mercoledì 12 ottobre 2011

QUELLI DELLA P4 SENZA BAVAGLIO



di Malcom Pagani

Parlava con tutti, Luigi Bisignani. Ministri, giornalisti, direttori generali della tv, banchieri, affaristi, diplomatici. Mentre a Napoli l’inchiesta sulla P4 procede, può essere utile, per una filologia del potere, ripercorrere il sentiero ricostruito dai pm Woodcock e Curcio. Le telefonate che il Fatto pubblica oggi e pubblicherà nei prossimi giorni in opposizione a qualunque diktat da Repubblica di Bananas sono documenti essenziali per comprendere un sistema di relazioni incline al reciproco favore, atto a condizionare, quando non a eterodirigere, la vita del Paese. Alcune sono già apparse in forma di riassunto. Altre sono inedite. Nelle conversazioni compaiono tutti. In fila per tre da Bisi, per una parola, un consiglio, un favore. Ci sono i parlamentari di Futuro e Libertà (Ronchi), i politici di governo (La Russa, Micciché, Prestigiacomo, Frattini), le eminenze grigie evocate a più non posso (Letta), i militari e i prefetti (Pecoraro). È un mondo precario, messo di fronte allo sgretolamento berlusconiano, che cerca appigli e prospettive per quando il Sultano, per consunzione, mollerà. Le telefonate, anche se abbreviate, sono riportate con le storpiature lessicali dei protagonisti e gli errori di chi le ha trascritte, fedelmente. Accompagna il lavoro il tratto di Emanule Fucecchi. La sua storia parallela della P4 è il naturale compendio delle conversazioni che seguono.

“Mondo Rai”

CON LE PARETI d’amianto e le fantozziane poltrone in pelle umana,l a Rai, da sempre, è l’acronimo di raccomandazioni a iosa. Democristiani, comunisti, socialisti, repubblicani, socialdemocratici e i loro eredi, nella variante berlusconiana, pronti a sventolare bandiere e protetti all’ombra dei Cda. Così, da più di mezzo secolo. Naturale quindi, per il Paese che mai fu normale, la coazione a ripetere di un potere che impallina gli oppositori. Michele Santoro e il suo Annozero vanno oltre. Proteggono l’informazione. E un popolo informato, danneggia il quieto orizzonte degli eventi. Nella direzione generale Rai di Mauro Masi, Annozero è un capitolo che rifiuta di svelare l’ultima pagina. Masi tenta di forzare il finale. Santoro deve andare via. È un’ossessione. Allo scopo di avere lo scalpo del suo nemico, compiacere l’editore di riferimento, assolvere a una personale interpretazione del proprio mandato, il Dg si rivolge spesso a Bisignani. Ottenuta la sospensiva di due settimane dalla messa in onda di programma e conduttore (sanzionata per la prima puntata, quella del 23 settembre) Masi esulta. Dal “Vaffan… bicchiere” sono trascorsi 21 giorni. La telefonata tra Masi e Bisignani è del 14 ottobre 2010. È un giovedì. Sono le 22:02. Ad Annozero Santoro ha dialogato con gli spettatori rincuorandoli sul diritto a non farsi ridurre il pensiero “a un’unica marmellata televisiva”. Fa sapere in diretta che ricorrerà all’arbitrato televisivo. Propone ai suoi telespettatori di scrivere al Presidente: “Io sono un abbonato Rai e non voglio essere punito al posto di Santoro”. A Masi e Bisignani, la denuncia del conduttore fa l’effetto che segue.

LE PIPPE DI SANTORO

(…) Masi: “No, ma che, sta in fuga. I miei brindano. Cioè... questo non va dal giudice, va all’arbitrato. Abbiamo vinto G. è morto”.

Bisignani: “L’arbitrato... come (inc.)”.

Masi:“Malì...ma tu scherzi. Per tutta la vita vuol’andà dal giudice. Dal giudice. L’arbitrato. Perché significa che gli hanno detto che dal giudice prende le botte. Santoro è in fuga. Il mio avvocato Roberto Pesce sta brindando”.

Bisignani:“Poi sta cosa della raccolta di firme?”.

Masi: “Ah... è l’ennesima che ha fatto. (…) Sono nà pippa. Le pippe di Santoro. È na’ stronzata (...) La verità è che è in fuga. Santoro è in fuga. Come lo sborrone, voleva rompe il culo a tutti, và all’arbitrato. A parte il fatto che posso decidere io domattina, andà io dal giudice e gli sospendo l’arbitrato. Tanto pe esse chiari”. (…)

“NON PUÒ NON FARLA”

Passano pochi giorni e Santoro non molla. Il 5 novembre 2010 alle ore 20:29 Bisignani e Masi dialogano parlando della puntata di Annozero prevista per le ore 21. A un tratto , i due passano a parlare della presunta riforma proposta da Masi al fine di tagliare i costi dell’azienda Rai. Il progetto ha bisogno di un rilancio sulla stampa. Il giornale scelto allo scopo è il Corriere della Sera. (…)Masi:“(...) Guarda che questa cosa dei tagli è importante, eh”. Bisignani: “E certo che è importante, è un’azienda impo...” Masi: “Eh”. Bisignani: “In un’azienda normale sarebbe la notizia, purtroppo in un’azienda come quella...”. Masi: “Si parlano di ‘bella ciao’, hai capito, è una cazzata”. Bisignani: “Sì” (...). A questo punto Masi vanta una presunta telefonata intercorsa con De Bortolie chiede a Bisignani di fare la stessa chiamata. Bisignani: “Ah, lo chiamo subito”. Masi:“L’ho chiamato io, gli ho ge...gliel’ho detto, però fagliela pure una telefonata, anche perché loro quel... avevano fatto un articolo critico, adesso questo è un taglio di (inc), non ha mai fatto nessuno, oh, ma gli ho tolto il trenta per cento di spese di rappresentanza, il trenta per cento, Gigi”. Bisignani: “Cazzo”. Masi: “Ho tolto”. Bisignani: “Lo chiamo subito”. Masi: “Ho tolto il venti per cento dei telefonini subito, dalla sera alla mattina, il venti per cento delle consulenze, i famosi appalti esterni, oh cioè in un’azienda on line sarebbe la rivoluzione (…) ma se ne stanno accorgendo ora... di. Questi, insomma, però diglielo che il Corriere non può non farla eh, questa cosa”. (...)

IL CORRIERE LA FA

L’articolo critico di cui parla Mauro Masi esce il 7 dicembre ed è un durissimo commento di Aldo Grasso al richiamo Rai nei confronti di Fabio Fazio per Vieni via con me. La trasmissione è un successo, ma poco più di due minuti di sforamento costano al programma una lettera della direzione del palinsesto. Grasso parla di “azienda allo sbando” e Masi prende la penna. Il Corriere ospitala sua replica. Il Dg Rai e Bisignani ne parlano a tardo pomeriggio. Si congratulano a vicenda. Nella missiva al giornale diretto da De Bortoli, Masi discetta di pluralismo: “È una Rai che tenta inoltre, ed è questo il tema più delicato e per molti urticante, di essere davvero pluralista cercando di far rispettare a tutti le stesse regole” e si loda: “E nel fare questo io stesso non mi nascondo dietro a soluzioni «furbine» care a molti ma ci metto direttamente la faccia e la reputazione”. È mercoledì 8 dicembre 2010, sono le 17:09.

Bisignani: “Bellissima la lettera”.

Masi: “Ti è piaciuta? Lo sai che ha avuto un successo clamoroso, ah”.

Bisignani: “Fantastica quella lettera”.

Masi: “La frase finale è piaciuta a tutti. A numero uno, due e tre. Mi ha chiamato chiunque”.

Bisignani: “Fantastica, fantastica e lui non sapeva veramente che cazzo rispondere eh”.

Masi: “Eh infatti”.

Bisignani: “Proprio bella, bella, bella”. (...).

Qui Masi sostiene (ma non c’è la controprova) che il Direttore del Corriere abbia apprezzato la lettera a tal punto da averle trovato in pagina una diversa, migliore, collocazione.

MASI NON FA AUDIENCE

In un’altra conversazione con Bisignani del 13 agosto 2010, il giornalista Enrico Cisnetto racconta delle difficoltà incontrate nel creare un evento ritagliato sulla figura di Mauro Masi a CortinaIncontra. Masi non fa audience. Cisnetto se ne lamenta e cerca una soluzione. Sono le 19:20

Cisnetto: “Senti un po’, stamattina mi ha chiamato Mauro Masi per dirmi: io verrei volentieri gli ultimi giorni, siccome ho un buco nel 29 che io ho tenuto per quella cosa là è andata a buca che è l’ultimo giorno il pomeriggio alle 18 e io (…) lui però dice, io verrei io, mi intervisti tu eccetera, ora mediaticamente la cosa è anche buona perché alla vigilia della ripresa del palinsesto autunnale lui viene e fa una cosa e porta un po’ di giornalisti dietro che fa un po’ di battute e gli faccio un po’ di domande a Annozero piuttosto che le altre cose calde, eccetera, secondo me...”.

Bisignani: “Voci sovrapposte-quella cosa sulla Governance della Rai”.

Cisnetto: “E la Rai c’è... però quel problema è che l’ultimo la domenica... l’ultima domenica di agosto c’è meno gente... bisogna che... lui non attrae, bisogna rafforzarlo, allora secondo me bisogna che lui si portasse dietro qualcuno, io ho provato a buttar giù un po’ di nomi che farebbero, diciamo, attrazione”. (…)

MINOLI È UNO STRONZO

A Cortina, poi, Masi effettivamente ci va. Il 29 agosto 2010. Dietro il pomposo titolo “Mauro Masi si racconta per la prima volta”, il Dg si sposta all’ombra delle Dolomiti per definire Augusto Minzolini “un giornalista di punta” e “un innovatore” e dare il benvenuto a Michele Santoro: “La sentenza dice che deve fare un programma, non quale programma”. Nella cornice di Cortina Incontra, per il decennale della manifestazione, sotto l’alto patronato della Presidenza della Repubblica, di sei ministeri, una Regione e un Comune, Mauro Masi prova a recitare da sovrano. L’intervista però la conduce Giovanni Minoli che di Masi, forse, sogna di essere il successore. Tra Minoli e Masi, in una conversazione non sdraiata, sono frizioni. Una volta archiviati i complimenti, i sodali Masi e Bisignani mostrano di non gradire l’eccessiva intraprendenza del giornalista torinese. Il Dg si lamenta “È una cosa vera, eh, non è che l’ha fatta...” e Bisignani chiosa: “Eh, bello stronzo lui infatti”. La telefonata prosegue e i due ritornano sull’argomento.

(…) Bisignani: “Si è visto dalle domande del cazzo, da come ha cominciato, scusa, l’avrei preso a schiaffi”.

Masi: “Eh, vaffanculo”. (…)

NON TOCCHERÀ PALLA

L’affaire Montecarlo, Giancarlo Tulliani, il fratello di Elisabetta, la moglie di Gianfranco Fini. La nascita di Futuro e Libertà, la clamorosa ribellione in diretta tv dell’ex leader di An e una frase “Che fai, mi cacci?” che diventa l’occasione per un’inedita lesa maestà e propaga un conflitto politico senza quartiere. Fuoco amico. L’estate 2010 è teatro di guerra. Tra Fini e Berlusconi, le loro galassie, i loro figli non sempre fedeli. Una guerra sporca, sudamericanamente “sùcia” con Valter Lavitola dietro le quinte, i giornali vicini al premier scatenati e una compravendita di parlamentari che subentra al tramontato, ma non meno tradizionale, calciomercato di agosto. Mauro Masi è a Venezia, Bisignani a Roma. Discutono di questo e di molto altro. Il quadro generale li preoccupa. Auspicano una tregua e intanto, mantengono la posizione. È il 5 settembre, sono le 21:42. La Rai non è zona franca. Si spara anche a Viale Mazzini e il paventato vuoto di potere è pretesto per regolare antiche diatribe. A farne le spese un ex cronista del Secolo d’Italia paracadutato al Tg2 (e in seguito a Rai1), Mauro Mazza, finiano di stretta osservanza.

(…) Bisignani: “(…) Senti, Mazza è in seconda fila”.

Masi: “Beh ho fatto bene no? (…) un motivo in più per estrometterlo, non gli facciamo toccare palla, l’abbiamo tolto da tutto” (…) Se sento la parola cultura metto mano alla pistola”.

Pochi minuti dopo, i due si riparlano. Masi è raggiante. Tra un’organizzazione del futuro Festival di Sanremo con Manuela Arcuri, un incontro con Bruno Vespa e la vanagloria per un’intervista concessa a Panorama e firmata da Maurizio Costanzo, dalla conversazione tra i due trapela un indubitabile trasporto per la cultura.

(…) Bisignani: “Venezia come è andata, bene?”.

Masi: “Venezia io sono stato due ore (…) perché sono andato a Manto e a Rigoletto”.

Bisignani: “Ah, pensa che balle”.

Masi: “Due balle micidiali (…)”.

(continua)

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