giovedì 13 ottobre 2011

“Scassare” l’Italia: De Magistris sogna un partito


di Enrico Fierro

Luigi De Magistris fonda un nuovo partito. “L’Italia è tua”, proiezione nazionale di “Napoli è tua”, la lista-movimento dal colore arancione che gli fece conquistare la carica di sindaco del capoluogo campano. L’ipotesi circola da giorni e agita i sonni di Antonio Di Pietro, scuote Nichi Vendola e la sua Sel e fa venire i mal di pancia alla leadership del Pd. “Calma, calma, Italia è tua” non esiste”.

Non sarà questo il nome, ma lei sta fondando un nuovo partito?

Io ho una idea in cui credo fermamente. Nel Paese c’è tantissima voglia di politica, di partecipazione, ci sono interi settori sociali che non intendono più essere rappresentati dai partiti così come sono.

E lei è pronto a offrire un nuovo contenitore.

Se così fosse la mia sarebbe una visione limitata allo strumento partito. Ci sono nuove soggettività da affermare. E bisogna farlo in fretta, altrimenti il vuoto lasciato dalla caduta di Berlusconi sarà occupato dai Montezemolo, dai Profumo, dai Della Valle. Da chi è sulla scena imprenditoriale da anni, ma si presenta col volto della novità. Un’operazione che è già riuscita a Silvio Berlusconi nel ’94.

E allora scende in campo lei, il sindaco di Napoli.

Certo, ma con iniziative, proposte, idee, dando coraggio a chi dentro lo tsunami di questa crisi complessiva che è economica, sociale, ma anche etica e morale, si batte ogni giorno per cambiare le cose. Insomma, voglio riproporre il metodo e le dinamiche sociali che hanno portato alla mia elezione a sindaco, avvenuta grazie al contributo di alcuni partiti, ma soprattutto al di fuori di essi. Si è fatto a Napoli, si può fare in Italia. C’è un movimento in campo, che non è un partito, anche se bisogna vedere come si svilupperà e quali forme assumerà. Presto stileremo un manifesto politico.

Scassare, era questo il verbo trainante della sua campagna elettorale, si può coniugare anche nel resto d’Italia?

Scassare significava per Napoli rimettere tutto in discussione, provare a dare spazio a quelle realtà escluse dalla politica, penso agli intellettuali tenuti fuori dai sistemi di potere, ai centri sociali, alle associazioni anti-camorra, ai gruppi che si erano battuti contro il degrado e l’affarismo del ciclo dei rifiuti, noi non ci siamo limitati a dargli una generica rappresentatività politica. Oggi questi soggetti sono consiglieri comunali, decidono le scelte da fare per la città, sono protagonisti. L’obiettivo del movimento è aggregare quelle energie che dentro i partiti hanno mostrato di credere nel cambiamento.

Lei crede davvero che dentro un centrosinistra che si vede favorito nei sondaggi, ci sia tanta gente disposta a farsi da parte e dare spazio alle novità?

Anch’io vedo in giro tanto spirito di conservazione. Tutti aspettano il dopo Berlusconi, ma nessuno sta lavorando per costruire davvero una svolta radicale. Penso alla questione morale: i partiti non l’hanno affrontata. Non hanno fatto scelte coraggiose e questo sta dando spazio all’antipolitica, quella vera che cerca nel capitalista di turno la soluzione. I partiti resistono al cambiamento, per questo metteremo in campo idee e proposte. Che non si rinchiuderanno nello steccato del centrosinistra tradizionale. La nostra è una rete di municipi, luoghi dove il rapporto eletto-elettore è ravvicinato, movimenti di lotta, energie che si sono spese nei referendum. Ci rivolgiamo anche a quella cultura liberale che si richiama ai valori della Costituzione, la nostra radicalità è la loro radicalità, in termini di diritti civili, giustizia, questione morale, libertà di mercato e di intrapresa. A Napoli mi dicevano che non avrei mai avuto i voti della borghesia se mi fossi accompagnato con i centri sociali e i disoccupati, invece è andata diversamente: mi hanno votato anche liberali e conservatori.

Ci dica le prossime mosse.

Intanto il 15 ottobre sarò all’iniziativa Uniti contro la crisi, a fine novembre renderemo pubblico il nostro manifesto e in primavera terremo una grande iniziativa a Napoli che avrà al centro i temi del lavoro e dello sviluppo. Governo e Lega stanno spogliando il nostro territorio delle sue eccellenze industriali, Alenia, Fincantieri, Irisbus, Ansaldo. Non mi rassegno ad un futuro deindustrializzato, Napoli e l’intero Sud hanno più potenzialità di crescita di un Nord ormai saturo dal punto di vista industriale.

Parliamo della città: lei ha nominato Roberto Vecchioni alla guida del Forum delle culture 2013 e sono scoppiate polemiche.

La nomina precedente, quella dell’ex assessore Nicola Oddati, era stata fatta dal sindaco Iervolino dentro una logica partitocratica. Io ho proposto un cantautore che è unanimemente considerato un poeta, un artista che ama Napoli. Vecchioni mi ha commosso quando gli ho proposto questo incarico. E’ la cosa più bella che mi sia capitata nella vita, mi ha detto. E questo per me è un onore enorme.

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