mercoledì 30 novembre 2011

CONTRIBUTIVO ORA I PARLAMENTARI DOMANI TUTTI

Cicciolina a vita Sabato Illona Staller, l’ex pornostar Cicciolina, ha compiuto 60 anni iniziando così a ricevere il vitalizio per la sua legislatura da parlamentare dal 1987 al 1992

La riforma Fornero delle pensioni parte dai vitalizi di Camera e Senato

di Salvatore Cannavò

Nel giorno in cui si chiariscono le indiscrezioni sulla riforma pensionistica per i lavoratori dipendenti il governo, di concerto con i presidenti di Camera e Senato, inizia a intervenire anche sui vitalizi parlamentari.

Anche se gli interventi non sono perfettamente allineati. Per i dipendenti, infatti, si parla di blocco del recupero dell'inflazione per tutte le pensioni in essere e revisione delle aliquote per eliminare le disparità tra le diverse categorie (circa 5-6 miliardi di risorse aggiuntive). A questo dovrebbe aggiungersi l'estensione del contributivo pro rata per tutti fino alla stretta sulle anzianità con un aumento delle quote età più contributi (adesso a 96 per i dipendenti con un minimo di 60 anni e quindi con 36 anni di contributi) per arrivare a quota 100 (60 e 40) nel 2015 ma soprattutto con l'ipotesi, ancora solo allo studio, di un aumento della soglia minima di contributi fino a 41 o addirittura 43 anni.

Tutto questo arriva fino all’intervento sui vitalizi dei parlamentari deciso ieri dai presidenti delle Camere, Fini e Schifani, di concerto con la ministra Elsa Fornero. “In forza di tale modifica - si legge nella nota diramata delle presidenze di Camera e Senato - dal primo gennaio 2012 sarà introdotto il sistema di calcolo contributivo, in analogia con quanto previsto per la generalità dei lavoratori. Tale sistema opererà per intero per i deputati e i senatori che entreranno in Parlamento dopo tale data e pro rata per quanti attualmente esercitano il mandato parlamentare”. “Sempre dal 1° gennaio 2012 – si legge ancora - per i parlamentari cessati dal mandato sarà possibile percepire il trattamento di quiescenza non prima del compimento dei 60 anni di età per chi abbia esercitato il mandato per più di una intera legislatura e al compimento dei 65 anni di età per chi abbia versato i contributi per una sola intera legislatura”.

DALLA LETTURA del testo si capisce, dunque, che nessun intervento verrà effettuato sui vitalizi in essere, definiti ogni volta “diritti acquisiti” anche se costituiscono un privilegio evidente.

“Un interventicchio” lo definisce quindi il deputato Idv, Antonio Borghesi. L’introduzione del contributivo significherà, nel tempo, una riduzione progressiva dell’importo del vitalizio stesso che non si avvertirà per coloro che hanno un gran numero di legislature alle spalle.

La modifica, infatti, prevede che fino alla fine di quest’anno i parlamentari beneficeranno dell’attuale sistema, retributivo, e solo dal 2012, per gli anni restanti di legislatura, si vedranno effettuare il calcolo contributivo.

Solo gli eletti nella prossima legislatura si vedranno applicare il nuovo sistema mentre quelli che sono al primo mandato nell’attuale Parlamento si vedranno ridurre il vitalizio futuro. Sostiene il questore della Camera, Gabriele Albonetti che “se oggi un vitalizio lordo per 5 anni di legislatura è di 2800 euro, in futuro sarà di soli 900”. Obietta infatti il deputato dell’Idv, Antonio Borghesi: la riforma prevede che nel nuovo sistema contributivo i deputati siano equiparati ai lavoratori dipendenti che versano il 33 per cento del loro reddito in contributi così suddivisi: un terzo a carico dei lavoratori e due terzi a carico delle aziende. Attualmente i deputati si vedono prelevare l’8,6 per cento dell’indennità lorda (per un contributo pari a 1.006,51 euro). “Con il nuovo sistema - conferma Albonetti- verseranno il 9,16 per cento, ma circa 2000 euro – cioè i rimanenti due terzi – saranno versati loro direttamente dalla Camera”. In realtà, aggiunge Albonetti “sono contributi figurativi, e quindi non pesano sul bilancio della Camera”. Ma pesano comunque sul bilancio dello Stato. Quindi l’importo complessivo non cambierebbe, mentre il costo per il Parlamento potrebbe addirittura aumentare. Chi invece sembra debba pagare per la nuova norma sono alcuni parlamentari che sono stati eletti giovani nelle legislature fino al 1996. Fino ad allora, infatti, la pensione veniva erogata a 60 anni, ma si scalavano cinque anni per ogni legislatura di mandato. Così, deputati come Irene Pivetti, Giovanna Melandri o Italo Bocchino (questi ultimi 2 ancora parlamentari) potevano accedere al vitalizio a 50 anni grazie a due legislature parlamentari. A essere eliminata oggi, è solo questa possibilità il resto rimane com’è oggi: con una legislatura alle spalle si va in pensione a 65 anni mentre con più mandati si può accedere al vitalizio già a 60 anni.

È CHIARO che gli effetti saranno molto più duri per i lavoratori dipendenti. Infatti, per chi ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato, la quota dei versati contributi difficilmente può aumentare visto che la soglia attuale del 33% già molto alta per le aziende. Non vengono toccati dunque i vitalizi in corso ma nemmeno viene introdotta l’unica riforma possibile, l’equiparazione dei vitalizi alle normali pensioni.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Alla luce dell'analisi dottissima di Barbara Spinelli parrebbe non esserci scampo alla dottrina della 'pulizia in casa propria'.