di Marco Travaglio
Sono amico di Ingroia e me ne vanto. Avrei voluto esserlo anche del suo maestro, Borsellino: purtroppo non ho fatto in tempo e invidio molto i colleghi che quel tempo l’hanno avuto. Da Ingroia non ho mai avuto una notizia in anteprima. E dire che mi avrebbe fatto comodo. Ma quelli che passano notizie sono pessimi magistrati, di cui mai diventerei amico.
Culturalmente, Antonio è un progressista e io un conservatore. Ma ci incontriamo sui valori della Costituzione, che non è né di destra né di sinistra: è di tutti. Perciò Antonio andava d’accordissimo con Borsellino, che da ragazzo era nel Fronte della Gioventù e i colleghi burloni lo salutavano romanamente.
Ogni anno, a Palermo, i giovani ex-An ricordano Borsellino perché era “di destra”. Ma nessuno s’è mai sognato di accusarlo di non essere imparziale: di fronte a un mafioso non si domandava se fosse di sinistra o di destra, lo indagava e basta. Esattamente come fa Ingroia, che negli ultimi mesi s’è imbattuto nelle trattative fra Stato e mafia fra il 1992 e il ’94 sotto governi di centrosinistra (Amato e Ciampi) sia di centrodestra (B.). E ha interrogato esponenti di centrosinistra (Scalfaro, Mancino, Amato, Conso, Ciampi, Martelli) e di centrodestra (Dell’Utri e altri).
L’altro giorno Ingroia ha accolto l’invito a parlare di lotta alla mafia al congresso del Pdci, così come aveva fatto in convegni e feste di Fli, Idv, Sel, Pd. Anche Borsellino andava alle Feste dell’Unità come a quelle del Secolo d’Italia, quando l’antimafia non era né di destra né di sinistra: era di tutti.
Ora che governa l’amico di Mangano e Dell’Utri, i pm antimafia vengono invitati solo dai partiti di opposizione (e nemmeno tutti: alla convention di Renzi l’antimafia non era proprio prevista).
Dovrebbero rifiutare solo perché il Pdl non li invita? È quel che sostiene il fronte trasversale che va dal Giornale al Corriere, dal Pdl all’Anm.
Sallusti, poveretto, scrive che “Ingroia andrebbe allontanato subito dalla magistratura”; “qualsiasi elettore del centrodestra che capitasse in una sua inchiesta dovrebbe ricusarlo per dichiarata imparzialità” (voleva dire “parzialità”, ma va scusato: non sa mai quel che dice); e “tutto il suo lavoro passato andrebbe rivisto alla luce di questa ammissione, a partire dall’accanimento che ha portato alla condanna a 7 anni in secondo grado di Dell’Utri”.
Forse Sallusti pensa che Dell’Utri l’abbia condannato Ingroia: non sa che l’han condannato tre giudici di tribunale e tre di appello. Ma soprattutto: quale sarebbe l’“ammissione” che lo renderebbe parziale (o, per dirla col povero Sallusti, imparziale)? Questa frase, pronunciata alle assise del Pdci: “Un magistrato dev’essere imparziale quando esercita le sue funzioni. Ma, fra chi difende
Beh, che c’è di strano? Solo i magistrati-partigiani della Costituzione sono imparziali, considerando (art. 3) “tutti i cittadini uguali davanti alla legge”.
Ma i tartufi dell’Anm raccomandano “particolare prudenza nell’esprimere valutazioni di carattere generale sulla politica del Paese”. Come se dirsi fedeli alla Costituzione fosse fare politica.
Il pm Alfredo Robledo ha appena chiesto i danni a B. che l’aveva accusato di “tramare infamità” e di essere “indegno”. Eppure non ha mai partecipato a raduni di partito. In compenso è uno dei pm che hanno scoperto lo scandalo Mills. Se si fosse girato dall’altra parte, gli avrebbero lasciato fare tutti i raduni che voleva.
I magistrati vengono attaccati non per quello che dicono, ma per quello che fanno.
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