PD, IDV E TERZO POLO CERCANO DI FAR MANCARE IL NUMERO LEGALE, LORO VOTANO LO STESSO
di Wanda Marra e Caterina Perniconi
C’è un uomo dell’opposizione davanti a ogni ingresso dell’aula, anche quelli sul retro. Vogliono impedire che qualche parlamentare male informato entri per sbaglio in aula e cambi le sorti di un’aspra battaglia parlamentare.
L’ansia a Montecitorio è altissima. Quando un funzionario del Pd blocca Arturo Parisi al volo sulla porta, il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, sbotta: “Ma perché non avete avvertito tutti? Perché?”. Non devono entrare in aula. L’estremo tentativo delle opposizioni unite è quello di far mancare il numero legale alla maggioranza, che deve avere almeno 315 presenti per rendere valida la votazione.
Obiettivo: annullare la seduta e costringere il Colle a prendere atto che il governo non ha più i numeri per governare . “Se ci riusciamo, mi faccio i capelli fucsia”, commenta la deputata Pd, Pina Picierno nel cortile di Montecitorio.
L’attesa dura un’ora e diciotto minuti. Poi l’opposizione è costretta a votare. Non c’è ancora la certezza che Silvio Berlusconi abbia portato in aula già 314 persone – il presidente della Camera, Gianfranco Fini, sarebbe stato automaticamente conteggiato – ma i 5 parlamentari Radicali (la sesta,
“I Radicali stanno entrando” si sente gridare in Transatlantico. L’aria comincia a scaldarsi e dalla porta solitamente riservata all’opposizione esce il piddiellino Maurizio Lupi: “I numeri sono numeri, noi eravamo già 315, senza i radicali”. Sulla sua strada c’è Rosy Bindi : “I numeri saranno numeri ma gli stronzi sono stronzi – sbotta la presidente del Pd – che galleggiano anche senz’acqua”. I 5 si materializzano sotto al banco della Presidenza per votare: prima Beltrandi, poi gli altri 4. Lentamente, a testa bassa, guidati proprio dal mago delle tattiche parlamentari, Roberto Giachetti, cominciano ad entrare in Aula per partecipare alla seconda chiama tutti i deputati dell’opposizione.
“Coglioni”, gli urlano dai banchi della maggioranza. L’amarezza dei democratici è palpabile. In molti hanno passato la notte in bianco per studiare le possibili tecniche ostruzionistiche, e nel loro stesso partito scoppia il caso politico. I Radicali si appollaiano sui loro banchi, in alto. Si sentono le urla: litigano con le democratiche Melandri e Calipari. Poco conta capire se i deputati del partito di Pannella hanno votato prima o dopo il raggiungimento del numero legale: in quel momento sono l’immagine plastica della sconfitta e del tradimento. Ma avrebbero votato comunque. “L’abbiamo deciso il giorno prima”, chiarisce
DOPO IL VOTO, è la volta delle spiegazioni e dei processi.
I “dissidenti” rivendicano la loro posizione. Bernardini: “Siamo stati in Aula per rispetto delle istituzioni”. Beltrandi: “Non c’è dubbio, l’aritmetica non è un’opinione: oggi le opposizioni, che hanno sbagliato persino i conti hanno regalato una nuova fiducia al governo Berlusconi”.
Oltre al merito della questione, è l’ennesima patata bollente per i Democratici: già il 14 dicembre c’era stata incertezza su come si sarebbero comportati i radicali , e in occasione della mozione di sfiducia al Ministro Romano hanno votato contro, attirandosi gli insulti della Bindi. Il gruppo e il partito si erano palleggiati la responsabilità di prendere una decisione su una loro espulsione, per finire con un nulla di fatto. Ma al di là delle dichiarazioni (per tutte, quella di Dario Franceschini “la gravità della loro scelta politica è enorme”), non si annunciano decisioni.
“Seguano la loro strategia”, dice il segretario Bersani. E Giachetti fa notare che comunque hanno votato no, come il gruppo. Magra consolazione rispetto alla difficoltà (per una volta ovviata) di fare fronte comune nell’opposizione. Commenta Casini: “Se i Radicali hanno pesato per fare ottenere al governo la fiducia mi fa solo piacere: si chiariscono tante cose”. Mentre in Parlamento riemergono i soliti sospetti (“Saranno stati comprati?”), in rete e su Facebook non mancano gli insulti: “Vergognatevi, oggi avete perso un gran numero di sostenitori ve lo posso assicurare!”. Ancora: “Sbaglio o i radicali sono un altro regalo di Veltroni? non bastava già Calearo?”. Ma Marco Pannella non si smuove: “Il Pd e
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