martedì 18 ottobre 2011

Non vogliamo uno Stato di polizia

Nei prossimi giorni presenteremo alla Camera e al Senato due ddl di contenuto identico, non per vietare i impedire le manifestazioni ma, al contrario, per rendere davvero agibili a tutti, per consentire a chi vuole manifestare pacificamente di farlo liberamente e per impedire ai violenti di impadronirsi delle manifestazioni con la forza.
Ieri molti improvvisati commentatori hanno espresso giudizi sulle nostre proposte senza nemmeno aspettare che venissero presentate, dunque senza sapere di cosa stavano parlando. Per questo hanno parlato di una riproposizione della legge Reale, che noi invece non abbiamo alcuna intenzione di riesumare e che anzi per noi può essere buttata nel cesso, o meglio archiviata in un cassetto, dato che fa parte di un bagaglio storico che non ci appartiene.
Siamo favorevoli a un allargamento del fermo giudiziario, ma per quanto riguarda il fermo di polizia le norme esistenti sono sufficienti. Deve essere sempre e solo l’autorità giudiziaria a disporre ogni limitazione della libertà, in caso contrario il rischio di degenerare in uno Stato di polizia ci sarebbe tutto.
La nostra proposta di legge prevede invece un aggravio di pena per lesioni personali cagionate ad un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni pubbliche; il divieto delle attenuanti e dell'applicazione della sospensione condizionale per i casi di danneggiamento aggravato, resistenza aggravata e lesioni personali gravi o gravissime a pubblico ufficiale; adozione di un sistema tipo “Daspo” che impedisca a soggetti ritenuti pericolosi di poter accedere alle manifestazioni pubbliche autorizzate.
Nella nostra proposta, oltre a questa serie di aggravanti specifiche, prevediamo una dotazione organica di mezzi e strumenti per le forze dell'ordine e la magistratura, affinché violenti e provocatori siano allontanati dalle manifestazioni e puniti in modo esemplare.
Non abbiamo insomma alcuna intenzione di ledere i diritti costituzionali dei cittadini né di mettere anche minimamente in discussione il diritto a manifestare pubblicamente protesta e dissenso. Si intende colpire ragionevolmente, mutuando norme già applicate nei confronti del tifo violento, sacche di soggetti facinorosi che si annidano, compromettendole gravemente e irrimediabilmente, nelle manifestazioni pubbliche autorizzate, di carattere assolutamente pacifico.

Nessun commento: