando nel suo sense of humour, con un affettuoso “Ehi, bella culona, ma lo sai che ti chiaverei subito?”.

7) Salta i convenevoli di rito e le zompa addosso davanti a tutti.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Verità inconfessabili e satira al vetriolo. Da morire dal ridere!