mercoledì 2 novembre 2011

Avanza anche nel Pdl l'idea del governo tecnico


di Marco Conti

«Come facciamo a portare a casa tutto ciò, alla Camera non abbiamo più i numeri». Nell’affastellarsi confuso, ma sempre uguale da sei mesi a questa parte, di misure e provvedimenti, è stato questo il refrain che ha accompagnato il vertice di ieri sera a palazzo Chigi. La riunione è stata convocata in tutta fretta da Silvio Berlusconi un po’ per forza e un po’ per necessità.

La speculazione ha iniziato a colpire ieri mattina mentre il Cavaliere era ad Arcore. A sollecitargli un intervento «rapido» l’immancabile
Gianni Letta che, dopo aver preteso dal premier le smentite su sue presunte intenzioni bellicose contro Tremonti, lo ha avvisato della preoccupazione del Quirinale che con sempre maggiore difficoltà riesce a giustificare, non tanto alle opposizioni, quanto a categorie sociali e imprenditoriali, la tenacia con la quale il premier resta incollato alla poltrona di palazzo Chigi.

A metà giornata, mentre la Borsa di Milano perdeva il 7%, l’allarme rosso è scattato anche ad Arcore dopo una nuova telefonata molto preoccupata del capo dello Stato giunta a palazzo Chigi. Il Cavaliere sa che senza la sponda del Colle difficilmente riuscirebbe a restare ancora a galla. E’ per questo che, di fronte alla velata richiesta di un passo indietro, Berlusconi decide di giocare d’anticipo con il comunicato che scarica sulla Grecia la responsabilità dell’ulteriore terremoto finanziario e promette di «agire con tempestività e rigore». Semmai ce ne fosse bisogno, è la conferma della volontà del Cavaliere di non mollare. Trascorrono poche ore e arriva la nota del presidente della Repubblica con tanto di ultimatum contenuto nella volontà espressa dal capo dello Stato di prendere in esame una «nuova prospettiva». Una chiosa che atterrisce il Cavaliere che giustamente derubrica «la prospettiva» a «governo tecnico di larghe intese».

Il Cavaliere sa che «la prospettiva» indicata dal Colle altro non è che una sponda che punta diritto a rassicurare in Parlamento coloro che sino ad ora non hanno staccato la spina al governo solo perché terrorizzati dalle elezioni anticipate. La mossa del Colle è musica per le orecchie di diversi parlamentari del Pdl che, come Roberto Antonione, sono pronti a traghettarsi in un’altra maggioranza. Una prospettiva che lo stesso segretario del Pdl, Angelino Alfano, giudicava plausibile solo ieri l’altro parlando così ad uno dei tanti deputati-malpancisti tentato dall’abbandono: «Non bisogna mollare ora, tanto tra poco saremo costretti a sostenere tutti un governo tecnico». La falla, aperta da tempo, rischia di allargarsi in maniera vistosa dopo il monito del capo dello Stato e la disponibilità mostrata dalle opposizioni a valutare «la nuova prospettiva».

Berlusconi teme che ciò possa essere interpretato come uno «sciogliete le righe, tanto non si va a votare», che manderebbe a fondo il suo governo e insieme, l’irrisolta e paradossale contrapposizione tra presidente del Consiglio e ministro dell’Economia che ieri mattina il sottosegretario Letta ha tentato di negare con la smentita ai retroscena pubblicati dai quotidiani.

Il clima tra i due resta pesante. Al punto che ieri sera Tremonti e Calderoli si sono a lungo trattenuti con il Cavaliere dopo il vertice a palazzo Chigi. Ci sono stati momenti di tensione. Il ministro dell’Economia continua ad essere convinto che uno dei problemi sia proprio la permanenza di Berlusconi a palazzo Chigi. Il premier pensa che il suo ministro, «defilato» nei giorni in cui si doveva scrivere a Bruxelles, remi contro e che i suoi «no» siano tutti dettati dalla voglia di farlo cadere.

Il problema di Berlusconi però sono nuovamente i numeri in Parlamento e tiene nel cassetto un piano alternativo che punta ad affidare a Gianni Letta la guida di un eventuale governo tecnico in modo da non ripetere l’esperienza del ’94 con il governo di Lamberto Dini. La strada resta però molto stretta per il premier che domani rischia di presentarsi al G20 con un maxiemendamento alla legge di Stabilità composto da qualche liberalizzazione e dismissione.

La riunione di ieri sera a palazzo Chigi ha infatti fatto registrare l’ennesima fumata nera. La sostanza dei discorsi che si sono intrecciati tra ministri, è caduta ancora una volta sulle misure straordinarie che il governo dovrà prendere per rispondere alle rassicurazioni che il premier ha dato qualche ora prima al telefono alla Merkel. Tra patrimoniali, concordati fiscali e pensioni d’anzianità, l’accordo ancora non c’è e potrebbe spuntarla ancora una volta il più volte annunciato «pacchetto sviluppo» fatto di dismissioni, semplificazioni, liberalizzazioni (estetisti e parrucchieri) e grandi opere già cantierate. Forse un po’ poco rispetto alle attese, ma specchio fedele delle difficoltà dell’esecutivo che ieri sera si è riunito senza il leader del partito alleato del premier: Umberto Bossi.

Per tentare di reggere ancora, Berlusconi deve riuscire ad intestarsi il pacchetto di misure anticrisi, in modo da presentarsi a Cannes non da premier dimezzato, sottoposto alla tutela del Quirinale e con una maggioranza incerta. Le rassicurazioni date ieri alla Merkel e al capo dello Stato, potrebbero non bastare se oggi la speculazione dovesse continuare ad abbattersi sull’Italia. La mossa della Grecia di indire un referendum non sembra aver sorpreso più di tanto il Cavaliere che continua a covare forti dubbi sulla strategia messa in piedi dalla Merkel e da Sarkozy. I dubbi sulle misure da attuare, emersi anche ieri sera durante il vertice notturno a palazzo Chigi, non sono dovuti solo alla diffidenza del Cavaliere per le patrimoniali e di Tremonti per i condoni, ma anche per la preoccupazione di gettare nelle fauci della speculazione altro denaro - tolto ai contribuenti - senza che ciò sia minimamente in grado di placare l’orco.

«Io non mollo e ce la faremo anche stavolta», spiegava Berlusconi ad un suo parlamentare dopo il vertice. Malgrado l’ottimismo mostrato dal presidente del Consiglio, nel Pdl non tutti sono della stessa opinione. Al punto che ieri sera è ricominciata a viaggiare per i fax la ormai famosa lettera nella quale si chiede al Cavaliere il «passo indietro».

Mercoledì 02 Novembre 2011

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